OSSERVATORIO AMERICANO/ Le primarie dello Iowa tra realtà e politica

Domenico Maceridi DOMENICO MACERI*

“Gloria al Signore”. Queste le prime parole di Ted Cruz la sera della sua vittoria in Iowa  per la nomination del Partito Repubblicano. I sondaggi avevano previsto  per lui un secondo posto dopo Donald Trump, ma la forte presenza degli evangelici ai caucus  dell’Hawkeye State ha dato slancio al loro grande paladino, consentendogli di  sorpassare il magnate di New York. Gli evangelici avevano fatto la stessa cosa nel 2012 per Rick Santorum e nel 2008 per Mike Huckabee; ma questa volta li hanno abbandonati. Questi due ed altri candidati avevano, anche loro, cercato di accaparrarsi i voti evangelici che rappresentano il 64 per cento degli elettori repubblicani dell’Iowa, ma Cruz (croce in spagnolo) si è rivelato il crociato più efficace.
La vittoria di Cruz significa anche un successo contro l’establishment repubblicano, dal quale il senatore del Texas è poco ben visto. Una vittoria incompleta però, perché Marco Rubio, terzo in Iowa, vicinissimo a Trump (24% e 23%), si è preso il ruolo di unificatore del Partito Repubblicano. Infatti Rubio, con un discorso che rassomigliava parecchio a quello di Barack Obama dopo la sua vittoria nel 2008, ha cercato di indossare il mantello dell’establishment parlando di come a novembre unificherà il partito ed eventualmente affronterà Hillary Clinton riconquistando la Casa Bianca per il Gop. In effetti, un terzo posto nella mente di un politico non solo vuol dire vittoria nella primaria iniziale  ma anche quella totale, anche se le elezioni generali si terranno fra dieci mesi.
Trump è arrivato secondo e nel suo discorso generoso ha ringraziato gli elettori dell’Iowa dicendo che gli piace lo Stato e che forse ci ritornerà per comprare una fattoria. All’indomani però il magnate di New York ha accusato Cruz  di avere rubato l’elezione dato che il giorno prima dei caucus i sostenitori del senatore texano avevano sparso la voce che il dottor Ben Carson, anche lui beniamino degli evangelici, aveva abbandonato la corsa. Trump ha anche chiesto che la votazione venga ripetuta, oppure che i risultati siano invalidati.
La mancanza di chiarezza di vittoria nel Partito Repubblicano si è anche ripetuta nel campo democratico. Qui i risultati finali hanno dato una vittoria risicatissima a Hillary Clinton (49.8% per l’ex first lady, 49.6% per Sanders). C’è stata un po’ di confusione ai caucus ma anche qui Sanders ha sostenuto che bisognerebbe ricalcolare il tutto data, la vicinanza dei consensi. In ogni modo, la sete di successo ha spinto la Clinton a dichiarare vittoria anche prima degli annunci ufficiali. Sanders, da parte sua, ha anche dichiarato vittoria considerando il fatto che all’inizio della campagna tutti davano scontata la vittoria dell’ex first lady. Una vittoria anche per Sanders, dunque, perché è riuscito ad andare oltre le aspettative, un modo per cantare vittoria.  Una vittoria che in un certo senso viene anche confermata da alcuni candidati repubblicani, i quali hanno già cominciato ad includere il nome di Sanders, oltre a quello della Clinton, come possibile rivale a novembre. Una vittoria però di sollievo anche per la Clinton che in un certo senso cancella l’amaro terzo posto in Iowa del 2008.
Ma non tutti i candidati hanno dichiarato vittoria. Martin O’Malley, democratico, ha sospeso la sua campagna, usando un termine tipico che in realtà vuol dire che ha gettato la spugna, lasciando la Clinton e Sanders a confrontarsi direttamente. Tre repubblicani, Mike Huckabee, Rick Santorum e Rand Paul hanno anche loro  annunciato  di sospendere la loro campagna. Altri che hanno ricevuto meno del due per cento dei consensi in Iowa lasceranno probabilmente dopo le primarie del New Hampshire, fra pochi giorni. Uno degli sconfitti più memorabili è ovviamente Jeb Bush, che, nonostante tutti i milioni spesi, non ha raggiunto nemmeno il 3% dei consensi.
Nel New Hampshire vi sarà un’altra opportunità per rifarsi, ma qui gli evangelici non dominano e quindi saranno gli elettori indipendenti a fare la differenza. A ingarbugliare di più le cose è il fatto che gli elettori del Granite State possono scegliere di votare nelle primarie in qualunque dei due partiti preferiscono. I sondaggi però ci dicono che Trump è al primo posto fra i repubblicani e Sanders domina fra i democratici.
Fra una settimana sapremo quanti dei nove repubblicani saranno ancora in lizza. Il governatore del New Jersey Chris Christie ha dichiarato che il New Hampshire ridurrà il numero dei candidati repubblicani a quattro o cinque. Ovviamente lui spera di essere uno di loro. Per i democratici invece si tratterà di un duello fra Sanders e Hillary Clinton.

*Domenico Maceri  Docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)  

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