Capi di stato e di governo da tutto il mondo a Gerusalemme per i funerali di Shimon Peres: da Obama a Felipe di Spagna, da Merkel ad Hollande, da Hillary e Bill Clinton a Renzi. Ma, soprattutto, ci sarà anche il presidente palestinese Abu Mazen, un riconoscimento degli sforzi compiuti, purtroppo senza esiti definitivi, da Peres per la pace tra Israele e la Palestina, sforzi che gli vennero riconosciuti con l’assegnazione, insieme a Rabin e Arafat, del premio Nobel per la pace nel 1994. Peres era stato colpito due settimane fa da un ictus che lo aveva costretto al ricovero in ospedale. Dopo le prime cure i medici avevano parlato di una condizione critica ma stabile. Ieri d’improvviso il peggioramento delle condizioni di salute, seguite dall’arrivo in ospedale dei familiari e stanotte dalla morte. Il decesso è avvenuto alle 2:15 ora locale (l’1:15 in Italia).
Premio Nobel per la pace con Rabin e Arafat (foto) per gli accordi di Oslo del 1993, è stato tra i protagonisti della storia e della politica del suo Paese. “Falco” divenuto “colomba”, era da tempo arrivato alla conclusione che “fare la guerra non ha senso”.
Nato in Polonia nel 1923, Peres era emigrato a 11 anni in Palestina, allora sotto mandato britannico. Entrato in politica nel partito laburista sotto l’ala protettrice di Ben-Gurion, il fondatore di Israele, che aveva conosciuto per caso, conobbe anche molte sconfitte elettorali dal 1977 al 1996, rialzandosi però ogni volta.
Era considerato un falco perché quando era ministro della Difesa nel 1970 aveva incoraggiato i primi insediamenti ebraici nella Cisgiordania occupata, ed era primo ministro nel 1996 quando aerei israeliani bombardarono il villaggio libanese di Qana, uccidendo 106 civili. Ma si era guadagnato il titolo di colomba, dopo aver favorito gli accordi di Oslo nel 1993 con l’Olp. A fargli cambiare opinione aveva contribuito la visita del presidente egiziano Anwar Sadat a Gerusalemme, che aveva portato al primo trattato di pace arabo-israeliano. E così diventò un fautore del processo di pace con i palestinesi, con un obiettivo chiaro: “arrivare alla formazione uno stato ebraico in Israele e uno stato arabo in Palestina, che vivono insieme in amicizia e cooperazione”.
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato per stamane una seduta di lutto del governo israeliano. In un comunicato, Netanyahu e la moglie esprimono ”profondo dolore per la morte di una persona cara alla Nazione intera, ed ex capo di Stato di Israele”.
“Nella sua vita e con le sue azioni mio padre ci ha lasciato in eredità il domani”, ha detto alla stampa il figlio, Chemi, incontrando la stampa nell’ospedale Tel Ha-Shomer di Tel Aviv. ”Ci ha ordinato di edificare il futuro di Israele con coraggio e saggezza, e di spianare sempre strade per un futuro di pace”.
Il presidente americano Barack Obama saluta l’ex presidente e premier israeliano Shimon Peres come un uomo di Stato il cui impegno per la sicurezza di Israele e la ricerca della pace “è stato radicato nella sua base morale inscalfibile e nel suo ottimismo instancabile”. In un comunicato diffuso dalla Casa Bianca, Obama afferma che Peres guardava al futuro “guidato da una visione della dignità umana e di un progresso verso il quale lui sapeva che le persone di buona volontà avrebbero potuto avanzare insieme”.
I funerali si svolgeranno venerdì.
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