A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 82) di LUCIO DE SANCTIS

A ruota liberaConsumo in crescita ma spesa in calo – Il consumo di carburanti auto cresce lievemente ma diminuisce sensibilmente la spesa per acquistarli. Nei primi cinque mesi del 2016 il consumo di benzina e gasolio auto è infatti aumentato dello 0,3% e nello stesso periodo la spesa per l’acquisto alla pompa, secondo la stima del Centro Studi Promotor, è calata di ben 2,770 miliardi e cioè del 12,3%. La spiegazione dell’apparente paradosso sta nel fatto che i prezzi di benzina e gasolio auto nel 2016 sono sensibilmente inferiori a quelli del 2015. Il prezzo medio ponderato alla pompa per la benzina, infatti, nel periodo gennaio-maggio 2016 è stato inferiore a quello del periodo corrispondente dell’8,6%, mentre per il gasolio auto il calo è stato di ben il 14%. Comprare carburanti per auto costa dunque nel 2016 sensibilmente meno che nel 2015 e ciò anche se la tendenza al calo dei prezzi iniziata a metà 2015 si è esaurita in febbraio, lasciando spazio ad una tendenza di segno opposto. Il prezzo della benzina aveva infatti toccato in febbraio un minimo di 1,361 euro, mentre il prezzo medio ufficiale della terza settimana di giugno è di 1,474 euro (+8,3% sul minimo di febbraio). Per il gasolio, poi, si è passati dal minimo di febbraio di 1,186 euro a 1,318 euro di metà giugno (+11,1%).

82 benz-gasolio jpgDal bilancio elaborato dal CSP sul mercato di benzina e gasolio auto nei primi cinque mesi del 2016 emergono anche altri dati significativi riportati nella tabella che vi proponiamo. In particolare risulta che il calo nella spesa di 2,770 miliardi è andato a danno soprattutto dell’industria petrolifera e della sua rete di distribuzione che ha visto un calo dei propri proventi di 2,293 miliardi (-26,9%), ma anche il bilancio dell’Erario è negativo (quindi positivo per il contribuente). Il gettito dei due carburanti auto nei primi cinque mesi del 2016 è infatti calato di 477 milioni (-3,4%).

Facciamo luce sui rimorchi La Sezione Veicoli Industriali di UNRAE ha costituito nel proprio ambito un Gruppo Rimorchi e Semirimorchi, coordinato da Sandro Mantella, con lo scopo di analizzare l’andamento del mercato stesso e l’aggiornamento del parco, nonché seguire le problematiche legate alla circolazione e all’impiego di tali mezzi. Nel 2015 il mercato italiano dei rimorchi e semirimorchi con massa totale a terra superiore a 3,5t ha fatto registrare un totale di 10.594 unità immatricolate, contro le 6.643 unità del 2014, con un incremento del 59,5%. In questo mercato, le immatricolazioni di veicoli rimorchiati di fabbricazione estera rappresentano ormai una quota superiore al 60%. Nei primi cinque mesi del 2016 il Centro Studi e Statistiche UNRAE stima che siano stati immatricolati circa 6.700 rimorchi e semirimorchi, con un incremento intorno al 40% rispetto allo stesso periodo del 2015, quando ne furono immatricolati 4.806. A determinare l’incremento ha contribuito il balzo di crescita del mercato a marzo, dovuto alla scadenza degli incentivi nel settore intermodale.

Anche il comparto dei rimorchi e semirimorchi soffre degli stessi ritardi nell’aggiornamento dei dati di mercato che interessano il settore dei veicoli industriali. Tra i compiti del nuovo Gruppo UNRAE c’è anche quello di operare per superare tale criticità in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in modo che anche questo importante comparto possa essere identificato nelle sue esatte dimensioni e caratteristiche.

L’obiettivo primario della politica dei trasporti che UNRAE chiede al governo di attuare è quello di ringiovanire il parco circolante, per adeguarlo alle più moderne soluzioni offerte dalla tecnologia. L’obsolescenza dei veicoli rimorchiati presenta grandi problematiche soprattutto dal punto di vista della sicurezza, per questo è essenziale che gli incentivi destinati al settore per il rinnovo del parco siano indirizzati tanto ai rimorchi quanto ai semirimorchi e non confinati ai soli veicoli destinati all’intermodalità. È importante anche che gli interventi in favore degli investimenti vengano concessi a fronte di comprovata rottamazione, e non a semplice radiazione, di veicoli con anzianità superiore almeno a dieci anni, per l’acquisizione di rimorchi e semirimorchi nuovi dotati di tutti i sistemi di sicurezza previsti.

Auto, sale il giro d’affari – Crescono numeri e giro d’affari legati all’acquisto di auto di prima immatricolazione. Secondo la ricerca “Mercato auto a valore”, pubblicata dal Centro Studi Fleet&Mobility, nel 2015 gli italiani hanno speso 30,37 miliardi di euro per comprare la macchina nuova, con un incremento sul 2014 del 19,5% che riporta ai livelli del 2011. Il prezzo medio dei veicoli acquistati, infatti, nel 2015 è salito di circa 500 euro, confermando l’andamento positivo dell’anno precedente e toccando i 19.096 euro medi, cifra al netto degli sconti praticati dalle Case. Un incremento legato soprattutto agli acquisti delle aziende che hanno investito 1.048 euro in più per veicolo rispetto al 2014 (21.475 euro/auto). 945 euro in più è stato invece l’aumento stanziato dalle società di autonoleggio e di noleggio a lungo termine (19.775 euro/auto), contro i circa 400 euro in più dei privati (18.258 euro/auto).

82 auto affari jpgIn particolare nel “renting” si evidenzia un’ampia forbice tra il prezzo medio per vettura destinata al noleggio a breve termine, quindi ad affitti turistici o business occasionali, che è stato di 17.022 euro e quello del noleggio a lungo termine, forma di possesso alternativa all’acquisto e al leasing sempre più utilizzata dalle aziende, che ha toccato il livello dei 20.938 euro per veicolo.
Si è infine registrata una forte incidenza sul prezzo reale dei veicoli degli sconti praticati dalla rete, in particolare alle società: il prezzo effettivamente pagato di 21.475 euro/auto corrisponde, infatti, a una cifra di listino di 26.178 euro, con un taglio sul listino per veicolo di 4.703 euro. Cifra che per il canale renting sale addirittura a 5.853 euro mentre per i privati si assesta a 3.017 euro. (ansa)

Trasporto, dibattito sul futuro – Idrogeno, biocarburanti, gas naturale (compreso il biometano) nella forma gassosa (Gas Naturale Compresso – GNC) e liquida (Gas Naturale Liquido – GNL), gas di petrolio liquefatto (GPL) e motori elettrici sono le forme di propulsione alternative che dovranno essere protagoniste nel futuro del trasporto commerciale. Per arrivare a questo è necessario l’impegno e la collaborazione dei diversi attori della filiera a partire dalle Istituzioni, in particolare il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, fino alle aziende di logistica, passando per le reti di distribuzione dei nuovi carburanti e le case costruttrici di veicoli. I principali rappresentanti di questa filiera si sono confrontati a Roma, in occasione del convegno “Trasporto CO2: i carburanti alternativi rendono profittevole l’azienda”.

A dibattere sulla strada percorsa e sulle prospettive future un tavolo di qualificati esperti e operatori del trasporto e della logistica coordinati da Luca Barassi, direttore di Trasportare Oggi in Europa, moderatore dell’incontro, e da Paolo Volta, economista dei trasporti.
Proprio Paolo Volta ha fornito il primo stimolo alla sala, sostenendo dati alla mano come “i carburanti alternativi possano rendere profittevole l’azienda di trasporto e logistica, grazie all’importante contributo dato all’abbattimento della CO2 e al conseguente alleggerimento della cosiddetta PEF, Product Environmental Footprint”. L’impatto sull’ambiente di un prodotto va misurato considerando le varie problematiche che incontra nel proprio ciclo di vita. “Questa impronta – ha concluso Paolo Volta – costituisce una sfida ma anche un grande opportunità per il trasporto merci, oltre al fatto che dobbiamo soddisfare i nostri bisogni ma pensare anche a coloro che ci seguiranno, in collaborazione tra filiera e istituzioni”.
 

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