Ancora una tragedia delle migrazioni nel Canale di Sicilia: 8 cadaveri (5 uomini e 3 donne) su un barcone proveniente dalla Tunisia recuperato dalla Guardia costiera a 42 miglia da Lampedusa

 Ennesima terribile tragedia delle migrazioni nel Canale di Sicilia: otto cadaveri (di 5 uomini e 3 donne, una delle quali incinta) sono stati trovati su un barcone ieri sera da una motovedetta della Guardia costiera a 42 miglia da Lampedusa, in acque Sar Maltesi. Sarebbero morti di fame e di freddo. Altre due vittime, tra cui un neonato, sarebbero annegate in mare.

I superstiti hanno raccontato di essere partiti da Sfax, in Tunisia, la notte di sabato scorso dopo essere stati per mesi rinchiusi in una safe house di Mahdia. Durante la traversata, un neonato di appena 4 mesi e un giovane sarebbero caduti in mare annegando. Una giovane mamma ha perso i sensi ed è morta mentre il bimbo che stringeva fra le braccia è finito in acqua annegando. Così è morto anche un giovane che era svenuto.

A riferire della tragedia sono stati i 42 superstiti (uno è minorenne), visibilmente sotto shock: hanno raccontato che non mangiavano da giorni e che avevano anche finito l’acqua. La Procura della Repubblica guidata dal dottor Salvatore Vella ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato, e ha disposto l’autopsia sugli 8 cadaveri. Al momento le bare si trovano nella piccola camera mortuaria del cimitero di Lampedusa, dove dal mese scorso ne erano state sistemate altre 4. “E’ indispensabile, che le istituzioni si interessino a questa terra. Nella camera mortuaria ci sono 12 bare, ammassate una sopra l’altra. A vederle sembra proprio che nessuno si interessi e faccia niente – dice il parroco di Lampedusa don Carmelo Rizzo – . Si parla, si parla, mentre si verificano tragedie su tragedie. Abbiamo bisogno di vicinanza concreta e non di parole“. A sua volta il sindaco Filippo Mannino avvisa: “Non abbiamo più risorse, non abbiamo personale, non abbiamo più le forze per far fronte a questa emergenza senza fine. Roma smetta di usare Lampedusa come pomo della discordia e assuma decisioni immediate. Il Comune non può più fronteggiare quest’odissea. Se Roma continuerà soltanto con le promesse, per avere risposte concrete ci rivolgeremo a Bruxelles. Ringrazio la Capitaneria e la Guardia di finanza che fanno un lavoro incessante e lodevole, salvando vite anche nella zona Sar Maltese dove ci sono altri che ignorano le richieste di soccorso e di aiuto…“.

Sono accuse che aprono una nuova polemica sul fronte dei rapporti Italia-Malta. Il barcone nella mattinata di giovedì era stato infatti avvistato da un peschereccio tunisino che aveva lanciato l’allarme, spiegando via radio che a bordo vi era probabilmente un cadavere. Ma solo nel tardo pomeriggio le autorità de La Valletta hanno girato la richiesta al comando generale della Capitaneria di porto di Roma, che ha inviato sul posto una motovedetta dove sono stati trasbordati sia i superstiti che gli otto cadaveri trasferiti a Lampedusa. Nel giro di poche ore sull’isola si sono registrati complessivamente 7 sbarchi, per un totale di 304 persone.

“Il Governo Meloni non ci lasci da soli a gestire quest’immane tragedia” è l’appello lanciato dal sindaco Mannino. E da Stoccolma, dove è in visita, la presidente del consiglio risponde:”Il tema fondamentale rimane la cooperazione: offrire alternative a chi va via, a chi scappa. Questo è un lavoro che l’Italia sta facendo, se lo facesse in modo più significativo l’Europa farebbe la differenza”. Mentre il leader della Lega e vice premier Salvini mette le mani avanti: “Il decreto ong non cambia di una virgola” dice riferendosi alla richiesta del Consiglio d’Europa di ritirare o rivedere il provvedimento. “L’Europa invece di dar lezioni, aiuti l’Italia a non essere l’unico punto di approdo dei migranti”.

Intanto, nel rispetto delle singolari direttive del Governo Meloni, un’altra nave con 109 migranti a bordo (la Sea Eye con 108 migranti a bordo, tra cui molti bambini) sta facendo rotta verso il porto di Pesaro (come al solito: una città governata da un’amministrazione di sinistra).

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