Le bugie del Pd sulla legge elettorale contestate punto per punto da Marco Travaglio

Il Pd ha diffuso uno “specchietto” (“per le allodole” sarebbe il caso di dire) con l’obiettivo di dimostrare che la legge elettorale “Rosatellum bis” (fatta approvare alla Camera costringendo Gentiloni a legarla al voto di fiducia al governo, che non c’entra un bel nulla) è migliore del Porcellum. In verità non sarebbe un gran bel risultato, ma la motivazione a sostegno di questa tesi è che questa legge “rimette al centro i collegi, i territori, le scelte dei cittadini”.

E’ un falso. E lo smaschera molto bene Marco Travaglio nel suo editoriale sul “Fatto quotidiano” di oggi con gli argomenti che riproduciamo testualmente qui di seguito.

«1) Nel Porcellum “sulla scheda solo simboli di partito”, nel Rosatellum “sulla scheda i nomi dei candidati”. Ma anche nel Porcellum c’era le liste affisse ai seggi coi nomi dei candidati: liste bloccate dove veniva eletto chi era stato piazzato ai primi posti dal capo. Il Rosatellum avrà solo liste più corte, per evitare di inserire inutilmente nomi senza speranza e includere solo i 4 nominati che ogni partito può far eleggere.

2) Nel Porcellum “nessun rapporto tra territori e candidati”, nel Rosatellum “ogni collegio ha il suo parlamentare di riferimento”. Falso. Nell’uninominale non c’è obbligo di candidare residenti nel territorio, anzi si possono paracadutare al Sud i personaggi più screditati del Nord e viceversa, sperando che gli elettori non li conoscano e li votino; e si potranno persino spedire all’estero gli impresentabili residenti in Italia.

3) Nel Porcellum “scelgono i capi dei partiti”, nel Rosatellum “scelgono gli italiani”. Falso. Nel proporzionale l’elettore barra una lista anziché scegliere chi preferisce; e, nell’uninominale, non può cambiare: deve barrare il candidato sostenuto dalla lista scelta nel proporzionale. Così anche i parlamentari dell’uninominale (1 su 3) saranno indirettamente nominati dai capi-partito, come nel proporzionale (2 su 3)».

Ma, non contento di ciò, il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, da cui prende il nome la legge, ha infilato in una compiacente trasmissione radiofonica della Rai un’altra  serie bugie.

Ecco come Travaglio le illustra:

«1) Dice Rosato: “Abbiamo dovuto ricorrere allo strumento parlamentare straordinario della fiducia – legittimo, previsto dal regolamento parlamentare e approvato dalla Consulta sull’Italicum – per superare l’uso legittimo ma strumentale di un altro istituto previsto dal regolamento: 120 voti segreti”.

Purtroppo per Rosato, la Consulta non s’è mai pronunciata sulla fiducia all’Italicum; e il regolamento parlamentare (come l’art. 72 della Costituzione) esclude la fiducia sulle leggi elettorali, mentre prevede i voti segreti.

2) “Il Parlamento deve votare in maniera libera e trasparente: cioè in modo palese”. Su questioni cruciali e di coscienza, la Costituzione e il regolamento prevedono che il voto libero avvenga a scrutinio segreto: specie alla vigilia delle elezioni e su una legge che premia i nominati, quando i dissidenti sono ricattati con la minaccia di non essere ricandidati (o rinominati).

3) “Il Parlamento vuole avere una legge elettorale o no? Ora o mai più: sarebbe un dramma un Paese al voto senza legge elettorale”. Ma la legge elettorale c’è già, l’unica sicuramente costituzionale: il proporzionale disegnato dalla Consulta nelle sentenze che bocciano Porcellum (per il Senato) e Italicum (per la Camera). I due Consultellum vanno armonizzati su soglie di sbarramento, preferenze, collegi e altri dettagli? Lo si faccia. Ma senza stravolgerli, come fa il Rosatellum.

4) “Avevamo fatto l’Italicum, ma poi c’è stata la bocciatura del popolo italiano”. Falso: il popolo italiano, nel referendum del 4.12.2016, ha bocciato la riforma costituzionale: l’Italicum l’ha dichiarato incostituzionale la Consulta.

5) “Il Consiglio d’Europa ci invita a non cambiare la legge elettorale prima del voto e io condivido. Ma noi non cambiamo la legge: la facciamo. È una necessità, non una volontà”. Falso: la legge c’è già (il Consultellum) e il Rosatellum la cambia. Non per necessità, ma per volontà (e convenienza) di quattro partiti.

6) “Niente nominati: l’elettore conosce i nomi dei candidati perché sono stampati sulla scheda e li sceglie lui. Come nel Mattarellum, sia nella parte maggioritaria sia in quella proporzionale”. Falso: intanto nel Mattarellum il 75% dei parlamentari erano eletti direttamente dai cittadini, uno per collegio, mentre qui lo saranno solo 1 su 3. Ma soprattutto: a che serve conoscere i nomi stampati sulla scheda nelle varie liste, se poi non si può mettere la croce su quello che si vuole eleggere perché l’ha già deciso il capo-partito prima del voto?

7) “Gli altri grandi Paesi – Francia, Gran Bretagna, Germania – non hanno la preferenza: lo stesso nostro modello!”. Non diciamo cazzate. Francia e Gran Bretagna non hanno preferenze perché i parlamentari sono scelti dai cittadini nei collegi uninominali. La Germania ha un misto proporzionale-maggioritario, ma col voto disgiunto.

8) “Questa legge è molto neutra: non aiuta il Pd, non moltiplica i suoi voti e non dimezza altri partiti. Trasforma solo i voti in seggi”. E allora perché, poco dopo, Rosato dice che “il partito o la coalizione che arriva al 35-37-38-40% (sic, ndr) ha la maggioranza per governare”? Con le finte coalizioni uninominali, il Pd (più Ap e Pisapia) col 33% dei voti avrà il 41 dei seggi, mentre i 5Stelle anche se arriveranno primi col 30% non avranno neppure il 20 dei seggi».

Conclusione di Travaglio: «Delle due l’una: o Rosato non conosce il Rosatellum, o mente. Scegliete voi».

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