UNA PETIZIONE PER ELISA CLAPS/ Migliaia di firme in Basilicata per la verità sulla morte della ragazza ritrovata cadavere nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità a Potenza

di ALESSIA GIAMMARIA – “E una vergogna che in quella chiesa, scena di orrori e ingiustizie, venga ancora celebrata la messa”. “È un oltraggio alla povera Elisa Claps (foto in home page e a destra) ed alla famiglia che per diciassette lunghissimi anni hanno atteso invano chiarezza dal “custode” di quella chiesa”. “Quella non è più la casa di Dio”. “Perché non trovo giusto mancare di rispetto ad una vittima celebrando messa in un luogo violato dalla ferocia umana” Sono solo alcuni dei commenti lasciati dai firmatari della petizione “Mai più celebrare sacramenti nella chiesa della Trinità” . Petizione, lanciata da Antonio Ciancio su Change.org, che in 3 giorni ha già raccolto oltre 13mila firme.

“Nell’interesse generale della Chiesa cattolica, opponiamoci all’arrogante, sconcertante, inappropriata e supponente tempistica della riapertura alle celebrazioni sacre nella chiesa della “Santissima Trinità ” di Potenza”, esordisce il testo dell’appello.

“Aprire la chiesa al culto dove per 17 lunghi anni è stata sepolta una povera e innocente ragazza di 16 anni e intitolare una maestosa targa commemorativa in marmo, dove risaltano le doti e le azioni del parroco don Marcello Sabia, detto don Mimi, “unico custode” dell’accesso al sottotetto, dove poi è stato trovato il corpo di Elisa, in concomitanza con la massima visibilità mediatica del caso Elisa Claps, con la messa in onda della miniserie prodotta e trasmessa su

RAI 1 oltre alla serie dei podcast su SkyTg24 che ha mandato in onda la docuserie “Dove nessuno guarda”, è uno spudorato oltraggio alla memoria di Elisa ma è, anche e soprattutto, un “guanto di sfida” non solo nei confronti della famiglia Claps ma anche delle istituzioni e delle associazioni sane che si sono battute ed hanno permesso di fatto di arrivare alla verità e far condannare il serial killer Danilo Restivo, anche se resta l’amaro in bocca nell’avere la quasi certezza che ad oggi restano impuniti tutti coloro i quali lo hanno aiutato prima e protetto dopo”, si legge nel testo (nella foto a sinistra: Ludovica Ciaschetti, l’attrice che interpreta Elisa Claps nella serie Rai).

“Se c’è qualcuno che deve essere “rammaricato e sconcertato” questo non è certo l’arcivescovo “metropolita” di Potenza – Muro Lucano e Marsico Nuovo, Salvatore Ligorio, ma è il Popolo della Chiesa, quella vera, quella al servizio degli ultimi e non quella rivolta ad una ristretta nicchia di potere”, conclude la petizione. Petizione preceduta, negli ultimi dieci giorni, da due manifestazioni che si sono tenute a Potenza. La prima lo scorso 5 novembre quando centinaia di persone si sono ritrovate in via Pretoria per partecipare a una manifestazione organizzata da Libera Basilicata in concomitanza con la messa  che l’arcivescovo,  Salvatore Ligorio, ha celebrato nella chiesa della Santissima Trinità nel cui sottotetto – il 17 marzo 2010 – venne ritrovato il cadavere di Elisa Claps, la studentessa potentina scomparsa e uccisa il 12 settembre 1993.
Il presule, giunto in chiesa accompagnato da due sacerdoti, ha attraversato la folla in attesa: appena è entrato, la gente ha applaudito ironicamente e ha cominciato a scandire: “Vergogna, vergogna!” e a ripetere il nome di Elisa. La folla (presente anche il fratello di Elisa, Gildo Claps) è cresciuta con il passare del tempo. All’inizio della celebrazione Ligorio ha detto che la riapertura della chiesa, il 24 agosto scorso, è avvenuta “su mandato che Papa Francesco mi ha dato incontrandomi di persona.
Il Pontefice ha sottolineato che la chiesa deve essere un luogo di preghiera”. All’omelia, il presule, citando i brani delle Scritture letti poco prima, ha ripetuto: “Io resto quieto e sereno come un bimbo svezzato nelle braccia della madre”, evidenziando la “libertà per chi segue Cristo come per chi non vuole seguirlo”.
Alla fine della celebrazione eucaristica, l’arcivescovo e i sacerdoti sono usciti accompagnati da alcuni agenti della Polizia: la folla ha ripetuto applausi ironici e alcuni hanno gridato: “Vergogna! Assassini!”. Dalla curia arcivescovile è trapelato “stupore per l’annuncio di una manifestazione silenziosa che non è stata tale, disturbando la celebrazione religiosa per tutta la sua durata”.
Parlando con i giornalisti, Gildo Claps ha detto: “Questa Chiesa – ha spiegato – potrà riabilitarsi solo quando farà i conti con la vicenda di Elisa. Per una volta – ha concluso – dovrebbero avere il coraggio di chiedere scusa alla madre di Elisa”. Durante il presidio hanno preso la parola diverse persone, fra le quali la referente di “Libera”, Marianna Tamburrino, che ha confermato l’intenzione di avviare una raccolta di fondi per realizzare in Africa un ambulatorio medico intitolato ad Elisa Claps. Alla manifestazione del 5 ha fatto seguito quella dello scorso 11 novembre. quando 1.500 studenti   hanno incontrato Filomena Iemma, mamma della sedicenne potentina. Incontro che e’ stato uno dei momenti più commoventi della manifestazione “Tutti per Elisa”, organizzata dalla comunità studentesca per ricordare la ragazza.
“Non siete voi che dovete chiedere scusa”, ha detto la signora Claps, rispondendo allo striscione che ha aperto il lungo corteo e sul quale era scritto “Noi chiediamo scusa a mamma Filomena”. “E’ un onore per me vedere tutti voi ragazzi e vorrei abbracciarvi uno per uno. Ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicino e anche chi non lo è stato. Mi auguro – ha concluso – che quello che è accaduto a noi non accada a nessuno”. Con la madre di Elisa, c’erano anche gli attori Gianmarco Saurino e Giacomo Giorgio che hanno interpretato, nella recente fiction trasmessa da Rai Uno, “Per Elisa”, i ruoli dei fratelli della ragazza, Gildo e Luciano. In mattinata, prima della partenza del corteo, che ha avuto come tappa successiva alla fermata sotto casa di Elisa Claps un momento di raccoglimento dinanzi alla chiesa della Trinità – una rappresentanza degli studenti ha incontrato, in forma privata, l’arcivescovo metropolita, Salvatore Ligorio. “Vogliamo aprire una nuova pagina – ha detto il presidente della consulta studentesca potentina, Simone Carcuro, raccontando dell’incontro con Ligorio – e chiediamo a tutti una battaglia comune contro la violenza di genere, per la verità e la giustizia. E su questi principi diventerà protagonista la nostra nuova generazione, che chiede a una comunità intera di sostenere la battaglia contro la violenza di genere e per una presa di coscienza comune sull’importanza di restituzione della verità e della giustizia”. Tornando sui temi della manifestazione, “gli studenti – ha concluso Carcuro – vogliono dimostrare in modo netto ed inequivocabile l’affetto e il sostegno alla famiglia Claps nel tenere viva la memoria di Elisa nella richiesta continua e coraggiosa di giustizia e verità su un caso ancora oggi avvolto dalle ombre”. Una storia di cronaca che solo 26 anni dopo dalla scomparsa della giovane ha visto la condanna definitiva del suo assassino, Danilo Restivo. Una vicenda lunga, drammatica, dolorosa per tutta una comunità. Vicenda che ha avuto una svolta con il ritrovamento ,  il 17 marzo del 2010,   dei resti della giovane. Resti  occultati in fondo al sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, dove Elisa si era recata il giorno della sua comparsa. Elisa Claps, di 16 anni e studentessa al liceo classico di Potenza, è scomparsa domenica 12 settembre 1993, per l’appunto il giorno in cui è stata uccisa, ma questo è stato scoperto dopo. Per i primi tempi, anche a causa di diversi tentativi di depistaggio si è infatti indagato sulla sua scomparsa.

Quel giorno Elisa avrebbe dovuto incontrare un amico alle 11 per ricevere un regalo, poi recarsi a messa con un’amica e infine raggiungere la famiglia nella casa in campagna a Tito, come raccontato dalla vittima a uno dei fratelli lo stesso giorno.

Naturalmente, Elisa non ha mai raggiunto la famiglia quella domenica e sono iniziate le indagini sulla sua scomparsa e poi sulla sua morte. L’inchiesta venne inizialmente assegnata alla Procura della Repubblica di Potenza: si scoprì che Elisa aveva incontrato Danilo Restivo, ventunenne che, dalla Sicilia, si era trasferito da bambino in Basilicata con la famiglia. Alcune ore dopo la scomparsa di Elisa, Restivo si presentò al Pronto Soccorso dell’ospedale San Carlo di Potenza  per farsi medicare un taglio alla mano. Restivo fu irreperibile per i due giorni successivi con la scusa di un esame universitario a Napoli. Gli inquirenti scoprirono che Restivo aveva l’abitudine di importunare le ragazze delle quali si innamorava con telefonate anonime. Aveva anche l’abitudine di tagliare loro di nascosto una ciocca di capelli. Quando i suoi approcci venivano rifiutati, diventava aggressivo. Non appena la madre di Elisa seppe che la figlia aveva incontrato Restivo, dichiarò che, con ogni probabilità, il giovane l’aveva uccisa e ne aveva nascosto il cadavere. Il 17 marzo 2010, diciassette anni dopo la scomparsa di Elisa, i suoi resti furono rinvenuti per caso, da alcuni operai che stavano effettuando lavori di ristrutturazione per infiltrazioni d’acqua, nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità. Secondo i familiari della ragazza, il ritrovamento sarebbe stato una messa in scena: ritenevano che fosse avvenuto in precedenza e tenuto nascosto dal parroco della chiesa, don Mimì Sabia, morto nel 2008. Quando fu appurato che il cadavere era stato effettivamente ritrovato in precedenza dal viceparroco, egli disse di non averne parlato con nessuno perché quel giorno l’arcivescovo era impegnato e che il giorno dopo la questione gli passò di mente. Il 19 maggio 2010 Danilo Restivo, che intanto si era trasferito in Inghilterra, venne fermato dalla polizia con l’accusa di omicidio volontario della sua vicina di casa, Heather Barnett.

L’autopsia sui resti di Elisa Claps evidenziò che la giovane era stata uccisa con 13 colpi inferti da un’arma da taglio e a punta. Gli inquirenti notarono anche alcuni segni tipici di Restivo, come la ciocca di capelli tagliata, e i sospetti vennero confermati dalle analisi dattiloscopiche sui reperti: le tracce e il Dna ritrovato sulla maglietta indossata dalla vittima erano di Danilo Restivo. Il processo inglese, che si concluse nel 2011, e quello italiano, nel 2014, condannarono Restivo a una pena complessiva di 70 anni, 40 anni in Gran Bretagna e 30 in Italia. Il processo italiano di primo grado dura tre giorni, dall’8 all’11 novembre 2011: oltre ai 30 anni di carcere, l’uomo viene condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e alla libertà vigilata per tre anni a fine pena, oltre al versamento di 700mila euro alla famiglia Claps a titolo di risarcimento. In appello, nel 2013, la condanna viene confermata.

Il 23 ottobre 2014, esattamente 9 anni fa, anche la Cassazione conferma la condanna, ritenendo l’omicidio di Elisa Claps di “straordinaria gravità compiuto da una persona pienamente capace di intendere e volere, come provano la lucida strategia difensiva posta in essere e l’autocontrollo mostrato in giudizio”. 

Le indagini sulla scomparsa di Elisa Claps ha Il processo inglese, che si concluse nel 2011, e quello italiano, nel 2014, condannarono Restivo a una pena complessiva di 70 anni, 40 anni in Gran Bretagna e 30 in Italia. Il processo italiano di primo grado dura tre giorni, dall’8 all’11 novembre 2011: oltre ai 30 anni di carcere, l’uomo viene condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e alla libertà vigilata per tre anni a fine pena, oltre al versamento di 700mila euro alla famiglia Claps a titolo di risarcimento. In appello, nel 2013, la condanna viene confermata.

Il 23 ottobre 2014, esattamente 9 anni fa, anche la Cassazione conferma la condanna, ritenendo l’omicidio di Elisa Claps di “straordinaria gravità compiuto da una persona pienamente capace di intendere e volere, come provano la lucida strategia difensiva posta in essere e l’autocontrollo mostrato in giudizio”.(al.g.)

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