IL GIALLO SCHWAZER/ Sandro Donati, allenatore del marciatore azzurro, a Radio Cusano Campus rivela: “Prima del Campionato del mondo di Roma qualcuno mi consigliò di farlo arrivare secondo”

Schwazer-allen.-Prof.-Donati-1-1280x800di FABIO CAMILLACCI/

Il giorno dopo la nuova bufera doping che si è abbattuta su Alex Schwazer, il prof. Sandro Donati, allenatore del marciatore azzurro, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, all’interno della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia sull’emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it). In merito al presunto nuovo caso di doping che coinvolge l’atleta altoatesino, Donati ha detto: “Ci sono informazioni più riservate che sicuramente finiranno in qualche procedimento giudiziario e altre notizie che invece posso condividere. Quello che posso dire è che tutta la tempistica di questa procedura anti-doping nei confronti di Schwazer non ha precedenti per la sua stranezza e per i suoi lati oscuri. Schwazer è stato testato il primo gennaio e le sue urine sono state analizzate dal miglior laboratorio anti-doping al mondo di Colonia per tre giorni e queste analisi sono risultate negative. La Federazione internazionale però, non fidandosi di un atleta che ha avuto precedenti di doping, ha continuato a testarlo e le analisi hanno sempre dato esito negativo. Quindi la Federazione internazionale ha comunicato alla Federazione italiana che la squalifica era scaduta e Schwazer poteva tornare a gareggiare. E’ invece accaduto che a distanza di tempo quelle urine che avevano dato esito negativo siano state riprese, a dimostrazione di una volontà tenace e di una certa determinazione. Qualcuno ha fatto presente al laboratorio di Colonia che bisognava fare altre analisi. Al termine di queste analisi sono emersi risultati di positività di livello molto basso, che danno cioè una positività tenue. Il problema è che il fatto che quei livelli minimali ti facciano stare non in regola non è stabilito dalla letteratura scientifica internazionale, bensì da un piccolo mondo che gestisce in modo totale queste procedure e che da solo ha stabilito i criteri. Anche i periti che vanno a fare la seconda analisi e devono difendere la persona interessata non possono avvalersi del contributo della letteratura internazionale perché i dati su quel sistema ce l’hanno soltanto loro”.

I livelli di positività al doping di Schwazer. Donati (nella foto: Donati e Schwazer) a Radio Cusano Campus su questo punto ha sottolineato: “Sono livelli di positività ridicoli che non avrebbero alcuna possibilità di influire sulla prestazione dell’atleta. Stiamo parlando di anabolizzanti e stiamo parlando di un ragazzo alto 1 metro e 87 centimetri e che pesa 67 kili, quindi è il contrario degli anabolizzanti. Inoltre, Schwazer è da giugno dell’anno scorso che va forte e col tempo è andato sempre più forte, quindi non aveva nessun senso di incertezza, di dubbio sulle sue capacità di prestazione. Schwazer l’ho messo ad abitare a 100 metri da casa mia, l’ho affidato nelle mani del Dipartimento di ematologia dell’ospedale San Giovanni, che lo convocava a sorpresa, quando volevano loro. E’ stato controllato in ogni punto”.

I lati oscuri. Sui lati oscuri della vicenda, Donati precisa: “L’8 maggio scorso Schwazer vince dominando il Campionato del mondo a Roma, cinque giorni dopo si arriva alla positività dell’urina rianalizzata 5 mesi e mezzo dopo. Inizia un’altra stranezza assoluta: invece di essere tempestivamente comunicata questa positività e l’atleta sospeso, nessuno dice niente. Tanto che noi andiamo il 28 maggio a gareggiare a La Coruna dove lui arriva secondo”.

Minacce? Su questo aspetto Donati risponde: “Prima della gara di Roma io ho ricevuto dei ‘consigli’ per far arrivare secondo Schwazer. Una persona in carne ed ossa, che non si è nascosta dietro l’anonimato, mi ha suggerito di farlo arrivare secondo. Io devo confessare che avevo timore e quindi l’ho tenuto un po’ a freno, lui arrivato a metà gara mi ha detto che per lui quello era un passo d’allenamento e ha accelerato staccando tutti. E’ l’abbinamento Schwazer-Donati che non va giù. E’ questa l’angoscia che ho. Dico a me stesso che l’ho aiutato a riscoprire il suo enorme talento, ma poi l’ho affondato per il fatto che per colpire me hanno distrutto lui. Ad Alex ho detto che quando c’è stato il caso del 2012 lui è precipitato nella disperazione e nella solitudine. Questa volta, se non altro, avrà tantissime persone che gli staranno vicine e lo aiuteranno. La Iaaf potrà anche avere l’ultima parola sulla vicenda e dire che è positivo, ma io ti evidenzio tutte le contraddizioni e i lati oscuri, quindi finchè non li spieghi rimani quello che sei. Nello sport sono entrate altre forze molto strane, allora diventa complicato perché sono in grado di fare tante cose”.

Replica a Magnini. Al nuotatore azzurro perplesso, Donati manda a dire: “Mi hanno detto che Magnini trovava molto strana questa procedura di analisi e questa positività dopo 5 mesi. Un atleta come lui sa benissimo che un’analisi viene fatta in pochi giorni, poi viene subito reso noto il risultato”.

Controllo alla Rigaudo all’interno del Quirinale. Il pensiero finale di Donati sulla Rigaudo è chiaro: “Questo è un atto inopportuno. Me lo spiego in questa maniera: la Federazione internazionale è accusata di aver aperto gli argini al doping e di averlo coperto anche, quindi cercano di recuperare la faccia e la credibilità e sono andati oltre, facendo questa stupidaggine”.

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