I Renzi: il padre si dimette da segretario a Rignano, il figlio ricomincia dal Lingotto nel segno di “Bob”

di LUCA DELLA MONICA


Tiziano Renzi si è “autosospeso” da segretario del Pd di Rignano sull’Arno (Firenze) nel giorno in cui il figlio Matteo tenta la “remontada” dal Lingotto di Torino, preceduto da un altro tweet calcistico: dopo quello in cui si era paragonato al ct del Leicester Claudio Ranieri (mollato dai sostenitori dopo una sconfitta), ha azzardato il paragone con il Barcellona, che ha vinto a Napoli dopo aver rimontato un gol dai partenopei. L’uomo perde il pelo ma non il vizio.

Il padre, indagato per traffico di influenza nell’inchiesta Consip, ha annunciato la sua auto-sospensione attraverso il gruppo WhatsApp (che ora ha abbandonato) dei segretari comunali fiorentini del partito in un messaggio che si conclude con “Vi abbraccio tutti. Buon lavoro, W il Pd”.

Tiziano Renzi, indagato per traffico di influenze nell’inchiesta Consip, aveva fatto rinviare l’assemblea del circolo di Rignano del Pd co vociata per il 6 marzo anche perché nei giorni scorsi le tensioni  avevano provocato liti all’interno del Pd nel paese natale di Renzi. Il sindaco Daniele Lorenzini, in particolare, aveva detto ai giornali: “Bisogna sentire Tiziano perché è stata scatenata la guerra contro di me. Improvvisamente da lunedì mattina alle 11 io vengo trattato come il nemico pubblico numero uno”, da parte di “tutti gli iscritti del Pd che partecipano alla chat, scatenati dal capopopolo Tiziano Renzi”.  L’accusa di traditore arriva “perché ho deciso di ricandidarmi da sindaco alle prossime amministrative, sostenuto da una lista civica, senza il simbolo del Pd“, ma su questo “ero d’accordo con Tiziano Renzi”. Il motivo dell’aggressione “mi auguro che non siano le dichiarazioni in Procura. Non credo che si possa attaccarmi perché sono andato a fare il mio dovere, dicendo le poche cose che conosco”, prosegue Lorenzini. “Io non so di che cosa si preoccupano. Ho partecipato a una cena dove non ho sentito fare nessun nome. La Procura mi ha chiesto di Romeo, ma io ho sentito solamente la frase di Tiziano: ‘Meglio non parlare con certa gente‘”.

Il raduno del Lingotto (dove 10 anni fa nacque il Pd).

Il Pd – ha sostenuto Renzi aprendo così la campagna per le primarie del partito – in Italia è l’unica alternativa al doppio modello partito-azienda o partito-algoritmo. Noi saremo felici quando il Pd non sarà l’unico partito che pratica una democrazia interna, quando i dati del Pd non saranno un’eccezione. Comunque – in contrasto con quanto sostenuto dagli altri due candidati alla segreteria, cioè Orlando e Emiliano – ha ribadito che “essere il segretario del partito e il candidato alla guida del governo non è solo da statuto o un’ambizione personale, ma una consuetudine europea fondamentale”. Ha affermato così che punta, vincendo le primarie per riprendersi la carica di segretario del Pd, a ritornare a Palazzo Chigi appena possibile.  “Se non fossi stato capo del partito non avrei ottenuto nessuno dei risultati” ed è ritornato ad esaltare il risultato, ormai lontano, delle elezioni europee (il 40,8%). Un pallido ricordo, ormai. Ma insiste: “Il mio biglietto da visita con la Merkel erano 11.2 milioni di voti presi dal Pd perché è il consenso la base di ogni rivendicazione”.  Tuttavia ammette: “c’è  la necessità di un metodo diverso e di maggiore collegialità, una priorità, sono il primo a riconoscerlo. E non a caso ho presentato il ticket con Martina” (una pallida controfigura).

Poi l’ultima trovata: “Da domenica partirà la nostra piattaforma internet rinnovata, si chiamerà, non Rousseau con tutto il rispetto, ma, con un nome più a contatto con la storia del partito, si chiamerà Bob, come Bob Kennedy: chi vorrà avrà una sua password e un suo pin”.

Infine una promessa: “I circoli devono essere più aperti ma non dobbiamo lasciare il web a chi fa business e soldi con gli ideali degli altri. Abbiamo bisogno di fare di più sulla formazione politica, evitare alcune improvvisazioni al potere. Domani Massimo Recalcati racconterà una straordinaria esperienza del Pd milanese che partirà dal 20 maggio, con una scuola di formazione politica che durerà per quattro mesi che offriamo al partito. Ci sarà poi una scuola nazionale che dura nove mesi per duecento persone, giovani, che si impegnano nella scuola pubblica. E – botta di presunzione propagandistica finale – se ci vogliono prendere in giro con ‘Frattocchie 2.0’ lo facciano. C’è bisogno di studiare”.

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