Le verità taciute o deformate sugli scontri tra occupanti abusivi di case e polizia a Roma

Promosso dalle organizzazioni per il “diritto alla casa” si è svolto a Roma il corteo di protesta per lo sgombero degli immigrati che da 4 anni occupavano un palazzo in via Curtatone, nei pressi di piazza indipendenza, dove poi gli sfollati si erano accampati. E’ stato un corteo contro la polizia, che ha eseguito ordini della prefettura.

Ma come stanno le cose realmente in questa vicenda? C’è chi le ha ricostruite, dati alla mano sulla base di una ricostruzione fatta sia dal giornalista Franco Bechis, vicedirettore di Libero, sia dal giornalista Marco Travaglio sul Fatto quotidiano.

Dunque – scrive quest’ultimo, citando anche i risultati della indagine di Bechis  –  nel 2013 circa 500 migranti etiopi, eritrei e sudanesi, al seguito di una ventina di romani dei centri sociali e dei “movimenti per il diritto alla casa”, occupano con la forza un palazzo di 11 piani e 32 mila metri quadri su piazza Indipendenza, a due passi dalla stazione Termini, di proprietà di un fondo pensioni di ex bancari del San Paolo di Torino e di altre aziende. E mettono in fuga con le spicce i vigilanti che lo sorvegliano, proprio alla vigilia della sua trasformazione in centro direzionale e poi in grande albergo. La giunta Marino e l’allora prefetto Pecoraro non fanno nulla. (Gli abusivi a Roma occupano più di 100 case e alle “autorità” va bene così, per non ritrovarsi per strada altre migliaia di senzatetto incazzati neri).

Il 1° dicembre 2015, inizio del Giubileo, la polizia entra nello stabile per censire gli occupanti e ne conta 556: molti sono richiedenti asilo, altri hanno già lo status di rifugiati, altri ancora sono clandestini senza documenti (condotti in Questura fra urli e strepiti per l’identificazione). Uscita la polizia, entrano i Vigili del fuoco per i controlli di sicurezza, ma gli occupanti minacciosi li costringono alla fuga dopo che hanno ispezionato un quarto dello stabile. I pompieri spediscono un’allarmante relazione al prefetto Gabrielli, al commissario del Comune Tronca, succeduto al sindaco Marino, e alla Questura: “Reale ed elevato rischio di incendio-esplosione dello stabile per la mancanza di estintori e la presenza di decine di bombole di gas gpl e numerose stufe elettriche utilizzate per il riscaldamento degli uffici adibiti ad abitazione”. Dunque, suggeriscono i vigili del fuoco, è “necessario procedere con lo sgombero dell’edificio e la bonifica dello stesso dalle sostanze infiammabili presenti”. Ma il commissario Tronca e il prefetto  Gabrielli (ora capo della polizia) non muovono un dito, a quanto se ne sa.

E il fondo pensioni proprietario dell’immobile perde 5 milioni di mancata rendita e anzi ne spende 2 per le bollette di acqua e luce consumate dagli occupanti. Intanto sorgono sul tetto dell’edificio  antenne paraboliche per apparecchi tv, il cui abbonamento non risulta. Nel marzo 2016 la polizia torna nel palazzo per arrestare cinque scafisti eritrei che, camuffati da profughi, partecipano all’occupazione. Successivamente effettuerà altri  arresti per traffico di droga e sfruttamento della prostituzione.

Intanto il Tribunale accoglie la denuncia dei proprietari dell’immobile e ne ordina lo sgombero. Ma i tentativi dei servizi sociali di censirli restano lettera morta, anzi coloro che ne sono incaricati subiscono minacce, violenze, e vengono cacciati via. Dunque, finalmente, una settimana fa la Prefettura decide di agire per far rispettare la legge e la decisione della magistratura. E fa sgomberare i circa 400 occupanti, che finalmente possono essere censiti: quasi tutti stranieri; in gran parte (ma non tutti) con lo status di rifugiato; non tutti privi di alternative abitative; un centinaio di fascia “debole” (minori, donne e anziani), che infatti – diversamente dagli altri – vengono lasciati nel palazzo, al primo piano, in attesa di una sistemazione.

Comunque  i proprietari dell’immobile liberato offrono agli ex occupanti villette a schiera nel Reatino di loro proprietà in comodato gratuito per sei mesi.  A sua volta il Comune di Roma sistema 50 persone “fragili” (anziani, bambini e donne in difficoltà)  in case-famiglia, centri di assistenza, strutture della rete Sprar (sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati). Ma  altri 70 circa, “incoraggiati” dai movimenti per la casa e da un prete eritreo, rifiutano quelle soluzioni e invocano una “sistemazione unitaria”. Cioè – traduce Travaglio nel suo articolo –  pretendono di decidere dove andare e con chi. Intanto, dei 300 occupanti espulsi dallo stabile, la metà si allontana e si disperde per la città, mentre gli altri restano in piazza Indipendenza, accampandosi nei giardini insieme ai membri dei “comitati”. E lanciando sassi e bottiglie contro i netturbini dell’Ama che tentano di pulire la piazza.

Di qui il secondo sgombero di giovedì, avversato dagli occupanti con lanci di sassi, bombole piene di gas e bottiglie incendiarie contro gli agenti di polizia,  che, inevitabilmente, rispondono con cariche e getti d’acqua dagli idranti. Un funzionario esagera (a ma solo a parole) dicendo ai suoi agenti: “Se tirano qualcosa spaccategli un braccio”. Cosa che ovviamente non avviene. La frase, tuttavia, viene amplificata da alcuni media e fatta diventare il problema numero 1 di tutta la vicenda da agitatori e professionisti della politica anche in tv.

Vengono mandati a farsi benedire alcuni principi, che non sono in contrasto con la necessità di dare assistenza a chi ne ha bisogno e cioè che non si può abusare, violando le leggi, della tolleranza di cui si è beeneficiato; le ordinanze delle autorità di vigilanza vanno eseguite (soprattutto dopo 4 anni di dilazioni); lo status di rifugiato non dà diritto di violare le leggi del Paese che l’ha accolto, soprattutto quando questo paese non riesce ad esaudire il diritto alla casa e al lavoro ad alcuni milioni di italiani.

“I veri colpevoli di quanto è accaduto – commenta quindi Travaglio – sono le autorità che hanno permesso l’occupazione abusiva di oltre 100 edifici a Roma, incoraggiando altri a fare altrettanto e fingendo di non vedere le condizioni disumane di bambini, donne e anziani. Perciò la piantino di nascondersi dietro gli scudi della polizia e il parafulmine della Raggi-causa-di-tutti-i-mali. Roma ha 4 milioni di abitanti e gli occupanti abusivi (italiani e stranieri) sono poche migliaia: è tanto difficile mettere attorno un tavolo Comune, Regione e Governo per stilare e soprattutto finanziare un piano di sgomberi e ricollocamenti (almeno per le fasce deboli), sfruttando i tanti edifici inutilizzati (case sfitte, ex caserme, ex ospedali ecc.) e varando un serio piano nazionale di edilizia popolare?”.

La conclusione è la seguente:  “Per evitare che i migranti bivacchino fra case occupate e giardini pubblici, facili prede del crimine quando non del jihadismo, servono molti soldi. In Germania la Merkel ha investito 18 miliardi in due anni per dare scuole professionali e alloggi a 1 milione e mezzo di profughi, perlopiù siriani, creando migliaia di posti di lavoro anche per i tedeschi. Qualche partito italiano ha qualche idea sul tema, di qui alle elezioni?”.

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