E’ MORTO GIORGIO ALBERTAZZI. Teatro e cinema in lutto

L'attore Giorgio Albertazzi, in posa durante il photo call prima della conferenza stampa del film: 'C'e' chi dice no', regia di Giambattista Avellino, presentato oggi 5 aprile 2011 a Roma e nelle sale dal prossimo 8 aprile. ANSA/CLAUDIO ONORATI
Foto di Claudio Onorati (Ansa)

È morto la notte scorsa Giorgio Albertazzi. Il grande attore di teatro e di cinema, 92 anni, si trovava in Toscana nella casa di Pia De’ Tolomei. Era nato a Fiesole il 20 agosto 1923. La sua ultima apparizione in teatro era stata ne “Il mercante di Venezia”Era stato fino a pochi mesi fa in tournée con le Memorie di Adriano e il suo ultimo sogno sarebbe stato mettere in scena Giulietta e Romeo interpretato da due vecchi attori, con Valeria Valeri.

E’ dal 1989, quando aveva 66 anni, che Giorgio Albertazzi, recitava (foto a lato) in continue riprese ”Memorie di Adriano”, lo spettacolo tratto dal romanzo della Yourcenar con regia di Maurizio Scaparro, che è diventato il suo lavoro simbolo nel crescere di una coincidenza esistenziale con questo imperatore alla fine dei suoi giorni.

Giorgio Albertazzi”Facendolo parlo anche di me – confessò quando compì 90 anni – Del resto sento molto la fine della bellezza che si consuma che percorre questo testo, che coglie il momento in cui l’armonia tra corpo e anima si rompe ed entrano in conflitto. A certe battute mi sono sempre davvero emozionato, perche’ mi toccano nel profondo e penso, cercando di tenermi fuori, a tutti coloro che ho visto invecchiare, alla perdita della giovinezza che ho amato tanto”. Una nota più nostalgica che malinconica andata a unirsi al suo vitalismo mai esausto, al suo spiritaccio fiorentino, al suo essere attore sino in fondo tanto da salire in palcoscenico finchè ha potuto, anche quando stava male, perchè solo lì si sentiva sempre vivo. Così era attore anche nella sua vita, seduttore di qualsiasi tipo di pubblico, in scena e fuori, e non perdeva mai l’occasione per ricordare il proprio lavoro, certe interpretazioni diventate storiche: ”Recitavo, eccome recitavo!” esclamava a proposito del suo ”Amleto” all’Old Vic di Londra nel 1964, culmine di una fortunata tournee europea.

Da giovane ci mise qualche anno a imparare dai grandi di allora, da Ruggeri a Benassi, e ricordava di aver speso il resto della vita a liberarsene, per arrivare a aprire ”una crepa dall’interno del teatro tradizionale”, come scrisse qualcuno a proposito del suo ”Enrico IV” del 1983 con la regia di Antonio Calenda, in cui faceva del protagonista finto pazzo una metafora della stessa finzione dell’attore. Una visione nuova, un’ottica personale, un sapersi mettere in gioco con quella grazia e entusiasmo che potevano anche far tenerezza, se a sostenerli non ci fosse stato un fuoco interiore e quel presentarsi come ”Un perdente di successo”, titolo della sua autobiografia. Si pensi alla novità delle sue interpretazioni che ne fecero un divo della Tv anni ’60, tra teatro (come Romeo di Shakespeare inciampò in un cavo e dovette andare ad abbracciare Giulietta strisciando – era il 1960 e tutto si svolgeva in diretta) e sceneggiati, da L’idiota del 1959 a uno storico Dottor Jeckyll del ’68 di cui firmò anche l’innovativa regia, mentre del tanto cinema lo si ricorda praticamente solo protagonista di un film come L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais (1961).

Nato a Fiesole il 20 agosto 1923, figlio di operai, raccontava di aver recitato sin da bambino a villa Tatti di Bernard Berenson, dove il nonno era ”maestro muratore”, poi a scuola per amore di una professoressa, quindi aderendo a una filodrammatica e così via. La sua carriera iniziò veramente solo nel dopoguerra, superato il triste episodio che lo vide aderire alla Repubblica di Salò nel 1943, iniziativa mai rinnegata e vista come gesto di un ragazzo ventenne patriottico e che si illude di una rivoluzione sociale, che tra l’altro nel ’45 gli costò l’arresto e una condanna per collaborazionismo, due anni in prigione. Fu liberato con l’amnistia voluta dal segretario del Pci, Palmiro Togliatti, allora ministro della Giustizia. Quindi, studente di architettura, dopo una piccola parte nello storico Troilo e Cressidra di Luchino Visconti, a Boboli, dal 1950 per due anni fece parte della compagnia del Teatro Nazionale diretta da Guido Salvini e il suo primo ruolo importante fu ne Il candeliere di de Musset.

Il salto vero avviene però quando nel 1956, a cominciare da Il seduttore di Diego Fabbri, comincia a far coppia con Anna Proclemer, anche sua compagna di vita, riuscendo per quasi un ventennio ad essere tra i protagonisti della vita teatrale, proponendo classici moderni (da D’Annunzio a Pirandello), sia che andasse alla scoperta di autori contemporanei (da Sartre, Camus, a Fabbri, Brusati o Moravia), sia che facesse notizia affrontando testi come Dopo la caduta, dramma di Arthur Miller su Marylin Monroe con regia di Zeffirelli (1964) o facesse scandalo con La governante di Brancati e regia di Patroni Griffi, nel 1965 bloccato dalla censura per riferimenti all’omosessualità femminile. Da allora, da solo o con nuove compagne (la sua vita è costellata di compagne di scena e di vita, ma nel 2007 ha sposato Pia de’Tolomei), non smette mai di recitare, inverno e estate, sempre puntando a una interpretazione di qualità, spesso più di qualità dei suoi spettacoli, almeno sino appunto all’incontro con Scaparro e la Yourcenar al Teatro di Roma, del quale diverrà nel 2003 direttore per cinque anni.

Dopo il terremoto dell’Aquila recita Dante tra le macerie. Nell’Italia politicizzata del dopoguerra è sempre stato considerato un uomo legato alla destra, ma era fondamentalmente libero e ultimamente aveva confessato di aver votato Grillo, ma poi aveva aggiunto di volergli ”bene a prescindere, ma non so se lo voterei ancora”.

E’ sempre stato visto come il più inquieto dei nostri attori: ”energia pura traversata da forze devianti che si riconnettono a una certa qualità sciamanica – ha scritto Davico Bonino – Ha la vocazione della fenice. Ne deriva una specie di felicità elettrica che costringe questo attore difficilmente catalogabile a spendersi in continuazione” tra progetti irrealizzati, le grandi creazioni drammatiche, gli spettacoli sbagliati, provocazioni contro ogni convenzione e routine. A chi gli chiedeva se fosse credente, replicava: ”Detesto pensare che qualcuno da su ci consoli o ci punisca. Le mie consolazioni sono i miei ricordi”. Ricordi legati a una vita passata a recitare sapendo che ”recitare e’ un atto ridicolo, e’ mettersi alla berlina, non sapendo fare altro, uno si mette a buffoneggiare o finge di sentirsi male, di provar dolore o di essere in preda a un fou rire. E mentre agisce vede se stesso agire e questo gli dà insieme conforto e sgomento, perche’ l’arte è nuda e capace solo di far domande, cui non risponde”.

LA BIOGRAFIA DI ARTISTA.

(da Wikipedia) Ha debuttato sul palcoscenico nel 1949 in Troilo e Cressida di Shakespeare, con la regia di Luchino Visconti al Maggio Musicale Fiorentino. Pur avendo girato una trentina di film (tra cui una pellicola di Resnais L’anno scorso a Marienbad) e avendo lavorato molto in televisione, soprattutto come interprete di sceneggiati televisivi di successo negli anni sessanta (tra cui L’idiota e Jekyll), Albertazzi è soprattutto un grande attore di teatro, spesso anche regista dei propri spettacoli.

Nel 1964, in occasione del 400º anniversario della nascita di Shakespeare, debutta al teatro Old Vic di Londra con Amleto, diretto da Franco Zeffirelli e con protagoniste femminili Anna Proclemer e Anna Maria Guarnieri. Lo spettacolo che rimane in cartellone per due mesi, lo stesso attore viene premiato con una foto nella galleria dei grandi interpreti shakesperiani del Royal National Theatre, unico attore non di lingua inglese.

Come regista televisivo e come attore protagonista gira nel 1969 Jekyll, tratto dal romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson. Il suo primo e unico film come regista cinematografico, Gradiva, del 1970 – ove appare con Laura Antonelli – ha grossi problemi con la produzione e la distribuzione, esce solo in alcune sale, dopodiché viene ritirato.

Al Teatro alla Scala di Milano nel 1969 è Edipo in Edipo re (Sofocle) con musiche di scena di Andrea Gabrieli per regia di Giorgio De Lullo, con Anna ProclemerRenzo PalmerGualtiero TumiatiMario ErpichiniGabriele LaviaAlfredo Bianchini, Roberto Rizzi e Tonino Pierfederici. Nel 1974 prende parte alla serie televisiva Philo Vance, dove interpreta la parte dell’investigatore creato da S.S. Van Dine.

Al Teatro La Fenice di Venezia nel 1980 cura la regia e l’adattamento di Peer Gynt, da Henrik Ibsen con musiche di scena di Edvard Grieg ed è una voce recitante con Anna ProclemerElisabetta Pozzi e Bianca Toccafondi diretto da Piero Bellugi. Dal 1994 fonda e dirige, insieme all’Associazione Progetto Città, il Laboratorio Arti Sceniche Città di Volterra Il Verso L’Afflato Il Canto dal quale usciranno decine di giovani attori e attrici. Nel 1996 si è candidato alla Camera nel collegio di Tradate: sostenuto dal centrodestra, ottenne il 31% dei voti e venne sconfitto dal rappresentante della Lega Nord Carlo Ambrogio Frigerio.

Nel 1997 collabora con la cantante Giuni Russo in Verba Tango, spettacolo di musica contemporanea e poesia che vede la produzione di Ezio Trapani. Nel 1999 porta sulle scene Borges in tango con gli allievi della Scuola di Volterra. Dal 2003 è direttore del Teatro di Roma, ruolo poi dismesso anni dopo. Sua compagna sulla scena e nella vita (dopo un rapporto sentimentale con l’attrice Bianca Toccafondi) a partire dal 1956 è stata Anna Proclemer. A coronamento di una carriera molto intensa e peraltro ancora attiva, nel 2004 il pubblico italiano lo omaggia del Premio Gassman alla carriera. Contemporaneamente, porta in scena, insieme con Dario Fo, una serie di spettacoli-lezioni sulla storia del teatro in Italia, successivamente trasmessi da Rai 2.

Il 10 febbraio 2006 ha interpretato il Canto di Ulisse, da Dante, nel corso della Cerimonia di apertura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino. Il 12 dicembre 2007 si è sposato a Roma, tramite rito civile, con la nobildonna fiorentina Pia de’ Tolomei. I due hanno 36 anni di differenza: 84 Albertazzi, 48 la neo-moglie.

Nel 2009 al Teatro Ghione è interprete di Lezioni Americane di Italo Calvino, per la regia di Orlando Forioso, e al Teatro Greco di Siracusa di Edipo a Colono di Sofocle per la regia di Krzysztof Zanussi.

Sempre nel 2009, per Rai 2, ha registrato una lettura della Divina Commedia fra le rovine del centro storico dell’Aquila, in seguito al terremoto del 6 aprile. Il 1º settembre 2013 ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Ricadi.

Nel 2014 sorprende tutti partecipando alla decima edizione di Ballando con le stelle su Rai 1, diventando il concorrente più anziano di tutte le edizioni internazionali del programma, superando l’attrice Cloris Leachman che nel 2008, all’età di 82 anni, aveva partecipato all’edizione americana. Nella stagione 2014-2015 al Teatro Ghione è interprete di Il mercante di Veneziainsieme a Franco Castellano.

IL RICORDO DI PROIETTI: «Dirigerlo come suonare uno Stradivari» – ”Era il più grande attore italiano. Il pubblico lo sapeva benissimo e forse anche lui era cosciente del compito di essere l’ultimo dei grandi. Ma sempre con la voglia di sperimentare, di non essere mai ovvio”. Così Gigi Proietti commenta con l’ANSA la notizia della scomparsa di Giorgio Albertazzi, il grande mattatore del teatro italiano. Pur diversissimi, i due hanno incrociato le proprie strade più volte, sempre nel segno di Shakespeare. La prima, nel 2001, per un ”Falstaff” di cui Proietti firmò la regia. ”Dirigere Albertazzi? Era come suonare uno Stradivari – dice – Non bisognava certo dirgli come affrontare le battute. Anche se in realtà era talmente grande che un consiglio lo poteva anche seguire”. Poi negli anni Albertazzi è stato anche in cartellone nella stagione estiva del Globe Theatre di Villa Borghese, di cui Proietti è direttore. ”Un teatro popolare, senza palchetti, di cui però Albertazzi, nella sua voglia di sperimentare, era molto affascinato – racconta ancora il regista – Portò uno straordinario Prospero ne La Tempesta e Giulio Cesare. Il fatto che fosse disponibile anche per un’operazione più caratteristica, in cartelloni dove solitamente non compaiono grandi nomi, era un segno della sua curiosità nobile. In questa stagione troveremo il modo per ricordarlo”.

 

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Albertazzi  salutato da Giorgio Napolitano e dall’allora sindaco di Roma Ignazio Marino nel giugno 2014

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Giorgio Albertazzi si dichiarava non credente: “Io non sono credente, come non lo era Kafka”, diceva.

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