Lettera a Mattarella dei giovani “Italiani senza cittadinanza” nel 70° della promulgazione della Costituzione. Appello del Papa

Il 27 dicembre ricorrono i settant’anni della promulgazione della Costituzione. In questa circostanza il Movimento “Italiani Senza Cittadinanza”, composto dalle figlie e dai figli di immigrati cresciuti in Italia ma senza passaporto italiano, hanno scritto una lettera indirizzata  al Presidente della Repubblica in cui affermano tra l’altro: “In una giornata così bella e fondamentale per le nostre vite e per la nostra democrazia, è nostro dovere ricordarLe come molte e molti di noi abbiano imparato a conoscerla tra i banchi di scuola, imparandone i valori fondamentali di libertà, uguaglianza, pace, rispetto, imparando a diventare di fatto cittadini e non più sudditi, secondo gli auspici di Piero Calamandrei e le opportune circolari ministeriali che spingono i docenti a seminare semi di cittadinanza attiva nei loro allievi e nelle loro allieve”.
Questa loro aspirazione trova riscontro nella legge n.91 del lontano 1992 sulla promessa riforma della cittadinanza italiana, poi tradotta nelle norme, approvate dalla Camera ma arenatesi l’altro giorno in Senato, che vanno sotto il titolo giornalistico di “ius soli”

L’appello è rivolto a Mattarella affinché non “lasci che questa battaglia, iniziata con le prime mobilitazioni della Rete Nazionale Antirazzista nel 1997, quando molti e molte di noi non erano ancora nati, cada in un nulla di fatto. Anche perché così non è. Il quadro che consegnerebbe al Paese la rinuncia a discutere in aula la riforma della cittadinanza è ben diverso da quello che si presentava all’inizio della legislatura”. Talvolta, sostengono i giovani e le giovani che l’hanno redatta, “è necessario promuovere leggi che possono apparire divisive ma che in realtà sono necessarie a potenziare gli anticorpi e a creare argini contro la deriva di forze antidemocratiche e destabilizzanti”. E si conclude con una invocazione: “Non lasciateci soli ancora una volta”.

L’APPELLO DEL PAPA

“Oggi, mentre sul mondo soffiano venti di guerra e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale, il Natale – ha detto il Papa nel messaggio di Natale, letto dalla loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro -, ci richiama al segno del Bambino, e a riconoscerlo nei volti dei bambini, specialmente di quelli per i quali, come per Gesù, ‘non c’è posto nell’alloggio'”.

Il Papa prega per Gerusalemme e Terrasanta “perché tra le parti prevalga la volontà di riprendere il dialogo e si possa finalmente giungere a una soluzione negoziata che consenta la pacifica coesistenza di due Stati all’interno di confini concordati tra loro e internazionalmente riconosciuti” e prega per “lo sforzo di quanti nella Comunità internazionale sono animati dalla buona volontà” di aiutarla a trovare giustizia, sicurezza e concordia, nonostante gli ostacoli.

“Vediamo Gesù – ha detto papa Francesco nel messaggio Urbi et Orbi (alla città e al mondo, ndr) – nei bambini del Medio Oriente, che continuano a soffrire per l’acuirsi delle tensioni tra Israeliani e Palestinesi. In questo giorno di festa – ha rimarcato – invochiamo dal Signore la pace per Gerusalemme e per tutta la Terra Santa; preghiamo perché tra le parti prevalga la volontà di riprendere il dialogo e si possa finalmente giungere a una soluzione negoziata che consenta la pacifica coesistenza di due Stati all’interno di confini concordati tra loro e internazionalmente riconosciuti. Il Signore sostenga anche lo sforzo di quanti nella Comunità internazionale sono animati dalla buona volontà di aiutare quella martoriata terra a trovare, nonostante i gravi ostacoli, la concordia, la giustizia e la sicurezza che da lungo tempo attende”.

“Vediamo Gesù nei bambini i cui genitori non hanno un lavoro e faticano a offrire ai figli un avvenire sicuro e sereno. E in quelli a cui è stata rubata l’infanzia, obbligati a lavorare fin da piccoli o arruolati come soldati da mercenari senza scrupoli. Vediamo Gesù nei molti bambini costretti a lasciare i propri Paesi, a viaggiare da soli in condizioni disumane, facile preda dei trafficanti di esseri umani”.

“Rivedo Gesù nei bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Myanmar e Bangladesh, e auspico che la Comunità internazionale non cessi di adoperarsi perché la dignità delle minoranze presenti nella Regione sia adeguatamente tutelata”.

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