Sul Venezuela chi non si allinea a Trump riceve rampogne dal Quirinale? Formalmente non è così, ma…

Dieci dei 28 paesi dell’Uni0ne europea hanno deciso di riconoscere  Jean Guaidò (autoproclamatosi presidente del Venezuela) come sostituto ad interim di Maduro e chiedono che siano convocate  al più presto nuove elezioni in quel paese. L’Italia, per il momento – pur auspicando lo svolgimento di nuove elezioni presidenziali di fronte alle proteste popolari in corso per la crisi economica che attanaglia uno dei paesi più dotati di ricchezza energetica al mondo – non ha  aderito al riconoscimento di Guaidò in nome di un principio: la non ingerenza nelle vicende interne di un’altra nazione. Questa posizione, sostenuta dalla rappresentanza parlamentare dei Cinquestelle, ha contribuito ad impedire che il parlamento europeo prendesse una posizione come quella dei dieci che hanno riconosciuto l’autoproclamato Guaidò. D’altro canto l’Italia, alla rielezione di Maduro (avvenuta con una consultazione elettorale sospetta di  irregolarità) non inviò nessun riconoscimento. Su questo atteggiamento – che vede per la prima volta l’Italia non allineata pedissequamente agli Stati Uniti (e in particolare a un presidente come Trump poco affidabile per i suoi stop and go) – si segnala oggi un intervento piuttosto sconcertante del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in contrasto con il suo stile estremamente misurato, prudente pur nella sua apprezzata fermezza.

Il capo dello Stato, approfittando di un evento marginale al quale ha partecipato, ha affermato che  “non ci può essere incertezza nè esitazione nella scelta tra la volontà popolare e la richiesta di autentica democrazia da un lato e dall’altro la violenza della forza“, chiedendo “senso di responsabilità e chiarezza in Italia per il Venezuela su una linea condivisa con gli alleati e i partner europei”.

Per il 5s Di Battista invece ha detto: «Ci vuole coraggio a mantenere una posizione neutrale in questo momento, lo so. L’Italia non è abituata a farlo. Ci siamo sempre accodati in modo vile agli “esportatori di democrazia”. L’Europa dovrebbe smetterla una volta per tutte di obbedire agli ordini statunitensi».

Di parere opposto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, dicendo “non stiamo facendo una bella figura. Capisco che ci sono sensibilità diverse nel Governo, parte dei nostri alleati ritiene che dobbiamo essere piu’ prudenti, ma è la Costituzione venezuelana che dice che, finito il mandato di Maduro, dittatore rosso, entra in carica il presidente della Camera, Guaidò”.

Intanto Maduro ha  scritto al Papa “Ho inviato una lettera a papa Francesco- ha detto in una intervista a Sky TG24 – spero che sia in viaggio o che sia arrivata a Roma, al Vaticano, dicendo che io sono al servizio della causa di Cristo. E con questo spirito gli ho chiesto aiuto, in un processo di facilitazione e di rafforzamento del dialogo, come direzione. Io chiedo al Papa che produca il suo miglior sforzo, la sua volontà per aiutarci nella strada del dialogo. Speriamo di ricevere una risposta positiva”.

Rispondendo ai giornalisti ad Abu Dhabi durante la visita di papa Francesco, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha confermato che Nicolas Maduro ha scritto una lettera al Pontefice. Per il primo collaboratore del Papa, che non ha voluto fare ulteriori commenti, essa “rilancia il dialogo” in Venezuela.

Papa Francesco non ha “ancora letto” la lettera inviatagli da Nicolas Maduro, ma “Vedremo che cosa si può fare“, risponde ai giornalisti sul volo di ritorno da Abu Dhabi. Però premette che “una mediazione” della Santa Sede, che è solo “l’ultimo stadio delle cose che si possono fare, ce ne sono anche altre prima”, potrà esserci “soltanto se ambedue le parti la chiedono. Questa è la condizione necessaria”. Il Papa ha commentato che “è come quando la gente va dal parroco per problemi tra marito e moglie: occorre la volontà di entrambi”.
“Sempre ambedue le parti, questo è il segreto – ha ribadito -: la riflessione prima di chiedere un facilitatore è sempre che lo vogliano ambedue le parti”. Sulle reazione avute negli emirati al suo appello per la pacificazione in Yemen il Papa ha risposto: “Ho trovato buona volontà di avviare processi di pace, col comune denominatore delle varie situazioni belliche”.

Mosca considera i tentativi di alcuni Paesi di legittimare il cambio di potere in Venezuela come “intromissione negli affari interni” del Paese. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. “La crisi politica interna in Venezuela può essere risolta solo dai venezuelani stessi”, ha sottolineato Peskov. “L’imposizione di qualsiasi soluzione o il tentativo di legittimare il tentativo di usurpazione del potere è, a nostro avviso, interferenza diretta negli affari interni del Venezuela”, ha detto Peskov, citato dalla Tass.

 

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