A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n.195) di LUCIO DE SANCTIS/ Verso i due milioni di immatricolazioni – Bonus per chi rottama – Previsioni di mercato – Cresce la mobilità degli italiani

di LUCIO DE SANCTIS/

 Le previsioni sul mercato auto

per quest’anno e il prossimo

Nel 2018 le immatricolazioni di autovetture in Italia dovrebbero attestarsi intorno a quota 1.930.000 con un lieve calo sull’anno precedente (-2,1%). Questa previsione è stata fatta dal Centro Studi Promotor che in una conferenza stampa a Milano ha sostenuto che il risultato del 2018 viene dopo crescite del 16% sia nel 2015 che nel 2016 e dell’8% nel 2017. La mancata crescita del 2018 potrebbe quindi essere frutto di un fisiologico consolidamento della domanda al termine di uno sviluppo pluriennale sostenuto e prima di una nuova fase di crescita.

Le immatricolazioni nel 2018 sono state tuttavia penalizzate anche dalla riduzione del ricorso ai chilometri zero, dall’introduzione del nuovo sistema di omologazione WLTP, dal rincaro dei carburanti (maggiore spesa per benzina e gasolio per 4,6 miliardi) e dal rallentamento dell’economia che farà registrare una crescita dell’1% nel 2018 contro la crescita dell’1,6% registrata nel 2017 .
Nel 2019, sempre secondo il CSP, le immatricolazioni potrebbero riguardare 1.900.000 auto (-1,6%). I fattori che hanno limitato la crescita nel 2018, secondo il Centro Studi Promotor, saranno in larga misura presenti anche nel 2019. Sui risultati del prossimo anno potrebbero gravare però anche altri elementi ed in particolare uno scenario economico a rischio di recessione, problemi derivanti dal conflitto con Bruxelles sulla manovra 2019 e la dinamica dello spred.”.

Proposti bonus e sconto di 2000 euro

per chi rottama e compra il nuovo nel 2019

Un bonus di 2.000 euro più uno sconto di altri 2.000 euro a tutti coloro che nel 2019 compreranno una nuova auto e contestualmente rottameranno un usato di oltre 10 anni. Il tutto, non solo a costo zero, ma con un aumento del gettito per l’Erario e con un impatto positivo sulla crescita del Pil. E’ questa la proposta di nuovi incentivi alla rottamazione avanzata al Governo dal Centro Studi Promotor nella sua conferenza stampa su “La situazione e le prospettive dell’economia e del mercato automobilistico italiano”.

La proposta del CSP è costruita sulla base dei primi incentivi alla rottamazione che furono in vigore nel 1997 e che ottennero ottimi risultati senza oneri per lo Stato, dato che l’aumento del gettito Iva e delle tasse di immatricolazioni sulle auto vendute in più coprì completamente il costo dell’erogazione del bonus e lasciò all’Erario un maggior gettito netto di 1.400 miliardi di lire (723 milioni di euro). E oltre a ciò vi fu un importante contributo alla crescita del Pil certificato dalla Banca d’Italia che sul suo Bollettino Economico N.30 del Febbraio 1998 scrisse “la domanda di autoveicoli, sospinta dagli incentivi pubblici alla rottamazione, ha contribuito in modo significativo all’espansione dell’attività economica nel corso del 1997.” “Il contributo all’aumento del Pil è stimato sul *0,4%.”
Se la proposta venisse accolta il recupero del bonus a carico dello Stato (2.000 euro) sarebbe ampiamente garantito, dato che oggi, secondo l’Unrae, il prezzo medio per l’acquisizione di un’autovettura è di 21.020 euro di cui 3.790 di Iva.

“La nostra proposta – ha dichiarato Gian Primo Quagliano, presidente CSP – non è motivata dall’esigenza di sostenere le vendite di autovetture perché il mercato dell’auto pur non avendo ancora raggiunto il livello fisiologico gode di discreta salute. La nostra proposta è motivata dall’esigenza di supportare gli automobilisti, spesso a basso reddito, che possiedono una vettura di oltre 10 anni di anzianità e che hanno necessità di sostituirla per evitare le limitazioni al traffico imposte per motivi ambientali”.

Sono cinque milioni

le auto diesel Euro 3

Secondo uno studio di Facile.it su dati del Ministero Trasporti e Infrastrutture, risulta che sono ancora iscritte sul registro della motorizzazione cinque milioni di veicoli diesel Euro 3, ovvero il 29,89% del parco auto presente in Italia.

Dalla stessa ricerca è emerso che la maggior parte delle auto diesel Euro 3 o inferiori sono presenti nelle regioni del Sud. Molise e la Basilicata sono le due regioni dove un’auto su 5 risulta essere Euro 3  o meno. Seguono Calabria e Puglia con una percentuale che va dal 18,5% al 19%. Numeri importanti anche per Sicilia, Campania e Abruzzo.

Le regione dove, invece, le auto diesel sembrano meno presenti sono la Valle d’Aosta, con l’8,5% delle auto diesel euro 3 circolanti, il Friuli Venezia Giulia, Toscana e Liguria. La Lombardia risulta essere quella in cui figura maggiormente la distribuzione delle automobili private diesel Euro 3 o inferiori, pari a 587.515. Subito dopo figurano Campania e Sicilia. La stessa ricerca ha posto attenzione sull’Rc Auto e la convenienza di avere un’auto alimentata diesel Euro 6 o Euro 3. Anche in questo caso a rimetterci è l’Euro 3, in quanto essendo auto più vecchie è ovvio che le compagnie di assicurazion applicano prezzi più alti.

Nel 2025 le auto elettriche occuperanno una fetta del 25% del mercato e sembra ovvio che a rimetterci sarà proprio il diesel. Basti notare l’iniziativa del comune pavese di Vidigulfo che ha addirittura proposto un bonus di 100 euro agli abitanti per lasciare a casa l’auto senza distinzione di alimentazione, segno che l’inquinamento è ormai problema sempre più diffuso.

Cresce la mobilità degli italiani

Nel 2017 il tasso di mobilità degli italiani, e cioè la quota di persone che ha compiuto almeno uno spostamento in un giorno medio feriale, è stato dell’88,5%. Si tratta di un dato in crescita di 4,9 punti percentuali rispetto al 2016, quando ad aver compiuto almeno uno spostamento in un giorno medio feriale era stato l’83,6% degli italiani. Questi dati derivano da un’elaborazione di Federpneus (Associazione Nazionale Rivenditori Specialisti di Pneumatici) sulla base dei più recenti dati disponibili di fonte Isfort.

 , la tendenza alla crescita del tasso di mobili tà risulta ancora più evidente se si confronta il dato del 2017 con quello del 2012, anno in cui gli spostamenti medi, complice l’acuirsi della crisi economica, avevano raggiunto il livello più basso da quando sono iniziate le rilevazioni (2000), con una percentuale pari al 75,1%.

È inoltre significativo sottolineare che l’88,5% registrato nel 2017 ha ampiamente recuperato e superato i livelli dell’inizio della crisi economica (nel 2008 la percentuale di spostamenti medi giornalieri era dell’82,9%).

I dati confermano la rinnovata voglia degli italiani di riprendere a muoversi, dopo alcuni anni di riduzione degli spostamenti a causa degli effetti negativi della crisi. In ogni caso, l’aumento del tasso di mobilità ribadisce la fondamentale importanza di questioni come l’impatto ambientale e la sicurezza della circolazione. A proposito di sicurezza, Federpneus ricorda che un ruolo chiave è giocato dagli pneumatici, dai quali dipendono in larga misura l’efficacia della frenata e la tenuta di strada. Federpneus raccomanda quindi di porre particolare attenzione alla cura degli pneumatici, controllandone lo stato di usura, le condizioni esterne e soprattutto la pressione di gonfiaggio (che ha una grande influenza anche sui consumi di carburante) rivolgendosi ai rivenditori specialisti.

Ottobre con CO2 in aumento

Nell’ottobre scorso le emissioni di CO2 derivate dal consumo di benzina e gasolio per autotrazione sono aumentate di 388.788 tonnellate (che corrispondono al 4,7% in più) rispetto allo stesso mese del 2017. Nel corso dei primi dieci mesi del 2018 le emissioni di CO2 da benzina e gasolio per autotrazione sono aumentate di 923.454 tonnellate, e cioè l’1,2% in più, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questi dati derivano da un’elaborazione del Centro Ricerche Continental Autocarro su dati del Ministero dello Sviluppo Economico.

I dati elaborati dal Centro Ricerche Continental Autocarro includono anche una suddivisone delle emissioni a seconda del carburante. Come emerge chiaramente dal grafico, l’aumento delle emissioni di CO2 deriva dalla crescita dei dati relativi al consumo di gasolio per autotrazione, che, nel corso dei primi dieci mesi del 2018, ha prodotto una maggiore quantità di emissioni di CO2 rispetto all’anno precedente pari a 1.182.006 tonnellate. I consumi di benzina per autotrazione, invece, hanno generato una quantità di emissioni di CO2 minore rispetto allo scorso anno, con un risparmio di 258.552 tonnellate, risparmio che ha solo parzialmente compensato l’aumento derivato dal consumo di gasolio.

Nel settore trasporti un semestre al ralenti

La nota congiunturale del primo semestre dell’anno elaborata dal Centro Studi Confetra mostra un rallentamento della crescita che ha coinvolto tutte le modalità di trasporto e che si è accentuato con il trascorrere dei mesi.

I comparti che meno hanno risentito di questa congiuntura sono stati quello stradale (+3,5 per cento nel groupage e un +4,8 per cento nell’internazionale a carico completo) e quello corrieristico (+2,3 per cento nelle consegne nazionali e un +5,5 per cento in quelle internazionali).

Frena il trasporto aereo che ha chiuso il semestre con un +0,7 per cento interrompendo un periodo di forte espansione (2013-2017 +32,5 per cento). In terreno negativo il dato ferroviario (-0,8 per cento) che rivela un arresto della ripresa partita nel 2013.

Rallentano le spedizioni internazionali: il traffico aereo fa segnare una crescita del +1,1 per cento in quantità e +1,1 per cento in fatturato e il traffico marittimo del +2,1 per cento in quantità e stabile in fatturato. In linea con i dati dei valichi stradali le spedizioni internazionali via strada mostrano una crescita del +3,9 per cento in quantità e +2,7 per cento in fatturato.

Nel comparto marittimo si registra un rallentamento rispetto ai primi sei mesi del 2017: il traffico dei contenitori fa segnare un +3,1 per cento, i Ro-Ro +4,7 per cento mentre le rinfuse liquide +1,7 per cento (mancano i dati di Augusta e Cagliari).

Le rinfuse solide continuano a segnare un dato leggermente negativo (-0,3 per cento) che peraltro, confrontato con la contrazione del dato -11,2 per cento del primo semestre 2017, denota un miglioramento del trend. Dato negativo è quello del traffico transhipment (-11,6 per cento) che, nonostante la crescita dei porti non a vocazione maggioritaria come Genova (+17,2 per cento) e Trieste (+9,7 per cento), risente delle performance negative dei due porti di pure transhipment Gioia Tauro (-8,3 per cento) e Cagliari (-61,8 per cento).

Relativamente al fatturato, solo l’autotrasporto segna un recupero in linea con quello del traffico, mentre le spedizioni internazionali, in particolare quelle aeree e marittime, continuano a soffrire.

Le aspettative di traffico per il secondo semestre 2018 sono ottimistiche per oltre il quaranta per cento degli intervistati (41,5 per cento) che stima una crescita, mentre il 58,5 per cento stima un trend stabile e nessuno prevede traffici in calo.

Lotta ai furbetti con targhe estere

“L’Automobile Club d’Italia condivide l’intervento del Governo in materia di abuso delle targhe estere sui veicoli circolanti in Italia – dichiara il Presidente ACI, Angelo Sticchi Damiani – perché il fenomeno della cosiddetta esterovestizione, cioè l’utilizzo di targhe estere per risparmiare su bollo e assicurazione, sottraendosi di fatto alle contravvenzioni e al fisco italiano, aveva iniziato a dilagare con forte danno, non solo per l’Erario, ma per tutti gli automobilisti e i cittadini”.

L’aggiramento della norma precedente riguardava, difatti, i veicoli di lusso (per evadere il fisco) ed anche le auto provenienti da Paesi dove i controlli sulla sicurezza (ad esempio con le revisioni) e sulla copertura assicurativa sono quasi inesistenti, con pesanti ripercussioni per le vittime di incidenti stradali.

“L’azione del Governo – conclude Sticchi Damiani – ristabilisce il principio di uguaglianza e tutela dei cittadini, restituendo certezze all’intero settore, senza comunque impedire a chi ne ha diritto di circolare con auto immatricolate all’estero. I furbi non possono e non devono mai prevalere”.

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