E’ MORTO CASSIUS CLAY, LEGGENDA DEL PUGILATO. Volle chiamarsi Muhammad Alì quando si convertì all’islam. Lo ha stroncato il morbo di Parkinson

35 ANNI FA IL MATCH DEL SECOLO FRA ALI' E FRAZIER/ SPECIALE Due pesi massimi d'eccezione, Muhammad Ali (D) e Joe Frazier sul ring di Manila l'1 ottobre 1975. Nel 2004, a 60 anni suonati, i due vecchi rivali tornarono sul ring, da pensionati della boxe, per un servizio fotografico in occasione dei 50 anni della rivista americana Sports Illustrated. ANSA-ARCHIVIO/TO
35 ANNI FA IL MATCH DEL SECOLO CON JOE FRAZIER  (Archivio Ansa)

E’ morto Classius Clay, leggenda del pugilato del ventesimo secolo. Aveva scelto, al culmine della carriera nel 1964, di cambiare il nome in Muhammad Alì,  dopo essersi convertito all’Islam. Campione del mondo dei pesi massimi e oro olimpico alle Olimpiadi di Roma ’60, aveva dovuto lasciare la carriera nel 1981. E’ deceduto nella notte all’età di 74 anni in un ospedale di Phoenix, in Arizona, dove era stato ricoverato giovedì 2 giugno per “precauzione”. Le sue condizioni non erano state giudicate gravi, ma data l’età e il morbo di Parkinson, di cui era sofferente da trent’anni, i medici avevano scelto la strada della prudenza.

Cassius MuhammedChe fosse stato aggredito dal Parkinson fu palese  dal tremore delle mani mentre accendeva la torcia olimpica nel 1996, ai Giochi di Atlanta. Perciò  pochissime erano le sue apparizioni pubbliche, e nelle più recenti era apparso sempre più sofferente e fragile. Anche l’ultima volta, lo scorso 9 aprile, quando aveva voluto partecipare alla Celebrity Fight Night a Phoenix, un evento annuale che è anche occasione per una raccolta fondi a favore della ricerca contro il Parkinson, era in evidenti difficoltà fisiche, sorretto per tutto il tempo e con il viso nascosto dietro un paio di occhiali scuri. Prima di allora aveva preso parte ad un tributo a lui dedicato nella sua città natale, Louisville in Kentucky. Eppure Muhammad Ali era rimasto attivo a lungo come figura pubblica. Nonostante la sofferenza, soltanto negli ultimi anni si era del tutto ritirato a vita privata. Alcuni esperti sostengono che la malattia possa essere stata causata dai colpi presi sul ring nel corso della carriera.

La sua figura resta indelebile, non solo in quanto sportivo e campione, ma anche come una delle personalità più rilevanti e influenti del ventesimo secolo, forse una tra le figure oggi più riconoscibili in tutto il mondo. Divenne un simbolo per il movimento di liberazione dei neri negli Stati Uniti durante gli anni ’60, anche per aver sfidato il governo americano, opponendosi all’arruolamento nell’esercito per motivi religiosi. E’ stato sposato quattro volte e ha avuto nove figli. “Adoro questa foto di mio padre e mia figlia Sidney da piccola! Grazie per tutto il tuo amore e tutte le tue attenzioni. Sento il tuo amore e lo apprezzo”, ha scrittosu Twitter, poco prima che lui si spegnesse, Laila, figlia maggiore di Muhammad Ali ed ex campionessa di pugilato.

“Dio si è venuto a prendere il suo campione. Lunga vita al più grande”, ha scritto su Twitter un altro grande del pugilato, Mike Tyson, che ha anche postato una sua foto di qualche anno fa con il campione. “Se ne è andata la parte più grande di me”, scrive un altro campione del pugilato, il suo storico avversario George Foreman. “Io, Frazier e Ali eravamo una persona sola, una parte di me se ne è andata”.

 

Commenta per primo

Lascia un commento