APPUNTI EUROPEI/ Cristiano Ronaldo, dalle lacrime di dolore a quelle di gioia: Portogallo sul tetto d’Europa. Dramma sportivo per la Francia sconfitta in casa da un gol di Eder nei tempi supplementari

portogallodi FABIO CAMILLACCI/

Ederzito Antonio Macedo Lopes, semplicemente: Eder. È lui, nel secondo tempo supplementare, a regalare al Portogallo il primo grande torneo internazionale di una storia che fin qui, era stata da perdenti di successo. Una punta vera, che incide più di tanti palleggiatori alla scuola portoghese: Eder spara una cannonata da lontano e via, verso la gloria. Ironia della sorte, il ragazzone nativo della Guinea-Bissau gioca in Francia, a Lilla. Che botta per i parigini, per Deschamps, per la Nazione ospitante che già pregustava il titolo, dopo il trionfo sulla Germania. Invece niente: 1-0 per i lusitani e tanti saluti alla malinconia del “fado”. Il Portogallo, da autentica sorpresa del torneo, si riprende dunque quello che la sorpresona Grecia gli tolse nel 2004 tra le mura amiche. I segnali positivi per un trionfo lusitano c’erano tutti: primo turno superato con 3 pareggi grazie al ripescaggio delle migliori terze; ottavi vincenti contro la Croazia per merito di un gol del “Trivela” Quaresma a una manciata di secondi dallo scadere del secondo tempo supplementare; quarti superati grazie alla lotteria dei tiri dal dischetto che sorride ai lusitani a scapito della Polonia; semifinale vinta contro l’altra sorpresa Galles grazie a un ritrovato Cristiano Ronaldo. Il Portogallo trionfa così da imbattuto a Euro 2016.

Nel bene e nel male, è stato anche l’Europeo di Payet. Salvatore della patria nella gara inaugurale, positivo fino ai quarti, evanescente in semifinale e giustiziere di Cristiano Ronaldo in finale. Sì, perché al 25′ CR7 è costretto ad abbandonare la partita, dopo un calvario lungo un quarto d’ora abbondante: la botta alla gamba sinistra la prende al 9′, si accascia al 17′ e poi, zoppicante in contropiede, si arrende e chiede il cambio. Il pubblico di Saint Denis, che d’istinto aveva rumoreggiato pensando a una sceneggiata, capisce che il dolore del fuoriclasse è reale, dannatamente reale. E applaude il campione infortunato che esce in barella. Lo Stade de France non è proprio lo stadio dei Ronaldo: ai Mondiali ’98 qui la stessa sorte toccò al “Fenomeno” brasiliano. E dire che questa finalissima era stata presentata da tutti i media come la sfida per il Pallone d’Oro 2016 tra CR7 e GR7, ovvero Griezmann. Cristiano è costretto a uscire, Antoine delude le attese.

Rivoluzione tattica lusitana. Senza Cristiano Ronaldo, le scelte tattiche iniziali perdono un po’ del loro senso: il 4-2-3-1 di Deschamps ha gli stessi uomini di Marsiglia ed è solo più aggressivo, mentre Santos (che ritrova Pepe e William Carvalho) piazza il suo colosso davanti alla difesa e spera così di limitare Griezmann. Mossa riuscita solo in parte, perché l’idolo di casa trova il modo di liberarsi in più occasioni. L’ingresso di Quaresma al posto di Ronaldo ha l’effetto dell’anestesia in sala operatoria: da lì all’intervallo i ritmi scendono di molto, con un solo uomo che si ribella e accelera: Moussa Sissoko. Impressionanti le progressioni del centrocampista del Newcastle, che va in verticale tre volte ed è l’unico, dopo un bel colpo di testa iniziale di Griezmann, a chiamare Rui Patricio all’intervento prima del riposo.

Pogba? Non pervenuto. Mister 123 milioni (questa la cifra che il Manchester United sarebbe pronto a versare alla Juventus per il “Polpo”) rriva con calma, coi suoi tempi. Compare nel match al 9′, con un destraccio che precede di un istante l’invasione di campo di un esagitato. Guadagna solo pochi metri, gli steward in giallo lo placcano come fossero al Super Bowl. Ennesima falla nel sistema di sicurezza francese. Fuori Payet, dentro Coman: Deschamps vuole freschezza. In effetti la Francia cambia passo e a metà ripresa costruisce le migliori occasioni della partita: Griezmann manca l’appuntamento con l’immortalità calcistica per questione di centimetri, Giroud quello con la conquista di tutti i cuori Bleus tirando addosso a Rui Patricio. Non avrà un’altra chance: lo sostituisce subito Gignac. E finisce anche la gara non memorabile di Renato Sanches; Santos esaurisce i cambi puntando su Eder. Tocca anche a Lloris dare un segnai di presenza: un tiro-cross di Nani e la successiva rovesciata di Quaresma entrerebbero in porta, se non fosse per i suoi guantoni. Ma è sempre l’ora di Sissoko: altro bolide, altra risposta non banale del portiere portoghese. La tavola è apparecchiata per i tempi supplementari. C’è ancora tempo, però, per far sospirare i francesi: il 90′ è già scoccato quando Gignac riceve palla in area, si beve Pepe con una gran finta e centra il palo. L’urlo dello Stade de France è un ululato isterico di rabbia e delusione. Extra-time.

Un lampo: Eder. I minuti che separano il 90′ dai rigori erano stati fatali ai portoghesi in due famosi precedenti europei con la Francia. Stavolta però in campo non ci sono Platini e Zidane. Ed è solo Portogallo. Eder fa capire di essere ispirato con un’incornata su calcio d’angolo, Guerreiro pareggia il conto dei “legni” con una punizione (inesistente) che centra la traversa. Brividi. È l’antipasto del gol, che si materializza al minuto 109: Eder intuisce dove finirà un pallone vagante sulla trequarti, galoppa e scaraventa in rete un destro che Lloris può solo sfiorare. Esplode il settore di tifosi in maglia rossoverde. Dentro anche Martial, la mossa della disperazione di “DD”, che si conferma un altro “perdente di successo”. La palla buona gli arriva pure, ma per i Bleus proprio non è serata. È la grande notte dei portoghesi, che qui, nella Parigi multi-etnica, sono noti più che altro per essere ottimi portinai e muratori. Da oggi sono anche i campioni d’Europa.

Le lacrime che fanno il giro del mondo. Lacrime al fischio finale che chiude i due overtime e lancia il Portogallo sul terro d’Europa, lacrime prima del trionfo: per CR7 la finale è finita troppo presto, distorsione al ginocchio sinistro, dopo un durissimo contatto con Payet; il francese del West Ham entra duro sul portoghese, che cade e si tocca subito il ginocchio. Prova a rialzarsi, ma corricchia, zoppica, si tormenta in campo. Poi si accascia ancora e inizia a piangere: lo staff medico del Portogallo prova a rimediare con una fascia elastica e Ronaldo rientra tra i fischi dei francesi. Ma non c’è niente da fare, CR7 zoppica vistosamente e getta la spugna al 25′, quando esce in barella tra gli applausi, stavolta di tutto lo stadio. Prima di uscire cede la fascia di capitano a Nani e gli dice: “Ora pensaci tu”. Nani e compagni accontenteranno Cristiano conquistando la Coppa Europa per Nazioni. Negli ultimi minuti del secondo tempo supplementare, CR7 è da applausi per come da leader incita la squadra da bordocampo: zoppo, con la gamba fasciata, dolorante, corre lo stesso nei pressi della panchina lusitana per spronare tutti: si agita, urla, applaude, sembra morso dalla tarantola. Leader nel suo Club, il Real Madrid, e con la sua Nazionale, il Portogallo: campione d’Europa con le “Merengues” in Champions League e campione d’Europa con la maglia del suo Paese. Euro 2016 si chiude sulle note del fado e del fato e in Portogallo esplode una festa mai vista.

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