Molestata sul treno: “Il molestatore in libertà e io finita in analisi per mesi”

Nel giorno in cui le pagine di cronaca nera dei giornali danno, giustamente, ampio spazio all’esito della inchiesta sulla terribile vicenda della bambina di Caivano, Fortuna Loffredo, gettata due anni fa dal balcone per aver tentato di sottrarsi alle smanie di chi voleva continuare ad abusare della sua innocenza, ciò che ha raccontato ai cronisti di Radio Cusano Campus una ragazza di 19 anni di Velletri (Roma) può apparire di minore gravità, ma solo per le conseguenze che l’episodio di cui è stata vittima ha avuto. Eppure, nonostante la diversità dei due casi, c’ è qualcosa di allarmante che li accomuna. Sentiamo il suo racconto.

È successo tutto la sera del 26 ottobre. Ero sul treno serale Roma-Velletri, tornavo dall’università. Quel giorno mi misi su un vagone in cui non salgo mai, il numero 3. C’erano parecchi passeggeri e pensai di aver fatto la cosa giusta. Una volta arrivati a Cecchina, un uomo (poi si è saputo che è di origini rumene) è salito e si è seduto vicino a me. All’apparenza era una persona normale, ma quasi subito nell’aria si è diffuso un odore di alcol insopportabile. All’improvviso ha messo le mani nei pantaloni e ha iniziato a masturbarsi. Mi sono alzata immediatamente, cercando di prendere le mie cose per cambiare posto, ma in quel momento l’uomo si è piazzato davanti a me, si è abbassato i pantaloni e gli indumenti intimi continuando a masturbarsi e afferrandomi con l’altra mano per la coscia. Sono scappata, ho chiesto a una signora il permesso di sedermi vicino a lei. A detta sua non si era accorta di nulla, ma ha tentato di rassicurarmi a modo suo, raccontandomi che era successo anche a lei, come se fosse tutto normale”.

La giovane  è rimasta colpita soprattutto dall’indifferenza che la circondava: “Sul treno c’erano un sacco di persone. Speravo che qualcuno mi aiutasse, come la signora o gli altri passeggeri, ma nessuno ha fatto nulla. Io all’inizio ho urlato, poi mi sono messa a piangere. Arrivata alla stazione di Velletri, qualche manciata di minuti dopo, da sola, sono corsa via dal treno per raggiungere mio padre che mi aspettava con la macchina fuori al parcheggio. La prima cosa che ho detto salendo in macchina è stata “io all’università non ci vado più”, poi gli ho raccontato l’accaduto e subito siamo andati in stazione per avvertire il capotreno o il personale, ma non c’era nessuno, una stazione fantasma. Subito siamo andati in Polizia, dove hanno accolto la mia deposizione. Il giorno dopo, il 27 ottobre sono tornata per formalizzare la mia denuncia contro ignoti. Ebbene, il giorno dopo qualcuno mi ha insultato, dicendo “siete sicuri che non l’abbia provocato lei?”. Sempre quel qualcuno, un padre di famiglia tra le altre cose, mi ha definito come “La solita puttanella in cerca di c…”.

“Due giorni dopo, alle 23:51, la polizia mi ha lasciato un messaggio in segreteria, dicendomi che ero invitata la mattina seguente per il riconoscimento dell’uomo che mi aveva molestato. Il 29 ottobre alle 10 ero in commissariato, di nuovo tremante e con le lacrime agli occhi. Credo che il riconoscimento sia stata la cosa più penosa e più difficile. Mi ha sconvolto vederlo di nuovo. Ancora oggi mi chiedo perché una cosa del genere sia successa proprio a me. Mi chiedo se magari sarebbe successo ugualmente anche se fossi salita nel vagone 2, quello dove salgo di solito. So solo che è difficile ora trovare il coraggio di salire di nuovo in tranquillità su quel treno, a qualsiasi orario”.

Ma, oltre al danno, per lei c’è la beffa: “Una settimana dopo il processo – prosegue –  ho incontrato il maniaco rumeno in un fast food nel mio paese. Dopo qualche giorno ancora l’ho incontrato di nuovo sul treno alle 11.30 di mattina. Io dopo quello che mi ha fatto sono andata in analisi per mesi. Lui va in giro con spavalderia, come se niente fosse.  Nel processo  mi sono costituita parte civile. Lui ha ammesso di aver compiuto atti osceni ma si è difeso dicendo che quando mi ha afferrato per la coscia non voleva trattenermi ma solo sorreggersi, anche se era seduto, a causa degli spostamenti del treno e dello stato alcolico. Denuncerei tutto di nuovo, ma sono rimasta molto delusa dalla giustizia”.

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