L’analisi dell’Istituto Cattaneo smaschera, numeri alla mano, le bugie dei tre Matteo sull’esito dei ballottaggi

di LUCA DELLA MONICA – L’Istituto Cattaneo –  specializzato nella analisi dei flussi elettorali, cioè degli spostamenti dell’elettorato da uno schieramento all’altro o da un partito all’altro tra le varie consultazioni – stronca senza mezzi termini i goffi tentativi di minimizzare la nuova sconfitta elettorale messi in atto da Matteo Renzi e dai suoi fedeli scudieri Matteo Orfini e Matteo Ricci (uno specializzatosi nel killeraggio del sindaco Pd di Roma Ignazio Marino, l’altro che farebbe meglio a dedicarsi esclusivamente al suo ruolo di sindaco di Pesaro).

E cita semplicemente i numeri: l’alleanza FI-Lega-Fdi conquista 16 capoluoghi contro i 6 andati al centrosinistra, ribaltando i risultati del 2012. Per il centrosinistra il profilo della sconfitta è piuttosto netto e assume contorni clamorosi nel Centro-Nord dove il cuore rosso dell’Italia sembra davvero in affanno.

Inoltre secondo il Cattaneo “in Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna e in un capoluogo toscano, il centrodestra si impone grazie anche alla confluenza delle preferenze M5S, mentre è il Sud a svelare la sua anima di sinistra forte anche di alcuni apparentamenti con le liste di centro e dei voti di parte dei pentastellati, il cui elettorato, almeno per metà, vira in tutta la penisola comunque all’astensione”.

Secondo l’istituto Cattaneo l’unica forza con un bilancio negativo nei comuni al ballottaggio (superiori ai 15mila abitanti) è il centrosinistra laddove il centrodestra risulta vincente su quasi una città su due.

Tra primo e secondo turno – rileva l’istituto di ricerca – il centrosinistra perde 28 Comuni superiori ai 15mila abitanti (passando da 90 a 62) laddove il centrodestra passa da 51 a 70 municipalità. E anche il tasso di vittoria ai ballottaggi, storicamente negativo per Berlusconi & co., risulta ribaltato con un 55,8%. Ballottaggi che, come alle precedenti amministrative, vedono una perfomance nettamente vincente del M5S, che conquista 8 città sulle 10 in cui concorreva. In termini assoluti, nei capoluoghi il centrodestra prevale sul centrosinistra con 576.204 voti contro le 561.032 andati a Pd e alleati. E clamorosa è l’incursione della destra al Centro-Nord laddove il centrosinistra, rispetto al passato, avanza in Regioni come Calabria, Puglia, Campania e Basilicata.

I flussi, ai ballottaggi, penalizzano i candidati di centrosinistra a causa, soprattutto, di un elettorato infedele e dell’aiuto, seppur parziale, dei militanti M5S. A Genova, ad esempio, secondo l’Istituto Cattaneo è Marco Bucci (cd) ad avvantaggiarsi del voto M5S laddove Gianni Crivello (cs) si vede confluire buona parte dei voti andati al primo turno agli ex M5S Putti e Cassimatis. A Pistoia il candidato di centrodestra Tomasi ribalta il risultato del primo turno grazie a 3 fattori: il 2,2% degli elettori arriva direttamente dall’avversario di centrosinistra Bertinelli; l’1,6% passa da Bertinelli all’astensione; Tomasi attira maggiormente gli elettori M5S.

Diverso il quadro Sud dove Lecce si impone come città campione: in Salento, infatti, è il candidato di centrosinistra Salvemini a ribaltare l’esito del primo turno, che lo vedeva in svantaggio grazie a tre elementi: la fuga verso l’astensione degli elettori del candidato di centrodestra Giliberti, l’apparentamento del Centro, la confluenza di parte dei voti grillini. E il M5S? Dopo il disastro al primo turno può sorridere confermandosi “macchina da ballottaggi”: i suoi candidati ne vincono 8 su 10 e Carrara, secondo il Cattaneo, non solo “rubano” il 2,8% di voti al diretto avversario del centrosinistra ma attraggono preferenze dall’elettorato del centrodestra e, soprattutto, da quelle delle liste civiche.

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