L’OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA/ Niente revisione del processo per il marito Antonio Logli. La Corte d’Appello di Genova ha respinto l’istanza presentata dai legali dell’elettricista pisano. Gli avvocati annunciano ricorso in Cassazione

di SERGIO TRASATTI/ Niente revisione del processo per Antonio Logli, accusato dell’omicidio di Roberta Ragusa. Dunque, non ci sarà un nuovo procedimento per l’elettricista di Pisa condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per omicidio volontario e distruzione del cadavere di sua moglie: Roberta Ragusa, scomparsa tra il 12 e il 13 gennaio del 2012. Il corpo della donna non è mai stato ritrovato. La Corte d’Appello di Genova ha giudicato inammissibile l’istanza di revisione del processo, presentata il 5 dicembre scorso dagli avvocati difensori dell’uomo.

La decisione della Corte d’Appello di Genova. I giudici liguri hanno sciolto la riserva, ritenendo insufficienti i nuovi mezzi di prova presentati dal pool di legali di Antonio Logli. I nuovi elementi di prova erano rappresentati dalle dichiarazioni di due ex compagni di cella del super testimone Loris Gozi; in un periodo in cui era detenuto per furto. Gli ex compagni di cella avrebbero riferito le confessioni dello stesso Gozi di essersi inventato le accuse contro l’elettricista pisano.

Gli avvocati di Logli non si arrendono. Uno dei legali del marito di Roberta Ragusa, l’avvocato Andrea Vernazza, ha già preannunciato di voler presentare ricorso alla Corte di Cassazione chiedendo l’assegnazione di un’altra Corte per la discussione dell’istanza di revisione, in quanto i giudici genovesi hanno ammesso alla discussione anche le parti civili nell’udienza del 5 dicembre scorso.

Le parole dell’avvocato Vernazza nell’annunciare il ricorso. Il legale di Logli sulla presenza delle parti civili ha detto: “Non avevano diritto di esserci come stabilito da una precedente sentenza della Cassazione pronunciata vent’anni fa e mai più messa in discussione nei vent’anni successivi. Quest’ultimo pronunciamento cambia dunque la giurisprudenza consolidata e vogliamo che sia la Cassazione a stabilirlo con un suo pronunciamento”.

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