I CASACOMICA

di ENNIO SIMEONE/ORA di punta

Nei giorni di agosto in cui giornali, telegiornali e tribune televisive erano inondati da foto, filmati, commenti, interviste, dichiarazioni e commenti di opinionisti a getto e a gettone continuo sui pomposi e provocatori funerali a Roma del boss Vittorio Casamonica quasi nessuno (tra “amici” e nemici) ha perso l’occasione per mettere nel mirino soprattutto il sindaco Ignazio Marino, “colpevole” di trovarsi negli Stati Uniti per una vacanza di due settimane e di non aver diramato dichiarazioni di indignazione per quel carro funebre che, trainato da impennacchiati cavalli, aveva sfidato indisturbato le vie della capitale.

Ci era parso apprezzabile questo silenzio, sia perché poteva essere considerato un saggio modo di non contribuire ad amplificare ulteriormente l’eco di quella sfacciata parata funebre, sia perché ciò che era accaduto a Roma non poteva essere in alcun modo imputabile al sindaco, ma, semmai, al prefetto, al questore e al comandante dei carabinieri. I quali, invece, immediatamente convocarono una conferenza stampa in cui il prefetto Gabrielli, con abile scaricabarile, deprecò… “la carenza di informazione” su quei funerali e se ne lavò le mani.

Purtroppo l’esatto contrario è accaduto dopo che, martedì, è andata in onda “Porta a porta” con l’intervista di Bruno Vespa alla figlia e a un nipote di Vittorio Casamonica nonché all’avvocato di famiglia, testimoni intimiditi il direttore del Messaggero Cusenza e la brava cronista giudiziaria del Corriere della Sera Fiorenza Sarzanini.

E’ vero – come ha contestato a Vespa la sera successiva, con signorile equilibrio ma con professionale fermezza, il giudice Sabella nella veste di assessore alla Legalità del  Comune di Roma – che la rappresentazione folcloristica della famiglia Casamonica e del più vasto e potente clan malavitoso della capitale, così come è emersa in quella trasmissione, è pericolosa e quindi deprecabile; ma è altrettanto vero che l’ondata di sdegno levatasi da tutte le forze politiche legate alla maggioranza di governo e dal Movimento 5 stelle per la scivolata del servizio pubblico televisivo (appena pochi giorni dopo il rinnovo dei vertici Rai attuato in gran fretta dalla stessa maggioranza ) è parsa sproporzionata, una prova di coda di paglia  che ha offerto ai Casamonica una eco ben più ampia del milione e 134 mila spettatori notturni del programma di Vespa, con l’aggiunta di una serie di bis durante l’intervista di replica al giudice Sabella, e con il corollario di articoli, interviste, filmati e dibattiti su tutte le reti televisive e sui giornali.

E dispiace che il sindaco Marino non abbia conservato, con coerenza, la freddezza che ebbe quando stava a New York, e si sia associato al coro degli indignati di rito. Un coro che rischia di far iscrivere il funerale Casamonica nella lista delle tragicommedie all’italiana.

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