Motivazioni e rischi dei due referendum che si svolgeranno domenica in Veneto e Lombardia

di GIOVANNI PEREZ – Mentre all’interno del Pd ci si accapiglia sulla successione alla direzione della Banca d’Italia e sui suoi supposti mancati interventi o meglio sui suoi colpevoli silenzi nelle vicissitudini che hanno visto coinvolti alcuni istituti bancari, tutt’altra musica per quanto riguarda l’ improvvisa “unità d’intenti” sulla richiesta di alcune Regioni di maggiore autonomia “finanziaria” dallo Stato, su cui domenica 22 ottobre sono chiamati ad esprimersi con il referendum i cittadini di Veneto e Lombardia. Destra, centro e sinistra, a parte qualche sporadica defezione tra i Ds,  sembrano concordare quasi all’unanimità sulla richiesta autonomista.
Al di là delle roboanti e populiste frasi che accompagnano la richiesta,  il vero “ideale” sbandierato a consumo degli elettori sarebbe, tradotto in parole povere, quello di incamerare più soldi da parte delle Ragioni e quindi versarne meno allo Stato centrale.  Una richiesta che sembrerebbe ragionevole se non celasse il sospetto vecchio slogan di Bossi (“Roma ladrona”) e non nascesse il sospetto che la richiesta di più soldi in realtà celi il sospetto che almeno una parte dei maggiori introiti  possa finire non nelle tasche o comunque a favore dei cittadini o di opere pubbliche, ma possano essere spesi in iniziative di dubbia utilità o, quel che è peggio, nelle tasche dei  “soliti noti” di turno.
Per fare un esempio, ricordiamo la vicenda del “Mose” di Venezia. Un progetto pubblicizzato da anni come l’unico espediente per salvare Venezia dalle alte maree, progetto che con il passare degli anni si è rivelato non solo di dubbia utilità pubblica, ma come  la maggior fonte di corruzione, avendo consentito di elargire miliardi ad amici e politici.
Ma c’è un altro esempio di spesa scriteriata di contributi pubblici, un’autostrada della quale si parla poco: la seconda “pedemontana” che scorre parallela alla prima tra Verona e Milano. Per onestà bisogna riconoscere che questa autostrada ha avuto diversi “pregi”: tra il resto quello di far incamerare milioni a palate a progettisti, imprese edili, fornitori di cemento e di asfalto, nonché ai proprietari di terreni acquisiti per la sua realizzazione, e quello di garantire laute prebende a consigli di amministrazione tra i cui componenti (sostengono i maligni) non mancherebbero  “amici” di esponenti politici.
Due esempi che riguardano il Veneto e la Lombardia i cui politici (guarda caso) sono in prima linea nell’invocare la famosa autonomia finanziaria. Per non parlare di quanto potrebbe accadere in alcune Regioni del centro-sud, che, leggendo le cronache dei giornali locali, non sembrano brillare per trasparenza. (Nella foto Zaia e Maroni,  presidenti delle Regioni  Veneto e Lombardia)

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