«In carcere non torno più», dice Corona (libero e affidato a don Mazzi)

Fabrizio Corona in una immagine d'archivio). Lele Mora, interrogato dai pm di Milano nell'ambito di un'inchiesta su una maxi-evasione fiscale chiusa nel luglio scorso, ha raccontato di avere avuto una "relazione" con Fabrizio Corona e di avere speso per lui "circa 2 milioni di euro" tra il 2004 e il 2006. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

“Sono felice e giuro che in carcere non ci tornerò più”. Sono le prime parole dette da Fabrizio Corona appena è uscito dal carcere di Opera per essere affidato in prova temporaneamente alla comunità di Don Antonio Mazzi. Per motivi di salute a Corona è stata sospesa l’esecuzione della pena. Il re dei paparazzi aveva detto di soffrire di ”attacchi d’ansia”. L’ex paparazzo ha riportato una serie di condanne definitive per un totale di 14 anni di reclusione, poi ridotti a oltre 9 anni, di cui oltre 6 anni ancora da scontare. La difesa contesta soprattutto i 5 anni per il cosiddetto foto-ricatto all’ex attaccante juventino David Trezeguet. Una pena inflitta per il reato di estorsione aggravata che non consente di chiedere, al momento, una misura alternativa alla detenzione, come l’affidamento in prova ai servizi sociali o i domiciliari.

A dicembre scorso, anche attraverso l’avvocato e parlamentare Ignazio La Russa, era stata presentata una domanda di grazia parziale a Giorgio Napolitano per chiedere la cancellazione dei due anni e mezzo che Corona deve ancora scontare per il caso Trezeguet.

“Sto male, ho seri problemi psicologici e vi chiedo di darmi un’opportunità”, aveva chiesto Corona. I suoi legali, gli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, “ora è un uomo molto provato con problemi seri dal punto di visto psicologico e psichiatrico e che in carcere sta soffrendo di stati d’ansia, psicosi, depressione e attacchi di panico”. Per questo nelle scorse settimane i difensori presentarono ai giudici della Sorveglianza di Milano (presidente Marina Corti, relatore Beatrice Crosti) un’istanza di detenzione domiciliare. Aveva chiesto, in sostanza, che l’ex agente fotografico potesse uscire dal carcere e proseguire il regime detentivo in una comunità e, in particolare, nella fondazione Exodus di Don Mazzi, dove lavora anche un suo vecchio amico dello star system, Lele Mora. L’istanza della difesa era basata su una consulenza psichiatrica nella quale Corona viene descritto come un uomo dalla personalità “narcisistica” e “borderline”. Un tipo di personalità che all’interno del carcere gli sta causando, secondo la relazione, gravi stati depressivi e psicosi.

Un elemento sottolineato anche dalla madre di Corona: “Anche se mio figlio ha sbagliato in passato il cumulo di condanne è eccessivo e ora va tutelata la sua salute”.

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