Perché la Rai non usa le didascalie per i film in dialetto?

di GIOVANNI PEREZ- Nell’immediato dopoguerra nei cinema italiani venivano proiettate quasi soltanto pellicole americane; poiché tuttavia si presumeva – giustamente – che ben pochi italiani sarebbero stati in grado di comprendere l’inglese, i dialoghi degli attori venivano tradotti nella lingua di Dante in un striscia di didascalia alla base della pellicola. Ebbene, l’altra sera guardando il film “Troppo napoletano” mi sono chiesto perché non si è adottato lo stesso sistema di traduzione simultanea in questo caso: di tutti i dialoghi, ne ho infatti capito, forse, un decimo. Il napoletano era talmente “stretto” che per me ,“uomo del nord”, risultava incomprensibile. Capisco che probabilmente il regista con quei dialoghi abbia inteso mantenere l’atmosfera di una Napoli verace; ma non napoletani  hanno capito ben poco di quanto dicevano i protagonisti. Sky per “Gomorra” ha fatto la scelta che ho indicato io. E gliene sono stati grati anche gli spettatori meridionali.

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