OSSERVATORIO AMERICANO/ La paura dell’occidente e la trappola dei terroristi

Domenico Maceridi DOMENICO MACERI* –

Il senatore della Florida Marco Rubio crede che siamo in guerra con “l’Islam radicale”. Hillary Clinton non accetta la terminologia perché vede inclusa tutta la religione musulmana nella frase. Nel secondo dibattito del Partito Democratico ha detto che “siamo in guerra con i jihadisti”. L’ex first lady ha continuato a sottolineare la distinzione citando il presidente George W. Bush, il quale, subito dopo l’undici settembre, disse in una visita in una moschea che “Non siamo in guerra con l’Islam né con i musulmani. Siamo in guerra con l’estremismo violento”. Bush e Hillary Clinton non avranno molte opinioni in comune ma su questo punto hanno ambedue ragione perché non cadono nella trappola di accomunare i terroristi con la religione musulmana e i suoi 1,6 miliardi di fedeli.
È ovvio che i responsabili della recente strage a Parigi hanno cercato di coprirsi con la religione musulmana cercando di creare l’impressione che fa la guerra santa contro gli infedeli. Infatti, non hanno fatto altro che uccidere innocenti e seminare il panico e la paura come fanno anche in altri posti. La stragrande maggioranza delle vittime trucidate da questi estremisti del cosiddetto stato Isil nel Medio Oriente sono infatti musulmani come lo sono anche alcune delle 130 vittime a Parigi.
L’Isil non vorrebbe altro che noi identificassimo i terroristi come musulmani per cercare di ampliare la loro potenza, nella speranza di spingere tutti i musulmani ad unirsi a loro.  Questo scontro fra civiltà preoccupa non pochi in Occidente. Si tratta però di una pericolosa trappola dell’Isil se si reagisce affidandosi all’emozione.
La meta dell’Isil consiste non solo nel difendere i territori conquistati in Siria ed in Iraq ma nell’esportare la loro brutalità in altri posti vicini e lontani dove possono causare più paura. Vogliono accendere sempre  più il fuoco della guerra di civiltà, nella quale cercare di apparire come paladini di tutto l’Islam contro “l’ovest infedele”.
Non è vero perché la stragrande maggioranza dei musulmani non accetta questa guerra di civiltà,  vede i terroristi per quello che sono e non si riconosce nelle loro azioni. L’Isil uccide non solo gli occidentali innocenti ma anche innocenti che professano la fede musulmana. Lo hanno fatto anche con azioni terroristiche in Turchia dove cento innocenti hanno perso la vita, a Beirut con altre 40 vittime, e altre dozzine di vittime a Baghdad.
I terroristi vogliono seminare la paura e lo hanno fatto con successo. Reagire quando si è dominati dalla paura fa commettere grossi sbagli. Uno degli sbagli più grossi è di non capire la loro strategia e di farsi adescare, come è accaduto nel 2003 con la guerra in Iraq. Adesso sappiamo che quell’intervento militare è stato in parte responsabile dell’ascesa dell’Isil, come ci ha confermato recentemente Tony Blair, primo ministro inglese a quell’epoca.
L’uso della forza militare è una delle opzioni, ma alla fine occorrono soluzioni politiche che mantengano la pace a lungo. George Bush figlio ha iniziato due guerre che hanno risolto ben poco e non ci fanno sentire più tranquilli, come dimostra la recente strage di Parig.
Non dobbiamo però cadere nell’abisso della paura come sembra succedere in America, dove quasi trenta governatori, in stragrande maggioranza repubblicani, hanno dichiarato che non accetteranno rifugiati della Siria per paura del terrorismo. Una risposta che non corrisponde ai principi di accoglienza che connotano gli Stati Uniti. Il governatore del New Jersey Chris Christie, la cui madre era di origini italiane,  ha persino precisato che non accetterebbe nessun profugo, nemmeno “orfani di tre anni”. D’altra parte però il sindaco di New York, l’italo-americano Bill de Blasio, e un folto numero di sindaci di altre metropoli, hanno detto che  le loro città accetteranno i profughi. Le decisioni finali spettano però a Barack Obama, dato che l’immigrazione rientra nell’ambito dei poteri federali.
Obama da parte sua ha mostrato calma e continua almeno a non sbagliare mandando truppe americane nel Medio Oriente. La soluzione in quella parte del mondo ha bisogno della leadership americana ma richiede un’alleanza con la stragrande maggioranza dei musulmani per isolare gli estremisti. Le nazioni del Medio Oriente dovranno fare di più perché dopotutto  l’incendio si trova vicinissimo a casa loro e la maggioranza delle vittime sono proprio i loro cittadini.
Le fiamme del Medio Oriente, che hanno raggiunto anche Parigi, devono spingerci a capire che sono la causa della fuga in una enorme quantità di rifugiati che scappano per disperazione. Sono una prova lampante che non possiamo vivere in pace mentre milioni di persone sono circondate dalla guerra.

*Domenico Maceri docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)  

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