BRACCIO DI FERRO NEL GOVERNO. La febbre propagandistica di Salvini contro il rispetto delle regole istituzionali di Conte

di ENNIO SIMEONE – Scontro duro da sera a notte nel Consiglio dei ministri tra il presidente Conte e il vice Salvini, il quale ha tentato (e tenterà ancora prima di domenica, anzi prima di venerdì, giorno della chiusura della campagna elettorale per le Europee) di far approvare quel decreto sicurezza bis che considera, evidentemente, una carta necessaria per conseguire un risultato elettorale a lui favorevole.

Ma si tratta di un decreto considerato da più parti improponibile nel testo da lui elaborato: lo ha affermato l’Organizzazione delle Nazioni Unite, lo sostengono molti giuristi al di là dei appartenenze politiche, e lo ha lasciato intendere (sia pur con le cautele istituzionali del caso) il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, delle cui preoccupazioni – condividendole – si è fatto portatore il capo del governo, Giuseppe Conte, nella tormentata riunione del Consiglio del ministri, con il capo leghista benché ministro dell’Interno e vice presidente del Consiglio. Il quale, venendo meno evidentemente alle regole di comportamento che la responsabilità istituzionale gli impone, pretende di costringere sia il capo del governo, sia il suo pari grado Di Maio, sia il capo dello Stato a piegarsi al suo volere, cioè ai suoi obiettivi propagandistici.

Alla fine il Consiglio dei ministri ha concluso la tormentata seduta con un rinvio. Di quanto? Di 48 ore secondo Salvini; a dopo il voto di domenica 26 maggio secondo Conte (e Di Maio). Chi la spunterà? Speriamo che la spuntino il buon senso e il rispetto delle regole istituzionali sulla fòia propagandistica.

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