Nove indagati (tra cui il medico di Berlusconi) per i rimborsi al San Raffaele

Una presunta truffa al servizio sanitario nazionale da 28 milioni di euro per presunte irregolarità nei rimborsi percepiti su 4mila interventi chirurgici all’ospedale San Raffaele di Milano: è la contestazione della Procura di Milano che ha chiuso l’inchiesta nei confronti di 9 persone, tra le quali figura  anche Alberto Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi, “in qualità di primario” di Anestesia. Indagati anche Nicola Bedin, amministratore del San Raffaele,  la Fondazione Monte Tabor e il direttore sanitario. Poi ancora Ottavio Alfieri, primario e direttore dell’unità operativa di Cardiochirurgia, Piero Zannini, primario e direttore dell’unità operativa di Chirurgia Toracica, Roberto Chiesa, primario e direttore dell’unità operativa di Chirurgia Vascolare, Patrizio Rigatti, primario e direttore dell’unità operativa di Urologia fino al 2012, Francesco Montorsi, primario e direttore dell’unità operativa di Urologia dal novembre 2012. Indagati anche per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti la Fondazione Monte Tabor, nella persona del legale rappresentante Claudio Macchi, e l’ospedale San Raffaele, in persona del legale rappresentante Gabriele Pelissero. I fatti contestati vanno dal 2011 al 2013.
Secondo quanto scrive il pm Giovanni Polizzi nell’avviso di chiusura delle indagini, condotte dalla Gdf, all’ospedale San Raffaele durante gli interventi “le equipe” sarebbero state solo sulla carta “regolarmente costituite”, in quanto “chirurghi e/o anestesisti” sarebbero stati “presenti contestualmente in più sale operatorie”. Sarebbe stato fatto figurare, quindi, sui registri che tutti i ‘requisiti’ di presenza per ottenere i rimborsi drg erano stati rispettati.

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