La lezione arrivata a Giorgia Meloni dall’esito delle elezioni politiche spagnole

di SERGIO SIMEONE* – Avevamo scritto qualche settimana fa che le elezioni politiche spagnole avrebbero rappresentato un test importante in vista di una futura alleanza dopo le prossime elezioni europee tra il PPE e il partito dei conservatori europei , fortemente auspicata dal presidente dei popolari europei, Max Weber e dalla leader di FdI Giorgia Meloni, che è anche presidente del partito dei conservatori. Avevamo anche detto che il progetto politico in questione trovava un forte ostacolo nel programma elettorale terrificante presentato dal membro  spagnolo del partito dei conservatori, VOX, formazione capitanata da Santiago  Abascal.

Non ci eravamo sbagliati: gli elettori spagnoli hanno visto balenare davanti ai loro occhi il pericolo di perdere, se fosse nato un governo condizionato dai fanatici neo-franchisti di Abascal, tutte le conquiste realizzate negli ultimi anni in materia di diritti civili (dal diritto all’aborto alle leggi contro gli stupri, alle unioni civili), di vedere vanificate tutte le misure per contrastare i cambiamenti climatici previste dal green deal  della Commissione Europea fino ad arrivare alla disdetta degli accordi di Parigi, la cancellazione di tutte le autonomie territoriali, una politica sull’immigrazione ridotta al respingimento puro e semplice di tutti gli immigrati. E hanno scelto perciò di  ridimensionare la formazione di estrema destra privandola di quasi la metà dei seggi conquistati nella precedente consultazione. I popolari pertanto, pur avendo conquistato la maggioranza relativa, anche se avessero ancora lo stomaco di allearsi con questa impresentabile formazione politica, non avrebbero la possibilità di formare un governo che abbia la fiducia del Parlamento.

Il fallimento della coalizione tra popolari ed estrema destra in Spagna ha naturalmente una rilevanza politica che investe tutta la scena politica europea. Il colpo più duro lo ha subito Giorgia Meloni, che, in qualità di presidente dei conservatori europei, si era impegnata nella tessitura dell’alleanza con il PPE e che più di tutti si era esposta pubblicamente a sostenere questa formazione con le sue trasferte nella penisola iberica, dove aveva suscitato grande entusiasmo tra i militanti di estrema destra con i suoi infuocati discorsi in lingua spagnola.

Poiché non le manca il fiuto politico deve aver capito che Abascal stava esagerando e si era un po’ defilata, ma poi non aveva potuto fare a meno di intervenire negli ultimi giorni della campagna elettorale con un video, nel quale però si è guardata bene dal toccare i temi più scabrosi del programma di VOX, preferendo concentrare il suo discorso sul tema di più facile presa: la lotta ai migranti clandestini. Ma ormai la frittata era fatta e non poteva certo con il suo video fermare il disastro.

Ma le ripercussioni del voto spagnolo ci sono state anche in Germania, dove il segretario della CDU Mertz, che qualche giorno fa, certamente d’intesa con Weber, aveva cominciato a fare qualche apertura di credito addirittura alla neonazista AFD, si è affrettato a dichiarare che era stato frainteso e che mai e poi mai avrebbe proposto alleanze con la estrema destra tedesca. Ha invece gioito per la débacle di Abascal il popolare polacco Tusk che è impegnato in un duro confronto con il partito della giustizia di Mariovecki, membro autorevolissimo dei conservatori europei.

Siamo all’inizio di una presa di coscienza da parte di tutti gli europei del pericolo che la estrema destra rappresenta per la tenuta delle conquiste democratiche realizzate nel nostro continente dopo la caduta dei fascismi e ad un arresto della sua avanzata che sembrava inarrestabile? Le elezioni europee del prossimo anno ci daranno la risposta.

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil

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