OSSERVATORIO USA/ Gorsuch alla Corte Suprema: un seggio “rubato” ai democratici?

di DOMENICO MACERI*

“Si tratta di un seggio rubato. Questa è la prima volta che la maggioranza al Senato ha rubato un seggio della Corte Suprema”. Così tuonava Jeff  Merkley,  senatore democratico dell’Oregon, commentando la nomina di Neil Gorsuch per sostituire Antonin Scalia, il giudice morto un anno fa. Merkley si riferiva al fatto che i senatori repubblicani hanno abusato del loro potere senza considerare Merrick Garland, che l’ex presidente Barack Obama aveva nominato per il seggio rimasto vacante a causa del decesso di Scalia.
Non c’è nessun dubbio che i repubblicani al Senato abbiano agito in modo deplorevole. Mitch McConnell, presidente della Camera Alta, che tanto ha fatto per ostacolare la politica di Obama e bloccato Garland, adesso vuole che i democratici facciano i bravi e confermino Gorsuch.
In tempi passati le nomine alla Corte Suprema venivano considerate seriamente e in generale non si faceva uso del filibuster, l’ostruzionismo ad oltranza che richiede 60 consensi di senatori per procedere ai voti delle conferme. Conunque il ricorso al filibuster era raro. È stato usato solo quattro volte negli ultimi cinquant’anni. Con il clima tossico a Washington negli ultimi tempi però tutto è cambiato, come ci ha dimostrato il blocco di Garland, giudice altamente qualificato, che i repubblicani hanno congelato.
La nomina di Gorsuch dunque avviene in un clima cupissimo nel Senato peggiorato dalle azioni del neo presidente che con i suoi ordini esecutivi ha creato subbuglio non solo in America ma nel resto del mondo. L’annuncio di Gorsuch ha fatto però respirare l’amministrazione di Trump, dato che tutto è andato liscio. In parte ciò si deve al savoir faire di Gorsuch. Il quale subito dopo la nomina ha telefonato a Garland per esprimergli il suo rispetto. Gorsuch però rimane una scelta tipica di un presidente repubblicano, specialmente per Trump, il quale aveva promesso di nominare giudici stile Antonin Scalia.

Gorsuch non è una copia di Scalia, ma le sue vedute sull’interpretazione delle leggi ne rivelano la somiglianza. Ambedue vedono la costituzione in modi tradizionali  essendo “textualist and originalist”, ossia esaminano il testo legale attentamente per scoprire l’intenzione degli autori. I giudici non dovrebbero usare le proprie “convinzioni morali” nelle loro decisioni giudiziarie.  A differenza di Scalia però Gorsuch darebbe più libertà alle agenzie governative di interpretare gli statuti federali. Per quanto riguarda l’aborto, Gorsuch non ha mai giudicato casi del genere ma ha espresso idee contrarie all’eutanasia scrivendo che “la vita umana è fondamentalmente preziosa …. e che togliere la vita a qualcuno è sempre immorale”.

I democratici al Senato avranno il dente avvelenato per la condotta deplorevole dei repubblicani, i quali non hanno preso in considerazione Garland. Ciononostante non hanno i voti per bloccare la ratifica di Gorsuch senza ricorrere al filibuster. Questa regola del Senato sarebbe la loro unica carta e dovranno considerare seriamente se vale la pena usare questo strumento per bloccare la nomina decisa da Trump. Ovviamente i repubblicani con la loro maggioranza potrebbero fare uso della cosiddetta “opzione nucleare”, ossia cambiare le regole per eliminare il filibuster. Questa eventualità però è un’arma a doppio taglio perché se da una parte assicurerebbe loro la vittoria  in tempi brevi, a lungo andare li potrebbe danneggiare. Il margine di vittoria repubblicana al Senato è limitato  a due voti; quindi basterebbero due o tre voti contrari del Gop per bloccare l’implementazione dell’opzione nucleare.

C’è anche da considerare la politica di Trump ed i rapporti con i legislatori repubblicani. Il neopresidente non ha nessuna intenzione di ammorbidire la sua politica avendo conquistato la Casa Bianca nonostante il limitato supporto dell’establishment repubblicano. Se Trump continua con i suoi ordini esecutivi a seminare il panico  i repubblicani potrebbero stancarsi di assecondarlo. L’elezione di midterm nel 2018 sarà anche da considerare. Un Trump poco popolare potrebbe  fare perdere seggi alla Camera bassa come pure in quella alta, dato che in un certo senso gli elettori  sono influenzati dall’occupante della Casa Bianca  al momento di  recarsi alle urne. Era successo con Obama, il cui calo di popolarità fece perdere al suo partito il controllo della Camera nel 2010 e poi quello del Senato nel 2014. L’elezione del 2018 potrebbe infatti divenire un referendum su Trump, per il quale i  sondaggi al momento  segnano una flessione nonostante il periodo di “luna di miele”.

Al momento però i repubblicani hanno il controllo non solo della Casa Bianca ma di ambedue le Camere come pure di 33 governatori e 32 legislazioni Statali. Nonostante tutto ciò, bisogna ricordare che per  quanto riguarda il voto popolare Hillary  Clinton ha ricevuto quasi tre milioni di voti più di Trump.
I democratici tuttavia al livello federale hanno poche possibilità di ostacolare i repubblicani. Trump ha detto che spera che i essi cooperino per la conferma di Gorsuch. Chuck Schumer, il leader della minoranza democratica al Senato, ha però affermato che la conferma richiederà “un dibattito complessivo e robusto” e che 60 voti saranno necessari. Un  indizio che il filibuster verrà usato?
*Domenco Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)

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