ORA DI PUNTA/ Quella sconcertante motivazione della condanna di Bossetti per l’uccisione di Yara

FOTO - Il direttore Ennio Simeonedi ENNIO SIMEONE – Sono state depositate le motivazioni con le quali la Corte d’assise di Bergamo ha condannato all’ergastolo Massimo Bossetti per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio. Si tratta di un testo sconcertante, nel quale all’imputato viene attribuito un “animo malvagio”, giudizio costruito su una definizione del muratore di Mapello che appare il frutto di valutazioni attribuibili solo a sensazioni soggettive non suffragate da alcuna evidenza processuale. Bossetti-GambirasioInoltre l’estensore della sentenza, dopo aver affermato una assoluta ovvietà (il delitto è “di inaudita gravità”), scrive che l’omicidio ”è maturato in un contesto di avances a sfondo sessuale, verosimilmente respinte dalla ragazza, in grado di scatenare nell’imputato una reazione di violenza e sadismo di cui non aveva mai dato prova fino ad allora“.

Se si tiene conto che a Bossetti gli investigatori non sono arrivati attraverso prove o indizi raccolti con indagini tradizionali, ma solo attraverso la coincidenza dei dati (sempre contestati dalla difesa) del suo Dna con quelli precariamente rilevati (dopo la permanenza del corpo della povera  Yara in un un campo per ben tre mesi) su un indumento della vittima, appaiono davvero incomprensibili sia la ricostruzione del delitto sia il giudizio cucito addosso all’imputato, di cui si dice che “disvela un animo malvagio”, cosa mai emersa né nella biografia di Bossetti, né nelle testimonianze raccolte, né nei comportamenti tenuti dal momento del suo arresto fino alla condanna. Ma ciò serviva evidentemente per giustificare l’aggravante della crudeltà aggiunta alla dichiarazione di colpevolezza.

Insomma si ha quasi l’impressione di trovarsi di fronte alla “storyboard” per uno sceneggiato televisivo oppure a una “sentenza suicida”, come vengono definite quelle sentenze formulate talvolta dagli estensori che non condividono il verdetto (di condanna o di assoluzione) emesso a maggioranza dal collegio giudicante. Quell’avverbio – “verosimilmente” – usato nella ricostruzione del delitto suggerisce tale ipotesi. Altrimenti si tratterebbe d’altro…

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