OSSERVATORIO AMERICANO/ Riforma fiscale: regalo natalizio ai ricchi, carbone per i bambini

di DOMENICO MACERI* – “Non ci sono soldi”. Ecco la risposta di Orrin Hatch, senatore dell’Utah, alla domanda sul mancato rinnovo del Children’s Health Insurance Program (CHIP), un programma di sanità per i bambini poveri. Hatch spiegava con queste parole la mancanza di fondi subito dopo l’approvazione al Senato dei tagli fiscali che apporteranno una montagna di denaro alle corporation e ai benestanti.
I soldi al governo ci sono sempre. Si tratta semplicemente di priorità. Per il Partito Repubblicano gli ultraricchi hanno bisogno di divenire più ricchi e le corporation, i cui profitti sono già alle stelle, meritano anche loro ulteriori benefici fiscali.
Il programma CHIP doveva essere rinnovato due mesi fa ma i repubblicani sono stati occupati in altre faccende. Prima di tutto con la revoca di Obamacare, la riforma sulla sanità dell’ex presidente Barack Obama, tanto odiata dai repubblicani. Ci erano quasi riusciti ma poi alcuni senatori repubblicani si sono tirati indietro e la leadership del Gop ha dovuto alzare bandiera bianca mentre Donald Trump è rimasto con la penna in mano senza potere firmare la legge.

La fallita revoca di Obamacare ha aumentato e accelerato la sete di almeno una vittoria legislativa per dare qualche segnale che i repubblicani possono governare. Il terreno fertile che unisce i repubblicani si trova nelle tasse e bisognava anche ricompensare i grossi contribuenti che avevano finanziato la campagna presidenziale. La riforma fiscale, vedi tagli alle imposte, che non ha nulla a che fare con la salute dei bambini né con classi meno abbienti, dovrebbe essere una facile vittoria per il Gop e Trump.

Il recente disegno di legge approvato dal Senato (51 sì, 49 no), 500 pagine di testo, con aggiunte scritte a mano all’ultimo minuto per accontentare alcuni senatori, è stato votato alle due di notte. Un disegno di legge frettoloso che non ha dato opportunità ai senatori democratici di leggerlo attentamente, comunque questi hanno tutti votato contro. La preoccupazione di Mitch McConnell, presidente del Senato, era quella di accelerare i tempi per impedire ai cittadini di protestare. Ciononostante, anche con le pochissime informazioni rilasciate,  il 61 per cento degli americani lo vede in termini negativi perché favorisce i ricchi e il 24 per cento crede che offra benefici alla classe media.

Le analisi obiettive del Joint Committee on Taxation, agenzia non partisan del governo, ci dicono che il disegno di legge del Senato aumenterà il debito federale di 1.500 miliardi di dollari in dieci anni. Ne beneficeranno le corporation che vedranno le loro imposte diminuite dal 35 al 20 percento.  Secondo i repubblicani i tagli stimolerebbero l’economia e di conseguenza aumenterebbero anche i salari dei lavoratori. Se questa era l’idea avrebbero potuto ridurre le tasse ai lavoratori, visto che non c’è speranza che lo facciano le aziende.

Il problema è che l’economia è in buona forma grazie agli otto anni di Obama alla Casa Bianca. La Federal Reserve Bank ha già cominciato ad aumentare i tassi di interesse, data la preoccupazione che l’economia sia troppo forte e posa causare un aumento dell’inflazione. Per quanto riguarda gli aumenti del debito pubblico i repubblicani smentiscono, sostenendo che la crescita provocata dalla riforma coprirà le spese dei tagli alle tasse. Si tratta di un’argomentazione troppo ottimistca secondo molti economisti.
Si sa già da recenti esperienze in due Stati che i tagli alle imposte per stimolare l’economia non funzionano. Lo si è visto nel Kansas, dove la legislatura repubblicana è stata costretta ad aumentare le tasse per evitare i continui tagli draconiani ai servizi sociali. Anche nel North Carolina i tagli non hanno apportato le migliorie sperate.

I due disegni di legge sulla riforma fiscale della Camera e del Senato dovranno essere armonizzati e poi fatti approvare di nuovo dalle  due Camere. Le differenze fra i due disegni di leggi sarebbero facilmente risolte, secondo Mitch McConnell.  La Camera dovrebbe piegarsi al volere del Senato perché nella Camera alta la maggioranza repubblicana è risicata con solo due senatori più dei democratici. Se Roy Moore dovesse perdere l’elezione in Alabama il margine si ridurrebbe a un voto. Considerando che Bob Corker ha già votato contro il disegno di legge, la perdita di un altro voto al Senato potrebbe risolversi in un’altra imbarazzante sconfitta legislativa per i repubblicani.

 Ad aggiungere altre ombre c’è da considerare che l’agenda legislativa è già piena, specialmente con l’obbligato voto  sull’aumento del tetto di spesa per mantenere funzionanti i servizi governativi. La risicata maggioranza repubblicana in ambedue le Camere  suggerisce che sarebbero necessari voti democratici per evitare il cosiddetto shutdown, la chiusura dei servizi governativi non essenziali. I democratici, però, sono stati ignorati dai repubblicani nella loro agenda legislativa e non sarebbero propensi a collaborare. Il presidente Trump ha detto che non sono riusciti a convincere nessun senatore democratico a votare per la riforma fiscale. Giusto. Per quale ragione dovrebbero collaborare  quando i repubblicani credono che, controllando le due Camere e la Casa Bianca, non dovevano fare nessuno sforzo per governare in modo bipartisan?

Trump spera di firmare  la riforma fiscale repubblicana prima del 25 dicembre etichettandola come un “meraviglioso regalo natalizio per gli americani”. Il che è vero, ma solo per i ricchi. Per i bambini che beneficiavano del programma CHIP e per le classi meno abbienti si tratta di un grosso pezzo di carbone.

*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)  

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