APPUNTI EUROPEI/ Senza mai vincere nei 90 minuti di gioco, il Portogallo è la prima semifinalista di Euro 2016. Polonia, stavolta la lotteria dei rigori è fatale: decisiva la parata di Rui Patricio sul tiro di Kuba. Tra i lusitani CR7 in ombra, ma, nasce un’altra stella: è Renato Sanches

renato-sanchesdi FABIO CAMILLACCI/

Incredibile Portogallo: pareggia cinque partite su cinque nei 90′ e vola in semifinale. Ancora una volta, come nell’ottavo contro la Croazia, è l’ex interista Ricardo Quaresma a portare i lusitani oltre l’ostacolo: stavolta, il “Trivela” trasforma il rigore decisivo, dopo l’errore di Blaszczykowski per tutti Kuba (gran parata di Rui Patricio). E così, senza aver mai vinto nei 90′ (tre pareggi anche nella fase a gironi), il Portogallo di Fernando Santos è nelle migliori quattro di Euro 2016. Un Cristiano Ronaldo nervosissimo e colpevole di numerosi errori durante il match si presenta per primo dal dischetto e trasforma (inevitabile, anche se impietoso e forse ingiusto il confronto a distanza con Leo Messi), il c.t. Fernando Santos continua a essere imbattuto nella sua esperienza da commissario tecnico, in 12 gare. E adesso i portoghesi aspettano la vincente di Galles-Belgio, sapendo di potersela giocare anche con loro, e sognando quindi la finalissima Parigi.

Polacchi, sogno infranto. La Polonia esce fra gli applausi dei suoi tifosi, dopo aver segnato un gol nei primi secondi di gioco, ma avendo forse rinunciato a cercare di vincere prima dei rigori. E’ stata la partita in cui si è sbloccato Lewa, ma anche quella della definitiva consacrazione di Renato Sanches, 19 anni da compiere, 35 milioni di clausola già pagata dal Bayern Monaco al Benfica, talento e forza fisica. Il centrocampista per 45′ è mostruoso, poi cala, ma avrà un palcoscenico ancora più importante per confermare che è il miglior talento portoghese nato dopo Cristiano Ronaldo (nella foto: Renato Sanches mentre scocca il tiro che vale il pareggio). Occhio ai rossi: possono anche non vincere mai, mostrare il peggior CR7 della carriera e chissà, magari alzare la coppa. La fortuna fino a questo momento è stata dalla loro parte. Segnali importanti dalla “Dea Bendata”.

Primo tempo bello e vibrante. E dire che nella prima frazione di gioco sembravano andare tutti di fretta. La fretta di Lewandowski di sbloccarsi, prima di tutto: il centravanti del Bayern impiega un minuto e 40 secondi per mettere fine a un digiuno che non solo durava da tutto l’Europeo, ma addirittura dal novembre 2015, con la maglia della Polonia. Il terzino portoghese Cedric si fa saltare da uno dei primi palloni che transitano dalla sua zona, Grosicki è libero di crossare basso, Lewa di piatto a centro area trova l’angolino: 1-0, secondo gol più veloce della storia degli Europei. Polonia subito avanti, Polonia che ora non ha fretta per niente, ma anzi prova a colpire in contropiede con Milik e Lewa, mostrando trame offensive di qualità sorprendente. C’è però chi ha ancora più fretta del centravanti del Bayern: è il suo nuovo compagno, Renato Sanches, 18 anni e 317 giorni. Sin dall’inizio mostra una personalità fuori dal comune, quella che ha fatto spendere 35 milioni ai bavaresi. Stavolta, oltre a farsi dare tutti i palloni (col 94.4 per cento di passaggi positivi nel primo tempo) e rincorrere ogni avversario, trova anche il modo per convergere da destra verso il centro e sparare un sinistro che finisce all’angolino, complice anche una deviazione di un giocatore polacco. Primo gol col Portogallo, il più giovane di una fase a eliminazione diretta dell’Europeo: 1-1, si ricomincia.

Dalla fretta all’attesa. I secondi 45′ sono invece quelli dell’attesa: le due squadre si presentano entrambe coperte, la Polonia rischia qualcosa di più, Sanches tocca un po’ meno palloni, sulla destra, Cristiano Ronaldo sembra protestare spesso coi compagni, colpevoli di non servirlo a dovere. Poi però prima fallisce un contropiede, successivamente cicca solo in mezzo all’area nei minuti finali una palla più che interessante. Sull’altro fronte, l’atteso Milik mostra di avere qualità, ma non sfonda, Krychowiak è il solito totem a centrocampo, equilibratore con meno libertà offensive di quanto gli fosse concesso a Siviglia, ma sempre decisivo. Si va ai supplementari, Ronaldo manca subito un aggancio in area piccola, poi prevalgono la paura e le difese, dove spiccano l’ex Torino Glik nella Polonia e soprattutto Pepe (Real Madrid) nel Portogallo. Dal dischetto segnano tutti i portoghesi, Quaresma subentrato dalla panchina si prende i flash e la gloria. Mentre, Kuba e tutta la Polonia si disperano. I rigori che avevano sorriso ai polacchi nell’ottavo di finale contro la Svizzera, stavolta sono fatali.

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