Nuova evasione da Rebibbia. 3 criminali fuggiti: stessa via delle altre fughe

Le lenzuola usate come corda usate per l?evasione a Rebibbia, 27 ottobre 2016. ANSA
Foto Ansa

Tre pericolosi reclusi sono evasi dal carcere di Rebibbia a Roma la scorsa notte mentre venivano trasferiti nella prigione della capitale i detenuti evacuati dal carcere d Camerino in seguito al terremoto . Sono tre uomini di nazionalità albanese, evasi calandosi con delle lenzuola annodate all’altezza di una garitta in un luogo dove, in passato, si sono registrate altre evasioni. .

La triplice evasione – a quanto apprende l’Ansa – si è verificata tra le 6 e le 6.15. Nel reparto G9 del carcere, dove erano detenuti i tre albanesi, sono rinchiusi detenuti per reati comuni e i cosiddetti “precauzionali”, ossia soggetti accusati di violenze sessuali o ex appartenenti alle forze dell’ordine che vanno tenuti separati da altri ristretti. In base alle prime ricostruzioni, i tre evasi sono riusciti a raggiungere il muro di cinta e da qui si sono calati con delle lenzuola.

Uno dei tre fuggitivi è un ergastolano, in carcere per omicidio; un altro  ha un fine pena al 2041 per tentato omicidio, il terzo un fine pena al 2020 per estorsione e sfruttamento della prostituzione. A quanto ricostruito, i tre sono evasi segando le sbarre di una finestra della cella e calandosi con una corda dal lato di via Tiburtina dove si trova il vivaio.

“Le evasioni a Rebibbia – denuncia il segretario dell’Osapp, Leo Beneduci – sono il segno che l’attuale amministrazione del sistema penitenziario non funziona: i detenuti sono diminuiti, ma eventi critici e reati in carcere sono aumentati. Gli agenti sono pochi, manca il personale”.  “Attualmente – afferma il sindacalista – a Rebibbia ci sono 1.370 detenuti, una cifra comprensiva dei 39 arrivati da Camerino. Gli agenti sono 620, mentre  l’organico dovrebbe essere di 940 unità, quindi c’è un sotto organico di oltre 300 persone”.

“L’Amministrazione penitenziaria andrebbe commissariata e sostituita con dei manager: basta con i magistrati ai quali a fine carriera viene affidato il vertice del Dap”, afferma Beneduci. “In questa fase non si riescono a sbloccare le assunzioni perché un concorso è stato annullato per presunti brogli e l’amministrazione ha deciso di non fare nulla fino a che l’autorità giudiziaria non avrà terminato le indagini, né si sta procedendo con l’affidamento degli incarichi a chi già è stato riconosciuto idoneo”.

Commenta per primo

Lascia un commento