“In un clima di massima collaborazione istituzionale” l’audizione del presidente Conte e dei ministri Speranza e Lamorgese a palazzo Chigi, da parte del pm di Bergamo Maria Cristina Rota, sulla mancata “zona rossa” anti-coronavirs ad Alzano e Nembro

La pm di Bergamo Maria Cristina Rota arriva a Palazzo Chigi per l’audizione  del presidente del Consiglio Giuseppe Conte (foto Ansa di Wendy Elliott)

Le audizioni (sulle vicende connesse all’epidemia di coronaviorus nell’area di Alzano Lombardo e Nembro) si sono svolte in un clima di massima distensione e di massima collaborazione istituzionale”. Lo ha detto il procuratore di Bergamo Maria Cristina Rota dopo aver sentito a Palazzo Chigi (foto), come persone informate sui fatti,  il presidente Giuseppe Conte e i ministri della Salute, Roberto Speranza, e dell’Interno, Luciana Lamorgese

Ora – ha aggiunto la magistrata, che si è fermata qualche istante con i giornalisti davanti a palazzo Chigi – noi ce ne andiamo, grati delle dichiarazioni che abbiamo avuto, a completare il nostro lavoro“.

I cronisti le hanno chiesto: «Lei aveva detto che la zona rossa era responsabilità del governo… “.  Risposta della dottoressa Rota: «No. Avevo dichiarato che dalle dichiarazioni che avevamo in atto c’era quella in quel momento. Oggi non ho altro da aggiungere” .

L’audizione è durata circa 3 ore. Dopo sono stati ascoltati anche i ministri dell’Interno Luciana Lamorgese e della Salute Roberto Speranza. In quale in un post su Facebook ha scritto: “Penso che chiunque abbia avuto responsabilità dentro questa emergenza, dal capo dell’Oms al sindaco del più piccolo Paese, debba essere pronto a rendere conto delle scelte fatte. È la bellezza della democrazia. È giusto che sia così. Da parte mia ci sarà sempre massima disponibilità nei confronti di chi sta indagando“.

Sulla mancata “zona rossa” ad Alzano e Nembro – lo ricordiamo – la magistratura si è mossa dopo la presentazione di alcune denunce contro ignoti presentate da famigliari delle vittime del coronavirus, per stabilire eventuali responsabilità per l’ulteriore diffusione dei contagi e, se del caso, a chi spettasse istituire la “zona rossa”: al Governo o alla Regione, o a entrambi, e inoltre se ci siano o meno responsabilità penali e se il non aver isolato i due Comuni, dove già dalla fine di febbraio i contagi erano cresciuti i maniera esponenziale, sia stata una delle cause che hanno portato all’alto numero di morti in Val Seriana e nelle sue Rsa, altro tema di indagine assieme a quello del caso dell’ospedale di Alzano.

Ma intanto proseguono le polemiche. In questo caso innescate dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori che in un tweet si è lamentato che in Regione «da quando abbiamo segnalato che i decessi reali erano molti di più di quelli “ufficiali”, hanno secretato i dati per provincia». Immediata la replica del la Regione Lombardia secondo cui la denuncia di Gori “non corrisponde al vero” perché l’informazione “non è cambiata e continua a essere la stessa”.

Due giorni fa il pool di magistrati guidati dal Procuratore facente funzione Maria Cristina Rota ha ascoltato il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e haproseguito anche nella raccolta del materiale, come carteggi, verbali interni del comitato tecnico scientifico della Protezione Civile, delibere e decreti del presidente del Consiglio dei ministri, per ricostruire che cosa è accaduto esattamente dal 3 al 7 marzo, quando poi il governo ha deciso di trasformare l’intera Lombardia e altre 14 province in “zona rossa”.

Conte aveva già dichiarato a suo tempo che avrebbe ribadito come la Regione Lombardia, con cui da mesi c’è un rimpallo di responsabilità, aveva gli strumenti tecnici per agire in autonomia, come hanno fatto altre Regioni.

Concluse le audizioni romane, i Pm bergamaschi, che sulla vicenda hanno già sentito tra gli altri il presidente della Lombardia Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera, dovrebbero cominciare a tirare le fila e stabilire se si sia trattato di atti da incasellare in scelte politiche o se siano da ipotizzare o meno eventuali responsabilità penali. In queste secondo caso il procedimento dovrebbe essere trasmesso al Tribunale dei Ministri del distretto e quindi a quello che ha sede presso la Corte d’Appello di Brescia. Comunque la ricostruzione sulla mancata zona rossa servirà a inquirenti e investigatori per avere un quadro di fondo per proseguire eventualmente con gli altri filoni di indagine.

Ancora ieri Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, ha spiegato che è stata sollevata “l’attenzione sulle aree dove c’erano il numero maggiore di casi e sono state fatte, con una tempistica stringente e non perdendo assolutamente tempo, tutte le analisi che hanno permesso al decisore politico di fare le scelte del caso”.

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