CASO YARA/ Dopo il no della Cassazione all’esame dei reperti, la difesa di Massimo Bossetti non si arrende e l’avvocato Claudio Salvagni a Cusano Italia TV annuncia: “Faremo ricorso anche alla Corte di Giustizia Europea”

di SERGIO TRASATTI/ Continua a far discutere quanto deciso nei giorni scorsi dalla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha giudicato inammissibile l’istanza con cui i legali di Massimo Bossetti, all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio trovata morta il 26 febbraio 2011, chiedevano di poter analizzare i reperti dell’indagine che nel 2014 portò all’arresto del muratore di Mapello e alle successive condanna in tutti e tre i gradi di giudizio. Se ne è parlato a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV con l’avvocato Claudio Salvagni.

Uno dei legati di Massimo Bossetti, intervistato da Fabio Camillacci e Gabriele Raho,  ha rivelato le prossime mosse: “Noi non molliamo e lo voglio dire con fermezza, perché Massimo Bossetti non ha avuto un giusto processo. Pertanto, impugneremo l’ultima sentenza della Corte di Cassazione; andremo anche alla Corte Europea di Strasburgo se necessario. Intanto, cominceremo a vedere questi reperti, cominceremo a capire se quanto meno esistono, perché cominciamo a dubitare che questi reperti esistano veramente. Quindi li andremo a vedere, faremo ricorso e faremo istanze in tutte le sedi possibili. Voglio ricordare comunque che la Cassazione ha stabilito che per il momento possiamo solo guardare i reperti; per il momento, cioè non ha detto che noi non li potremo mai esaminare. E’ incredibile come quest’uomo, accusato sulla base di un DNA, non abbia mai potuto effettuare le controanalisi di quel DNA, non abbia mai potuto partecipare a nessuna verifica sull’esattezza di quel DNA”.

Le altre parole dell’avvocato Salvagni. Uno dei legali di Bossetti ha aggiunto: “Alla luce di quello che ho detto, noi avvocati fino a quando avremo strumenti giuridici per arrivare a questo risultato, cercheremo di lottare per esaminare quel DNA; perché restiamo convinti che lì ci sia un incredibile e clamoroso errore. Un uomo condannato all’ergastolo, in un Paese civile ha diritto di confrontarsi con i tecnici dell’accusa per verificare se quegli esami sono stati fatti correttamente. Se il DNA è sbagliato, Massimo Bossetti dev’essere scarcerato, non gli si può chiedere un atto di fede, perché gli atti di fede si fanno in chiesa. Quindi Bossetti non può e non deve stare in carcere se quel DNA è sbagliato, visto che le sentenze di condanna si basano soltanto su quel DNA. Il 27 novembre 2019 la Cassazione ci autorizzò ad analizzare quei reperti, e invece siamo arrivati alla beffa finale in cui la stessa Suprema Corte ci dice che quei reperti possiamo solo guardarli. Questo vuol dire che la Cassazione può arrivare a scrivere anche un falso storico e questo è inaccettabile. Genetisti di livello internazionale, non coinvolti in questo processo, non pagati dalla difesa, hanno detto che la sentenza di condanna all’ergastolo di Bossetti è basata su concetti scientifici totalmente errati”.

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