Ma adesso spetta a Mattarella porre fine all’indecente spettacolo del duo Berlusconi-Meloni

di ENNIO SIMEONENella storia dell’Italia repubblicana mai un Capo dello Stato si era trovato nella condizione in cui si è venuto a trovare in questi giorni il presidente Sergio Mattarella per il ruolo che gli compete per la formazione del nuovo Governo dopo le elezioni del 25 settembre scorso. 

Infatti coloro che per legge costituzionale dovranno da lui essere convocati per le consultazioni in vista della formazione del governo, cioè in primo luogo i leader dei partiti politici che, collegati, hanno ottenuto il più alto numero di voti e di parlamentari dall’elettorato (oltre ai leader delle altre formazioni politiche), stanno platealmente litigando in tutte le sedi istituzionali e, contemporaneamente, pubblicamente in televisione, sui giornali, in televisione e persino, platealmente, nelle piazze, senza risparmiarsi contumelie, accuse d’ogni genere, recriminazioni persino infamanti, per contendersi, prima ancora di essere ricevuti e ascoltati al Quirinale dal capo dello Stato. 

E tutto ciò già prima  ancora che venissero ufficializzati i conteggi dei voti espressi dagli italiani, benché in numero mai così scarso alle urne da quando l’Italia si è liberata della dittatura fascista ed è diventato uno Stato repubblicano.

Finora, correttamente, il presidente Mattarella non si è pronunciato su questa indecente bagarre, ma sarebbe forse opportuno, a questo punto, che intervenisse, trovando il modo costituzionalmente corretto per far sentire la sua voce e porre fine allo spettacolo indecente che stanno offrendo gli esponenti dei partiti della destra italiana, assumendo la decisione di esercitare i poteri che la Costituzione gli attribuisce, tra i quali quelli dettati dalla norma in base alla quale il Presidente della Repubblica sceglie la persona alla quale affidare l’incarico di formare il governo e, valutate le proposte di quella persona, nomina i ministri.

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