Iacopino si dimette da presidente dell’Ordine dei giornalisti con un discorso-denuncia

Enzo Iacopino si è dimesso da presidente dell’Ordina nazionale dei giornalisti. L’annuncio lo ha dato via Facebook con una lettera aperta di accorata denuncia rivolta alla categoria dei giornalisti, ma anche a quella degli editori e a quanti dovrebbero garantire in Italia dignità professionale ed economica a chi lavora nell’informazione.

«Il recupero della credibilità della categoria si è rivelato un vero fallimento», scrive Iacopino richiamando ciò che ha detto nel suo intervento al consiglio di ieri, in cui ha annunciato le dimissioni. E così prosegue: «Prevalgono un gioco perverso e irresponsabile di opposte militanze, il settarismo, la superficialità, le urla, le volgarità – prosegue -. C’è chi si compiace di galleggiare tra gelati e patate. Perfino la trasmissione di segnalazioni ai consigli di disciplina territoriali, un atto imposto dalle leggi e dalle norme interne, diventa materia per polemiche, alimentate da “professori del diritto” che si dividono equamente tra analfabeti del diritto e oltre. Non so dove siano finiti il rispetto rigoroso per la verità e per la dignità delle persone, al quale ci ha richiamato Papa Francesco. No, non riesco a ritrovarmi più in questo modo di fare informazione». Iacopino sottolinea inoltre che «l’equo compenso, una battaglia dell’Ordine tesa a dare dignità e speranza alle migliaia di “ultimi” di tante età, è morto. Assassinato da fuoco amico! Da chi ha accettato che si codificasse il prezzo della schiavitù: 4.980 euro (tasse, spese, foto, video, abstract per l’on line compresi) per il lavoro di un anno. Vergogna, non per chi lo impone, ma per chi tra noi se ne è fatto complice. Il “padrone” non è il lettore, come scriveva Indro Montanelli, ma per alcuni l’interesse a volte personale, il business, il burattinaio di riferimento, contribuendo ad alzare barriere, a creare ghetti, ad alimentare un clima che non porterà a nulla di buono per il paese – scrive ancora -. Ho provato, ho tentato di evitare questa deriva legata anche a norme che consentono ad editori improvvisati non solo di maramaldeggiare sfruttando i colleghi, ma di piegare il bene primario dell’informazione ai loro interessi. Non ne sono stato capace. Scusatemi, se potete. Ne prendo atto e ne traggo, appunto, le conseguenze».

 

1 Commento

  1. Jacopino, ma chi credi che ti ascoltera´? Chi scrive oggi va a pescare vecchi fatti di cronaca rivendendoli per nuovi. Chi osa mettere il naso in faccende dilicate viene regolarmente fatto fuoiri sul tipoo della Gabanelli in Report. Queta non movere, dicevano i latini e quasi tutti i pseudo giornalisti di oggi seguono fedelmente questo prin cipio.

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