Le rivelazioni di Giuliano Amato sulla tragedia di Ustica (l’abbattimento dell’aereo civile italiano con 81 viaggiatori a bordo, che sarebbe avvenuto nel tentativo di attentato contro Gheddafi) lacera la politica italiana e rischia di mettere in crisi i rapporti con la Francia

Per la serieScoop a scoppio ritardato continua a far discutere (con pro e contro reciprocamente demolitori) l’intervista-rivelazione a “Repubblica” di due giorni fa dell’ex presidente del Consiglio socialista Giuliano Amato su quella tragedia aerea che provocò il 27 giugno del 1980 (43 anni fa!) la morte di 81 persone che, imbarcatesi a Bologna, morirono nell’aereo, un Dc8 dell’Itavia, precipitato in mare all’altezza di Ustica. Giuliano Amato sostiene – ora –  che  “la versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno“.

Amato sostiene che il Dc9 dell’Itavia fu abbattuto da un missile francese, lanciato con l’obiettivo di colpire non l’aereo italiano ma un Mig dell’aviazione libica, su sui viaggiava Gheddafi, e perciò il tutto venne simulato come una esercitazione della Nato, cui partecipavano alcuni aerei con la fnzione di una esercitazione che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente.

La reazione della Francia a questa singolare ricostruzione della tragedia è di irritazione con l’accisa di falso. “Abbiamo fornito gli elementi a sua disposizione ogni volta che siamo stati interpellati su questa tragedia, in particolare nel quadro delle indagini condotte dalla Giustizia italiana“, afferma con una nota il ministero degli Esteri di Parigi. “Naturalmente – prosegue il Quai d’Orsay – rimaniamo disponibili a collaborare con l’Italia, se lo chiederanno”

Nell’intervista Giuliano Amato (che è stato, oltre che presidente del Consiglio, anche presidente della Corte Costituzionale) spiega che le cose andarono diversamente: “Gheddafi fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig libico finì per colpire il Dc9 dell’Itavia che si inabissò con dentro ottantuno innocenti. L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese partito da una portaerei al largo della costa meridionale della Corsica o dalla base militare di Solenzara, quella sera molto trafficata”.

E Amato torna proprio sulle reticenze dei francesi: “Mi chiedo perché un giovane presidente come Macron, anche anagraficamente estraneo alla tragedia di Ustica, non voglia togliere l’onta che pesa sulla Francia – dichiara – e può toglierla solo in due modi: o dimostrando che questa tesi è infondata oppure, una volta verificata la sua fondatezza, porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo. Il protratto silenzio non mi pare una soluzione”, conclude.

Le reazioni. Le reazioni, per ora, sono state di segno opposto: la Meloni sembra prendere per buone le parole di Amato, che ricalcano in parte i risultati di una indagine condotta anche dal giornalista Andrea Purgatori (morto recentemente) che aveva approfondito il “giallo” rilevandone anche le incongruenze.

Le parole di Giuliano Amato sono molto importanti, l’intervista ripercorre la lunga storia di questa vicenda e ricostruisce ciò che già sapevamo: il Dc9 è stato abbattuto” ha detto all’AGI Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica.

“Amato ribadisce ciò che aveva detto anche Cossiga e la Francia, fino a ora, ha risposto in maniera insoddisfacente  – dice Bonfietti -. È il governo del nostro Paese che ora deve rivolgersi a Macron con forza per chiedere che emerga questa verità mai confessata”.”La mia gratitudine va ad Amato perché riporta all’attenzione dei più questa storia vergognosa, dopo 43 anni dobbiamo finalmente riuscire a mettere insieme i responsabili. Ci sta provando Amato insieme alla magistratura, ma deve intervenire la politica. Sono nostri alleati e devono rispondere”, conclude. Di diverso parere è Stefania Craxi, (senatrice di Forza Italia e presidente della commissione Affari Esteri e Difesa a palazzo Madama) secondo cui Quella di Giuliano Amato su Ustica è una ricostruzione che colpisce in primo luogo per le imprecisioni storiche che contiene. È risaputo, infatti, che il presidente del Consiglio Bettino Craxi fece avvisare Gheddafi del bombardamento che si preparava sul suo quartier generale di Tripoli nel 1986Amato, invece, oggi ci rivela che lo stesso Craxi fu artefice di una eguale ‘soffiata’ al leader libico collocandola temporalmente nel giugno 1980 e mettendola in relazione con il disastro del Dc9 dell’Itavia. Amato, pero’, non porta nessun elemento a sostegno di questa nuova tesi, trincerandosi dietro un ‘avrei saputo piu’ tardi, ma senza averne prova’“.

“Egli, da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, condivise tutti gli atti dell’esecutivo a guida socialista, a cominciare dalle scelte di politica internazionale che resero grande l’Italia, messe in campo da un presidente del Consiglio che oggi ritiene ‘trasgressivo’. Se Amato ha elementi concreti che possano aiutare la verità e rendere giustizia alle vittime innocenti di Ustica, è pregato di renderli manifesti. In caso contrario, la sua è solo un testimonianza che aggiunge confusione a un quadro già complesso”, conclude.

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