di FRANCESCO MARIA PROVENZANO –
Papa Francesco, pubblicando in questi giorni il documento conclusivo del Sinodo svoltosi a Roma nell’ottobre del 2019 sulla regione dell’Amazzonia, ha detto no al sacerdozio degli uomini sposati anche in quella nazione, ribaltando la richiesta che era stata fatta dal Sinodo alla fine dell’assemblea evidenziando la crisi delle vocazioni in quel clero.
È una decisione inaspettata, perché quella richiesta era stata rivolta a Francesco dai settori progressisti della Chiesa, a lui vicini. Il Vaticano in questi mesi sembrava aver dimostrato disponibilità ad un’apertura per l’estensione del sacerdozio agli uomini sposati, anche se in casi specifici e circoscritti. Invece questa proposta del Sinodo era stata molto osteggiata dall’ala conservatrice della Chiesa.
Anche il Papa emerito Benedetto XVI, considerato più legato alle correnti conservatrici della Chiesa, si era detto contrario alla proposta e in un nuovo libro scritto insieme al cardinale Robert Sarah evidenzia la contrarietà a desistere dal vincolo del celibato ecclesiastico. Tale proposta in questi ultimi giorni ha attirato l’attenzione di tutto il mondo cattolico e non, creando un caso mediatico, alimentando polemiche e accuse nei confronti di Francesco per il suo papato progressista.
Il tema dell’ordinazione di diaconi sposati sarà oggetto in futuro di approfondita analisi da parte del Papa. Dunque, bisogna attendere perché questo tema, importante e delicato per lo stravolgimento che porterebbe nelle regole della Chiesa, venga affrontato con qualche probabilità di successo. Nell’immediato, quindi, è difficile che possano registrarsi mutamenti di orientamento.
Commenta per primo