OSSERVATORIO AMERICANO/ La forza dell’ex first lady Hillary

di DOMENICO MACERI*

“Ho molto rispetto per queste due persone”. Ecco come Donald Trump ha caratterizzato la presenza di Bill e Hillary Clinton al pranzo di gala tenutosi alla National Statuary Hall del Campidoglio dopo la cerimonia di insediamento del 45esimo presidente. Continuando con belle parole Trump ha invitato tutti i presenti ad una standing ovation per i Clinton.

Rispettando il tradizionale protocollo, tutti gli ex presidenti viventi – Jimmy Carter, Bill Clinton,  e George Bush figlio –  con le rispettive consorti, si sono presentati all’insediamento del neopresidente eccetto George Bush padre, che era stato ricoverato in ospedale. La presenza di Hillary Clinton era in dubbio data l’asprezza della campagna elettorale che l’aveva contrapposta a Trump, ma alla fine l’ex first lady e candidata democratica ha deciso di mettere tutto da parte e rientrare in scena.

Non era la prima volta che Hillary Clinton è stata costretta ad ingoiare amaro, sorridere, e presentarsi  in pubblico come se tutto fosse normale. Basta ricordare le infedeltà del marito Bill, specialmente per il rapporto extraconiugale con Monica Lewinsky durante il secondo mandato presidenziale. Bisogna aggiungere ovviamente la dolorosa sconfitta alle primarie democratiche del 2008 in competizione con Barack Obama per la conquista della Casa Bianca. Quando l’allora neoeletto presidente gli offrì l’incarico di Segretario di Stato la Clinton non lo rifiutò mettendo tutto da parte e iniziando un nuovo rapporto con Obama, che continua tuttora.
Presentarsi all’insediamento del suo rivale è la più fresca e dolorosa ferita nella sua lunga carriera. Con un sorriso forzato Hillary ha salutato l’ex presidente Bush e poi un altro saluto caloroso per Obama, che aveva fatto tanto per supportarla nella campagna elettorale, ha serenamente presenziato alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente, nonostante le invettive, seguite dall’incitamento  “lock her up” (mettetela in prigione) ripetuto da Trump centinaia di volte durante la campagna elettorale e persino nei faccia a faccia. Subito dopo l’elezione Trump aveva annunciato che non avrebbe cercato di denunciarla, ma la settimana scorsa, mentre commentava il comportamento del Fbi sulle e-mail di Hillary Clinton, aveva detto che lei era talmente colpevole che non avrebbe nemmeno meritato la qualifica di candidata.
Se Trump cambia opinione ogni cinque minuti la Clinton invece ha delle regole e si comporta in modo ragionevole per rimanere dentro il sistema tradizionale. La sua presenza all’insediamento ce lo dimostra. Alcuni hanno detto che non avrebbe dovuto presentarsi, come hanno fatto 60 parlamentari democratici per protestare contro l’interferenza della Russia nell’elezione che avrebbe tolto legittimità all’elezione di Trump. Legittimità alleggerita anche dai tre milioni di voti in più ricevuti dalla Clinton in comparazione a Trump, il quale, però, ha vinto la presidenza grazie alle regole dell’Electoral College.
Assentarsi all’insediamento sarebbe stato giustificabile considerando la campagna piena di insulti non solo verso di lei ma anche sulle donne che in un certo senso Hillary Clinton rappresentava. La sua sconfitta va al di là della Clinton stessa e include anche quella dell’intero movimento femminista e la molta strada che ancora resta da fare. Anche all’insediamento lei ci ha ricordato che la lotta continua indossando  un abito bianco, il colore delle suffragette, per sottolineare di nuovo la mancata elezione della prima donna a presidente degli Stati Uniti. Ci è arrivata vicino e ovviamente si sarebbe aggiunta a Theresa May della Gran Bretagna e Angela Merkel della Germania formando un trio di donne leader in tre dei più importanti Paesi del mondo.
Presentandosi all’insediamento Hillary ha “tradito” tutte quelle donne insultate da Trump nella campagna con il suo linguaggio volgare e spavaldo, immortalato nel famoso video in cui gli si sente dire che da star lui può permettersi qualunque cosa con le donne, persino di afferrarle dalle loro parti intime. Un “tradimento” forse rimarcato dalla sua assenza alle marce delle donne il giorno dopo l’insediamento e i cui numeri avranno ferito Trump, come si è visto con la fotografia che metteva a confronto il numero di presenti all’insediamento di Obama del 2009 e quello dell’attuale presidente.
Nonostante tutto bisogna riconoscere la grande capacità di Hillary Clinton di accettare le sconfitte ma di non arrendersi. Ci vuole forza non comune per accettare i colpi ricevuti ed anche le umiliazioni pubbliche che la Clinton ha dovuto subire. Nessuno l’avrebbe potuta criticare se lei avesse deciso di non presentarsi all’insediamento. Infatti, per molti dei suoi sostenitori e delle sue sostenitrici avrebbe avuto il significato di  non accettare la legittimità dell’elezione. In un tweet lei ha spiegato però che con la sua presenza all’insediamento aveva inteso “onorare la nostra democrazia e i nostri valori duraturi” e che non smetterà mai di “credere nel nostro Paese e nei suoi valori”. Parole nobili che non riflettono affatto l’accusa di “nasty woman”, donna malvagia, che Trump le aveva lanciato durante la campagna elettorale.
*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)

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