OSSERVATORIO AMERICANO/ L’aumento del salario minimo riduce l’occupazione?

Domenico Maceridi DOMENICO MACERI –

“Non possiamo aumentare il salario minimo se dobbiamo competere con il resto del mondo”, ha affermato Donald Trump, il magnate di New York, il quale continua ad essere in testa ai sondaggi per la nomination del Partito Repubblicano nella competizione presidenziale del novembre 2016.

Il salario minimo  federale in America è di 7,25 dollari l’ora, cifra rimasta bloccata dal 2009.  In realtà può essere persino più bassa se i lavoratori ricevono mance. In questi casi il salario minimo può scendere fino a 2,50 dollari l’ora. Fino ad oggi diciassette Stati americani, la maggioranza nel sud, usano questo criterio. Qualora  le mance non siano sufficienti, questi lavoratori ricevono meno del minimo federale. Gli altri Stati garantiscono il minimo federale senza riguardo alle mance.

Non c’è dubbio però che il salario minimo nazionale è  troppo basso. Ecco perché all’inizio di quest’anno ventinove Stati lo hanno fissato al di sopra di quello federale. Alcune metropoli liberal americane lo hanno aumentato a quindici dollari l’ora anche se questa cifra non sarà raggiunta immediatamente ma ci vorranno alcuni anni.

Con la legislatura nazionale nelle mani dei repubblicani non esiste alcuna prospettiva che  il salario minimo federale venga aumentato, anche se il presidente Barack Obama è favorevole. Favorevoli anche i candidati democratici nella corsa per la Casa Bianca. Bernie Sanders, senatore del Vermont, e Martin O’Malley, ex governatore del Maryland, sostengono i quindici dollari l’ora come salario minimo. La prima della classe, però, Hillary Clinton, crede che dodici dollari l’ora sia ragionevole.
L’ex first lady è d’accordo con Alan Krueger, ex consigliere economico di Obama e adesso professore alla Princeton University. Krueger ha recentemente pubblicato un articolo sul New York Times in cui sostiene che quindici dollari l’ora potrebbe farci “correre rischi e causare conseguenze non desiderate”.  Continua dicendo che se alcune città e Stati possono permettersi di aumentare il salario minimo a quindici dollari senza perdita di posti di lavoro lo stesso non si potrebbe sostenere per “altre parti degli Stati Uniti”.
Ciononostante nel 1994 Krueger e David Card, professore della University California a Berkeley, scoprirono in uno studio che l’aumento del salario minimo del New Jersey non causò perdite di posti di lavoro.
La perdita di posti di lavoro è la ragione principale che i  candidati alla nomination del Partito Repubblicano adducono per la loro opposizione all’aumento del salario minimo.  Krueger gli dà la “scusa”. C’è anche uno studio del Congressional Budget Office, agenzia nonpartisan del governo, la quale sostiene che un aumento del salario minimo a 10,10 dollari l’ora causerebbe la perdita di 500.000 posti di lavoro.
Questa perdita di posti di lavoro non si è vista nelle località che hanno aumentato il salario minimo. Ma anche se ciò dovesse avvenire si tratta di posti di lavoro che pagano pochissimo  e non permettono di oltrepassare la soglia della povertà.
La linea auspicata da Trump sul salario minimo è seguita da tutti gli altri candidati alla nomination repubblicana. A parte la motivazione della perdita di posti lavoro, il Partito Repubblicano si schiera sempre contro gli aumenti del salario minimo. Sostengono anche che il 60 percento di coloro che ricevono il salario minimo hanno altri membri della famiglia che lavorano.
Ma per quanto riguarda il  restante quaranta percento si tratta spesso di madri single che stentano ad arrivare a fine mese. Ecco perché persino alcuni Stati dominati da amministrazioni repubblicane come l’Alaska, l’Arkansas, il Nebraska e il South Dakota hanno approvato l’aumento al salario minimo ma non oltre dieci dollari l’ora.
Un aumento del salario minimo a 10,10 dollari l’ora è condiviso dal 75 percento degli americani  mentre l’aumento a quindici  è sostenuto dal 63 percento, secondo un sondaggio del Pew Research Center. Nessun movimento al livello nazionale è però previsto. Come in molti aspetti della politica americana, sono gli Stati e le città a potere agire considerando lo stallo a Washington.
L’ultimo esempio in questione è il recente aumento a quindici dollari l’ora nello Stato di New York. Il governatore Andrew Cuomo ha recentemente annunciato che tutti gli impiegati statali riceveranno questo nuovo salario minimo a cominciare dal 2018 nella città di New York e che nel resto dello Stato il traguardo si raggiungerà nel 2021.

* Domenico Maceri docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)

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