“Papà non dire bugie, ai magistrati devi dire la verità”, implorava Matteo a Tiziano. Lo rivela “Il Fatto”. E lui: “E’ la prova della mia serietà”

 

Tiziano Renzi (foto di Giampaolo Grassi-Ansa)

Stamattina Il Fatto quotidianriporta una anticipazione del libro del suo giornalista Marco Lillo, intitolato “Di padre in figlio” (che si potrà acquistare giovedì in edicola con il giornale), in viene riportata tra l’altro l’intercettazione di una telefonata del 2 marzo scorso tra Matteo Renzi e suo padre Tiziano, avvenuta alla vigilia della convocazione di quest’ultimo nella Procura di Roma, nell’ambito della vicenda Consip.

Nella telefonata Matteo Renzi dice a suo padre: “E’ una cosa molto seria. Devi ricordarti tutti gli incontri e i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorje. Devi dire nomi e cognomi. Mazzei è l’unico che conosco anche io. È vero che hai fatto una cena con Romeo?” (ndr.: Romeo è l’imprenditore arrestato perché accusato di aver versato tangenti per accaparrarsi appalti dal Consip, diretto da persone volute da Renzi figlio).

I carabinieri che hanno intercettato la conversazione – riporta il Fatto quotidiano – annotano: “Tiziano dice di no e che le cene se le ricorda, ma i bar no“. Quindi Matteo insiste: “Non ti credo e devi immaginarti cosa può pensare il magistrato”. E ancora: “Andrai a processo, ci vorranno tre anni e io lascerò le primarie”, “non puoi dire bugie o non mi ricordo e devi ricordarti che non è un gioco”.

Segue l’invito al padre a non dire che anche la madre poteva essere stata presente agli incontri di cui dovrà dare conto ai magistrati, “altrimenti questi la interrogano”.

La reazione del ri-segretario del Pd. Matteo Renzi replica di buon’ora con un lungo post su Facebook all’articolo di Marco Lillo: “Questa mattina Il Fatto pubblica con grande enfasi delle intercettazioni tra me e mio padre. Nel merito ribadiscono la mia serietà visto che quando scoppia lo scandalo Consip chiamo mio padre per dirgli: ‘Babbo, questo non è un gioco, devi dire la verità, solo la verità‘.  Politicamente le intercettazioni mi fanno un regalo. La pubblicazione è come sempre illegittima. Ma non ho alcun titolo per lamentarmi: non sono il primo a passare da questa gogna mediatica. Anzi: ad altri è andata peggio. Qualcuno si è tolto la vita, qualcuno ci ha rimesso il lavoro. Chi ha sbagliato – scrive ancora Renzi – pagherà fino all’ultimo centesimo, comunque si chiami. Spero che valga anche per chi,  tra i giornalisti, ha scambiato la ricerca della verità con una caccia all’uomo che lascia senza parole. Possono costruire scandali o pubblicare prove false quanto vogliono. Noi crediamo nella giustizia. Ci fidiamo delle istituzioni italiane”.

Già. Ma Il Fatto Quotidiano non scrive il falso: riporta registrazioni di conversazioni che sono agli atti dell’inchiesta.

 

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