Nuova sceneggiata europea di Renzi per acchiappare Si al referendum: il veto al bilancio dell’Ue

La mossa del disperato: Matteo Renzi –  che non lascia nulla intentato per conquistare anche solo un pugno di Sì al referendum – ordina al sottosegretario Gozi di presentare la “riserva” dell’Italia (cioè il veto) al bilancio dell’Unione al grido “Non costruirete muri con i nostri soldi”. A costo di perdere credibilità su scala internazionale e di ricadere nelle figuracce  che attribuisce ai suoi predecessori (quali? Monti e Letta erano accolti a Bruxelles con rispetto).

Gozi-SandroL’iniziativa di cui si è fatto portatore l’insignificante Sandro Gozi (foto a lato: ex attaché di Prodi) è avvenuta a  margine del Consiglio Affari Generali a Bruxelles e di riferisce  in particolare alla proposta di compromesso fatta dalla presidenza slovacca per la revisione di mid-term del bilancio pluriennale della Ue, che il capo del nostro governo non considera accettabile perché mancano garanzie per l’aumento di risorse “a favore delle nostre priorità”: immigrazione, sicurezza, disoccupazione giovanile o programmi per la ricerca, presentate per giustificare la ricetta di “flessibilità”.
Nel pranzo dei ministri a porte chiuse (“per noi non indigesto, per altri forse sì”, sintetizza beato il Gozi) l’Italia ha “tenuto con coerenza la sua linea. Quindi – continua il portavoce di Renzi – abbiamo confermato la nostra riserva sull’ adozione del riesame del bilancio multiannuale, che senza l’accordo dell’Italia non può essere adottato perché richiede l’unanimità”.

“Lo abbiamo fatto – spiega Gozi – perché riteniamo che sia una proposta su cui dobbiamo avere ancora molte garanzie sul reale aumento a favore delle nostre priorità: immigrazione, sicurezza, risorse europee per i giovani (per la lotta contro la disoccupazione o l’Erasmus), i programmi di successo come Horizon2020 su cui non possiamo assolutamente accettare dei tagli, e la flessibilità del bilancio europeo per una maggiore capacità di reagire alle crisi. Su tutto questo non ritenevamo che fossimo arrivati ad un compromesso accettabile e quindi abbiamo confermato che l’Italia si oppone al riesame del bilancio multiannuale”. Alla domanda se si tratti di un veto, Gozi risponde: “Il veto si pone in una votazione formale. Oggi non c’era una votazione formale, quindi la dizione non è ‘veto’ ma ‘riserva’ e noi abbiamo posto formalmente la nostra riserva che la presidenza slovacca annuncerà”.
Poi la recita della consueta litania propagandistica: “Noi non siamo né nazionalisti né populisti. Noi però siamo molto stanchi delle ambiguità e delle contraddizioni europee. Siamo molto stanchi di un’Europa che dice alcune cose e poi non le fa. Siamo molto stanchi di un’Europa che è piccola con le cose grandi e grande con le cose piccole. E noi siamo convinti che, se l’Europa non cambia, siamo di fronte all’inizio della disintegrazione europea”. Parole di Gozi, pensiero di Renzi. Il quale l’ha esposto con toni da comizio: dove? In Sicilia. E infatti ecco la sua arringa in scala isolana: “L’Europa vuole lasciare i siciliani a farsi carico dell’immigrazione, di salvare migliaia di vite, di farsi carico delle soluzioni e della complessità della vicenda. E poi riempiono di soldi i Paesi europei che non accettano non soltanto un accordo che loro hanno firmato, ma con i nostri soldi alzano i muri”. Il luogo era la cerimonia di inaugurazione della ‘Torre Biologica Ferdinando Latteri’ dell’università di Catania.

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