L’avvocato di Bossetti: “Ignorate le nuove norme sulla custodia cautelare”

In una intervista a Radio Cusano Campus l’avvocato Claudio Salvagni, legale di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello in carcere per l’omicidio di Yara Gambirasio, commenta così il nuovo rifiuto di arresti domiciliari per il suo assistito: “La giustizia dei tribunali non si è ancora resa conto che la legge del maggio 2015 porta ad una trasformazione epocale della custodia cautelare. La politica ha deciso determinate caratteristiche per la custodia cautelare, come la concretezza e l’attualità del pericolo, ma nelle aule di tribunale questo dato non è ancora stato recepito nell’intera sua portata. L’esempio è l’ordinanza nei confronti di Bossetti. La risposta a come possa essere considerato attuale il pericolo di reiterazione non c’è ancora stata data. E non ci è stato detto perchè il braccialetto elettronico non è stato considerato sufficiente come ausilio agli arresti domiciliari”.

Della stessa opinione è  Gianfranco Giovanni Chiarelli, deputato di Conservatori e Riformisti e membro della Commissione giustizia alla Camera. “La reiterazione è un dato che può avvenire sempre e mai,  altrimenti non dovrebbe mai essere scarcerato nessuno. In più, in questo caso, con il braccialetto elettronico dico che è incredibile non concedere gli arresti domiciliari a Bossetti. Se quindi è controllato con il braccialetto elettronico, il problema dove sarebbe? Abbiamo sempre detto che il carcere non dovrebbe essere un’espiazione anticipata della pena. Poi invece nei fatti avviene questo. Se sarà accertata la sua responsabilità, Bossetti si farà il carcere, ma tenerlo in carcere adesso anzichè ai domiciliari è una delle contraddizioni del nostro sistema giudiziario”.

L’avvocato Salvagni ha denunciato anche  i numerosi commenti offensivi ricevuti sui social network, spintisi fino a minacce di morte.  “Scrivono cose indicibili, a me e al mio assistito – ha affermato Salvagni a Radio Cusano Campus-. Ci dovrebbe essere una maggiore presa di coscienza. La critica anche aspra fa parte della libertà di pensiero e deve continuare ad esistere. Ma quella becera, di basso livello, i commenti disgustosi andrebbero evitati. Agirò per vie legali contro chi mi insulta. E’ finito il momento di essere stilosi e accettare il confronto supinamente. Certi commenti fanno accapponare la pelle. Ho ricevuto anche lettere con minacce di morte. Ma questo non mi fermerà, sono convinto dell’innocenza di Bossetti e andrò avanti”.

AL PROCESSO PERITI IN CONFLITTO SUI PELI

Il consulente di parte civile della famiglia di Yara Gambirasio, Giorgio Portera, condivide il risultato della relazione del Ris per quanto riguarda l’appartenenza del dna trovato sul corpo della ragazza a Ignoto 1 e la conclusione che ha portato gli investigatori a ricondurre il dna di Ignoto 1 “a quello dell’odierno imputato”, quindi a Massimo Bossetti. Portera lo ha detto a conclusione della sua testimonianza, rispondendo a una domanda dei legali di parte civile.

La genetista Sarah Gino, consulente della difesa di Massimo Bossetti, ha cominciato la sua deposizione valorizzando la presenza sugli indumenti che Yara Gambirasio indossava quando fu trovata uccisa di sette peli che non appartengono né alla vittima né al muratore di Mapello, unico imputato per l’omicidio della tredicenne. Un risultato, questo, a cui si giunse mediante l’analisi del Dna mitocondriale.  La genetista ha ricordato come, dalle stesse indagini eseguite dagli esperti di Pavia, consulenti della Procura, era emerso che sul corpo della ragazza non erano state trovate formazioni pilifere riconducibili a Bossetti. Alcuni dei peli che sono risultati non appartenere né all’imputato né alla vittima furono trovati nella felpa della ragazza e, di conseguenza, per l’esperta, “non vi è stata contaminazione” sulla scena del crimine. Sarah Gino affianca l’altro consulente dalla difesa, il biologo Marzio Capra, già impegnato in numerosi casi, tra cui l’omicidio di Chiara Poggi.

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