LA GRANDE AMAREZZA/ La lotteria dei rigori sorride alla Germania, azzurri eliminati da Euro 2016: ma l’ItalConte esce a testa alta

darmiandi FABIO CAMILLACCI/

La Germania infrange il tabù Italia solo grazie alla maledetta lotteria dei calci di rigore. Ma, l’amarezza è tanta, tantissima; fa male, malissimo, uscire così. Finisce dunque ai quarti di finale lo splendido cammino della Nazionale a Euro 2016: il 19° rigore calciato nella serata di Bordeaux (18 più quello di Bonucci nei tempi regolamentari) pone fine all’era Conte in azzurro. La Germania, che come detto per la prima volta ha la meglio sull’Italia in una sfida di Europei e Mondiali, però è riuscita a evitare l’ennesimo schiaffo. Resta l’orgoglio per aver visto all’opera una bella squadra, tecnicamente non eccelsa ma tosta, dura, mai doma. Una squadra capace di fare innamorare tutti e di colmare il gap coi campioni del mondo in carica. Complimenti a tutto il gruppo azzurro.

Ore 21, Bordeaux: si comincia. Prologo ricco di emozioni tra gli inni e l’omaggio alle vittime del terrorismo in Bangladesh. Sugli spalti, la marea bianca tedesca non prevale sull’azzurro italiano. La Germania sarà anche la corazzata più temibile di Euro 2016, noi saremo anche senza centrocampo o quasi, ma l’Italia si presenta decisa a vendere cara la pelle. Se Löw pensava di sorprendere Conte preferendo Höwedes a Draxler e varando il 3-5-2 con Gomez e Müller di punta, niente da fare: il c.t. azzurro schiera la solita formazione compatta, attenta, all’altezza della situazione. Tanto che le migliori occasioni per i tedeschi arrivano poco prima dell’intervallo e sono casuali: Gomez trova un colpo di testa alto solo perché un’ingenuità di De Sciglio (che regala la superiorità numerica agli avversari) scopre un lato di campo, mentre il successivo tiro debole di Müller è figlio di rimpalli. L’unico appunto che si può muovere agli azzurri, quando difendono, è il troppo tempo concesso a Hummels in fase di impostazione; il difensore tedesco lancia bene tanto quanto Bonucci. Ma non si paga dazio. E anzi, un errore di Kimmich e un rischio preso da Neuer fanno drizzare i capelli in testa a Löw.

Sturaro, sostituto di De Rossi, va vicino al gol del vantaggio. L’Italia ha davvero poco o nulla da offrire centralmente, quando deve impostare. Parolo non può essere De Rossi (Daniele ce la fa solo per la panchina), quindi il pallone va subito agli esterni e da lì il gioco si velocizza verso Pellè o Eder, sperando che i due riescano a combinare o a innescare Giaccherini. Si cerca il blitz, più che tessere la tela. L’infortunio prematuro di Khedira causa l’ingresso di Schweinsteiger, che di lì a poco si vedrà annullare (giustamente) un gol per fallo in attacco. Il brivido più intenso del primo tempo, però, è azzurro: Bonucci indovina il lancio spacca-difesa, Giaccherini è pronto come lo fu col Belgio, il pallone finisce a Sturaro il cui tiro è deviato in angolo. Non è moltissimo, ma è abbastanza per ribadire che ci siamo anche a noi, qui, a sognare la semifinale.

Germania avanti. Due squilli tedeschi in avvio di ripresa: Müller stavolta calcia degnamente, ma ancora non si sblocca in questo Europeo, perché Florenzi salva con un’incredibile “colpo della scorpione” sulla linea di porta. Poi Boateng esplode un sinistro alto da lontano. Sturaro, De Sciglio e Parolo prendono cartellini in rapida sequenza. Si soffre un po’ di più, i tedeschi aumentano i giri del motore. L’Italia scricchiola, resiste fino al 19′ e poi cede: Gomez (in fuorigioco a inizio azione) vede il taglio di Hector, una deviazione favorisce Özil che insacca. E’ l’1-0 e soltanto “san” Gigi Buffon, un istante più tardi, impedisce che arrivi il raddoppio, superandosi su Mario Gomez che invece di sfondare la porta da due passi, prova a umiliarci con un colpo di tacco. E’ l’ultimo acuto dell’ex attaccante viola, che poi si fa male e lascia il posto al talento Draxler.

Il pareggio azzurro. L’Italia di Conte sembra sulla ginocchia, ma ha un cuore più forte, più pulsante, più coraggioso dell’immaginabile. Si getta in avanti, sfiora il pari con Pellè. E con la sola forza d’urto si guadagna l’occasione per l’1-1: folle mano di Boateng in area: è rigore, Bonucci la mette dove nemmeno super Neuer può arrivare. Boato del settore riservato al tifo azzurro: tutto da rifare, ci siamo ancora. Ci siamo sempre. Il cronometro corre verso il 90′, coprendo velocemente il quarto d’ora che separa il penalty del difensore bianconero dalla fine dei tempi regolamentari. E’ una manciata di minuti che rimette tutto in equilibrio, fa perdere ai tedeschi un po’ di sicurezza e prepara la mezz’ora overtime.

La maledetta lotteria dei rigori. I due tempi supplementari scivolano via con poche chance da entrambe le parti, la tensione blocca la voglia di osare, c’è spazio solo per un paio di tentativi di Draxler e Özil, nonché per l’ingresso in campo di Insigne e in extremis di Zaza. Conte lo mette in vista dei rigori ma proprio l’attaccante lucano sbaglia il primo penalty di una sequenza interminabile, da scombinare il battito cardiaco a qualunque persona per cui il pallone conti qualcosa. Falliranno anche Müller (niente, ancora Buffon a dirgli di no), Pellè, Özil e Bonucci. Quando si tratta di far scorrere i titoli di coda, Schweinsteiger manda alto. Fino all’ultimo sussulto di Neuer, che respinge la battuta di Darmian al 17° tiro dal dischetto (foto). Buffon per poco non lo imita su Hector, invece il pallone gonfia la rete. E così passa la Germania (nella foto Reuters-Gazzetta dello Sport in home page: l’esultanza dei tedeschi al rigore decisivo trasformato da Hector). Per una volta, ma sudando le proverbiali sette camicie. L’Europeo azzurro si chiude qui, il ciclo di Conte anche: lo attende l’avventura in Premier League alla guida del Chelsea. Un’eredità pesante per il nuovo c.t. azzurro Ventura chiamato subito a centrare la qualificazione al Mondiale di Russia 2018. Ribadiamo quanto scrivemmo alla vigilia: questa Nazionale non brilla per qualità tecniche ma merita solo applausi per quanto fatto in questi Europei. Un gruppo imperniato sulla migliore difesa del mondo e con un valore aggiunto: Antonio Conte. Chapeau.

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