CORONAVIRUS/ AGGIORNAMENTO al 24 gennaio/ L’indice di contagiosità al 5,3%, ma conteggi diversi tra regioni rendono incerti i dati

Sono 11.629 i nuovi casi di Covid in Italia nelle ultime 24 ore su 216.211 test (tamponi molecolari e test antigenici), con un indice di contagiosità del 5,3% (contro il 4,6% di ieri). Le vittime, invece, sono state 299, che portano il totale dei morti in Italia dall’inizio della pandemia a quota 85.461. Torna a salire inoltre il numero dei posti occupati in terapia intensiva per il Covid: in totale sono 2.400 i pazienti ricoverati in rianimazione, 14 in più nel saldo tra entrate e uscite rispetto a ieri. Gli ingressi giornalieri, secondo i dati del ministero della Salute, sono 120. Nei reparti ordinari sono invece ricoverati 21.309 pazienti, in calo di 94 unità rispetto a sabato.

 

CONTEGGI DIVERSI TRA REGIONI: DIFFICILE VALUTARE  IL TRACCIAMENTO

“Siamo riusciti a compensare un rialzo significativo” di contagi da Covid-19 in Italia, l’Rt è sotto 1, ma nonostante si continui a scendere come percentuale di positivi, “frena la discesa” e i dati di questi giorni mostrano proprio “che siamo in frenata”. Questa l’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac) secondo il quale va fatta anche un’operazione “verità” sui calcoli dei positivi ai tamponi molecolari e rapidi antigenici. Sono solo 10, infatti, ad oggi, sottolinea Sebastiani, le Regioni e Province Autonome che di fatto riportano i valori dei positivi separatamente per i due tipi di test. “È auspicabile che tutte trasmettano i dati in questo modo. Questo rende impossibile al momento il confronto tra tutte le singole regioni e province autonome perché hanno valori molto diversi della percentuale dei test molecolari da cui dipende il valore della percentuale cumulata fornita dai media“.

Guardando lo scenario attuale, secondo l’esperto, “sarebbe necessario a breve prevedere un altro periodo di 10-14 giorni di ‘freddata rossa’ per abbassare l’incidenza. Un’azione simile – spiega il matematico – a quella messa in campo per il periodo delle vacanze di Natale, questo almeno in alcune regioni”. “Occorre ovviamente fare i conti con una serie di fattori che riguardano la società intera ma bisogna capire che lo ‘stop and go’ che di fatto siamo costretti a fare, come anche altri Stati, avviene in ritardo mentre farlo prima costa meno alla fine, anche in termini economici. Dobbiamo evitare di arrivare di nuovo a far riprendere la velocità di contagi considerando anche che con i ritardi della campagna vaccinale l’azione di protezione delle categorie più fragili è molto rallentatata”. Non dimentichiamo che da trenta giorni l’incidenza dei decessi oscilla attorno a un valore medio di 475 decessi al giorno. Un’azione adesso “significa anche consentire di riavvicinarci al controllo con il tracciamento”.

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