La celebrazione dell’assassinio di Borsellino in un clima di veleni e di sospetti

Borsellinodi LARA SIRIGNANO (Ansa)/Il fuori programma arriva nel pieno della cerimonia, davanti al capo dello Stato, dopo le strette di mano e i saluti ufficiali. Quando il rito della memoria, mai come quest’anno preceduto da veleni e polemiche, ha preso il via. Manfredi Borsellino si avvicina al palco con un foglietto in mano. Lui, schivo e commosso, la voce che si rompe spesso, scombina un cerimoniale studiato nei particolari. E nel giorno in cui si dovrebbe ricordare il padre, ucciso da Cosa nostra 23 anni fa, parla di sua sorella Lucia, da un mese ex assessore alla Sanità della giunta Crocetta. Il presidente della Regione non è tra gli ospiti. Ha delegato il suo vice Baldo Gucciardi, preferendo non partecipare alla manifestazione organizzata dall’Anm, dopo la pubblicazione della notizia, smentita poi dalla Procura di Palermo, di una sua presunta conversazione intercettata col medico Matteo Tutino. Nella telefonata, il re della chirurgia plastica, ai domiciliari per truffa, avrebbe detto che la Borsellino andava fatta fuori come suo padre.

Il nome di Crocetta Manfredi Borsellino non lo pronuncia mai. Ma, nel gelo della sala, davanti al capo dello Stato, ai ministri dell’Interno e della Giustizia Angelino Alfano e Andrea Orlando, il figlio del magistrato parla del silenzio dell’istituzione regionale dopo le dimissioni della sorella. Una sorella “costretta a subire umiliazioni e offese e a vivere lo stesso calvario del padre”. “Non ho mai lasciato sola Lucia Borsellino. – risponde a distanza il Governatore siciliano, da giorni chiuso nella sua casa di Tusa – Il suo calvario è stato il mio fin dall’inizio. Se vogliono la mia vita per una colpa che non ho commesso, io la darò”.

Dell’intercettazione, nel suo intervento, Manfredi Borsellino non sa e non vuole parlare. Lascia ai magistrati scoprire cosa sia accaduto. Ma le sue parole pesano come macigni.

Non si sottrae, invece, dal parlare dell’ultimo veleno palermitano il ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Io credo a Lo Voi”, dice ai cronisti arrivando in tribunale, e riferendosi alla secca smentita del capo dei pm che, da giorni, nega l’esistenza dell’intercettazione. “Se l’intercettazione non è vera come dice Lo Voi, chi ha fabbricato la bufala si deve dimettere”, spiega il ministro che aggiunge sibillino: “se ci sono altri magistrati che sono in possesso della registrazione della conversazione tra Crocetta e Tutino, la cui esistenza è stata smentita dalla Procura di Palermo, lo dicano. Perché l’incertezza crea un clima insopportabile”.

Ma se ancora si discute dell’esistenza della presunta telefonata, di certo, i magistrati di pesantissime conversazioni intercettate, molte proprio con oggetto l’ex assessore alla Sanità, ne hanno a iosa. E tutte agli atti dell’inchiesta per cui il medico amico del presidente della Regione, che usava le strutture pubbliche per fare interventi estetici, è finito ai domiciliari. Dai dialoghi emerge lo strettissimo rapporto che legava il chirurgo e Crocetta e sprezzanti giudizi sull’assessore. “Io gli dico tutto perché è il mio confessore”, diceva Tutino. I due discutevano animatamente di trasferimenti di dirigenti dell’assessorato. “Tu devi fare una cosa molto semplice, fare congelare il provvedimento, aspettare la nomina di cosa, e a questa la sbagniamo in un altro posto va bene? Ok?… – diceva Crocetta – non creiamo fibrillazioni in piena finanziaria, in pieno nomina dei manager, capito. L’abbiamo sopportata un bel po’, sopportiamo altri 15 giorni, va bene?”. E ancora “con Lucia (Borsellino ndr), me la vedo io”.

Con sullo sfondo le polemiche e le durissime parole di Manfredi Borsellino le cerimonie vanno avanti. Parlano il capo della Polizia Alessandro Pansa che sciorina i numeri delle vittorie dello Stato contro la mafia, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, che invita a non inquinare la memoria coi veleni e il ministro Orlando, che ringrazia i figli del giudice ucciso per il loro impegno e auspica la creazione di una Procura europea contro la criminalità.

Non interviene invece il capo dello Stato che, però, abbraccia forte il figlio di Borsellino.

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