PANE E PALLONE/ Ben venga la moviola in campo ma quanta nostalgia per il calcio che fu…

ciccarellidi Raffaele Ciccarelli*/

Ha avuto un’ampia risonanza mediatica la notizia dell’inizio della sperimentazione della moviola in campo nel calcio, così come ratificato dall’International Board, l’organismo che dal 1886 è preposto ad ogni modifica regolamentare calcistica. La svolta è epocale, anche se si tratta solo di una sperimentazione per testare effetti ed efficacia, soprattutto sulla fluidità del gioco, proiettando definitivamente l’arbitraggio nel futuro, terzo e forse ultimativo step verso un controllo tecnologico quasi totale dopo l’introduzione dell’auricolare e della Goal Line Technology. Tutto molto giusto, un adeguamento dovuto all’avanzare del progresso tecnologico che mette a disposizione strumenti sempre migliori per diminuire, se non azzerare, le possibilità di errori.

Qualche perplessità. Le implicazioni potrebbero sembrare, e sono, tutte positive, ma ce ne sono altre che, se non negative, accendono di sicuro focolai di nostalgia per un calcio che, ormai, non potrà tornare più. La prima implicazione è che, con queste innovazioni, andiamo sempre più verso un doppio modello di calcio, quello di elite, dei grandi campioni e delle grandi squadre, in cui l’evento sportivo è solo un mezzo da sacrificare sull’altare del business, ed ecco allora un prodotto sempre più televisivo che non può più permettersi errori umani che possono significare perdite economiche ingenti per chi li subisce. Questo crea, quindi, un calcio che vive in una sorta di mondo a parte, una bolla che però finirà per influenzare negativamente l’altro mondo del calcio, quello più reale e a misura d’uomo, che sicuramente vorrà emulare quella specie di fantacalcio, non avendone mezzi né tecnologie, con tutte le derive del caso.

Nostalgia del calcio che fu. L’altra implicazione è, diciamo così, di ordine nostalgico, e va a toccare la sfera delle passioni, del quale continua comunque a nutrirsi anche questo calcio, ma che rischia di vederle sempre più cauterizzate da una tecnologia che uccide qualsiasi forma di poesia. Quante accalorate discussioni ha creato l’incertezza, ancora attuale, del gol-non gol segnato da Geoff Hurst nella finale del mondiale del 1966 tra Inghilterra e Germania Ovest? Quanta sana ironia, oltre le discussioni, ha destato il regalo del centimetro del presidente della Roma Dino Viola a Giampiero Boniperti in memoria del famoso gol annullato per fuorigioco a Maurizio Turone in un Roma-Juventus del 1980/81? Quante liriche poetiche, discussioni, scritti di varia implicazione, dal politico al sociale, ha destato il gol di mano di Diego Armando Maradona contro l’Inghilterra ai mondiali di Messico 1986? Sono solo alcuni degli episodi, quelli forse più eclatanti e rimasti nell’immaginario collettivo, intorno ai quali si sono accapigliati tifosi e luminari, gente comune e scienziati del calcio, contribuendo a creare il mistero della passione che circonda questo sport. Discussioni che con le nuove tecnologie non ci sarebbero mai state, nate da evidenti errori di valutazione arbitrale, ma che sono il sale del calcio stesso.

Il calcio nel futuro. Al nuovo che avanza non si può porre limite, la moviola in campo è sicuramente giusta, mai però Aldo Sassi e Heron Vitaletti avrebbero pensato che quell’aggeggio, inventato nel primo dopoguerra da un americano e da loro applicato per la prima volta al calcio nel lontano 1967, avrebbe istradato il calcio verso una tecnologia necessaria, sì, ma che fatalmente uccide il piacere dell’incertezza.

*Storico del calcio

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