Il presidente della Consulta: “Al referendum si deve andare a votare”

Gossi Paolo ConsultaIl presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, ha lanciato un monito inequivocabile: “Si deve andare a votare al referendum, certamente nel modo in cui il cittadino riterrà di votare, ma credo si debba partecipare al voto. Nell’urna ognuno esprime il proprio convincimento, ma partecipare al voto fa parte della carta d’identità del cittadino”.

Grossi ha parlato anche dei diritti dei migranti. “Lo Stato disegnato dai costituenti è uno Stato sociale di diritto, dove emerge un pluralismo sociale che diventa pluralismo giuridico. Ognuno, anche il cittadino più debole ha una gamma di diritti di cui non può essere espropriato. Gli immigrati – ha detto – appartengono a questo novero di cittadini. Questo stato sociale viene minato da una certa visione economicistica che proviene dall’Europa? L’Europa ha un difetto di origine, nasce dal mercato. Questa Corte ha fissato parecchi punti fermi e quella è la strada da portare avanti. Dove ci sono segnali di identità costituzionale  dobbiamo preservarli”.

A proposito della polemica tra il governo e magistrati, il presidente della Consula ha sottolineato che “la qualità della magistratura italiana è egregia e notevole”, il problema risiede nel fatto che “vi è un carico eccessivo di lavoro e troppo pochi giudici. Non vi è una buona struttura organizzativa. Spesso le ordinanze di rimessione sono deludenti – ha aggiunto – mancano di riferimenti essenziali che ci consentano di cogliere la questione, ma credo che questo sia dovuto al cattivo modo in cui i giudici sono chiamati a lavorare”.

Dello stesso parere è il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il quale, intervistato da Radio Cusano Campus ha detto: “Chiunque abbia una cultura istituzionale e costituzionale, non può che dire che al referendum si deve andare a votare. Chi ha una concezione diversa non ha idea di quanto è stato difficile introdurre nella Costituzione questi elementi di democrazia diretta e quanto siano costati a chi condusse la lotta di Resistenza e a chi ha scritto la Costituzione. Bisognerebbe custodirli come oggetti preziosi e delicatissimi. Quello che non può succedere è che i cittadini pensino che un referendum sia inutile.

Ad Emiliano (che ha una lunga esperienza di magistrato) è stata posta anche una domanda sull’ipotesi di una limitazione all’uso delle intercettazioni nelle indagini giudiziarie. “Quando un politico viene coinvolto dalle intercettazioni –ha risposto – deve avere la forza di resistere. Quando non hai nulla da nascondere non devi temere. Le cariche pubbliche sono molto impegnative, perché sacrifichiamo la nostra vita privata nell’esercizio di questa funzione. Dobbiamo accettare che anche una cosa privata possa emergere. Non ce l’ha prescritto il medico di fare politica. Nel momento in cui le intercettazioni vengono utilizzate per diffamarti, esiste il reato di diffamazione. Se qualcuno ti calunnia, esiste il reato di calunnia. La dichiarazione del neo presidente dell’Anm mi è sembrata quella più giusta, cioè che esistono tutte le norme per sanzionare chi fa uso scorretto di intercettazioni telefoniche. Quando vivi una vita pubblica e qualcuno parla di te al telefono, ci sono volte che ti può andare bene e altre che ti può male. A me è capitato di ricevere complimenti e a volte calunnie. Quando le persone parlano di un’altra persona non sempre è oro colato. Quando invece sei coinvolto direttamente e fai qualcosa di scorretto è giusto che i cittadini lo sappiano. Se un fatto ha rilievo penale non c’è alcun motivo per impedirne la pubblicazione se non lede il segreto istruttorio. Se invece è un evento assolutamente privato e irrilevante, per quanto grave dal punto di vista morale, sta alla magistratura e ai giornalisti non renderlo pubblico. Ma per questo esistono già norme sanzionatorie”.

 

Commenta per primo

Lascia un commento