Matteo Salvini, il Festival di Sanremo, Vittorio Emanuele II, e i “gozzuti” di Cuneo

di SERGIO SIMEONE*Si narra che quando il re Vittorio Emanuele II andò in visita a Cuneo, le autorità cittadine, per dare al re un’immagine gradevole della città e dei suoi abitanti, disposero lungo il percorso del corteo reale i giovani più prestanti, mentre i gozzuti furono rinchiusi nelle cantine. Ma al passaggio del re questi, avvicinandosi alle grate, cominciarono a gridare: i cuneesi siamo noi, svelando così la messinscena allestita dalle autorità. Questo episodio mi è venuto alla mente mentre leggevo le dichiarazioni di Salvini dopo la prima giornata del festival di Sanremo.

Dopo le elezioni del 25 settembre, infatti, largamente vinte dalla destra, la presidente Meloni, passata dall’opposizione al governo, ha rapidamente abbandonato le posizioni e i toni della campagna elettorale cercando di far dimenticare i comizi all’insegna dello slogan “Dio, patria e famiglia” e  perfino la sua ammirazione per Almirante, segretario di redazione del giornale “La difesa della razza”, andando ad esibire la sua commozione presso la comunità ebraica per la disumanità delle leggi razziali. Ma il “gozzuto” Salvini si è assunto il compito di ricordare a chi si è lasciato abbindolare dal travestimento meloniano che cosa pensa davvero la destra.

Il massimo dello svelamento si è avuto  dopo il monologo di Roberto Benigni alla presenza di Sergio Mattarella ed in attesa dell’intervento nei prossimi giorni della campionessa di pallavolo Paola Egonu. Matteo Salvini ha fatto sapere (non a noi che lo sapevamo già), che la destra non sopporta Sergio Mattarella (uno proveniente dalle file del PD), la cui partecipazione alla prima giornata del festival è stata degradata a svago. Non sopporta che venga ricordato agli italiani che la Costituzione ci ha restituito quella libertà che il fascismo aveva soppresso. Non sopporta che si facciano discorsi contro il razzismo “perché gli italiani non sono razzisti. E’ un popolo che accoglie, allunga la mano a tutti.”

Questa dichiarazione è davvero stupefacente in bocca al leader leghista. Nessuno dice, infatti, che gli italiani sono razzisti, ma piuttosto che tra gli italiani ci sono molti razzisti e niente affatto disposti all’accoglienza. Se poi lui ne vuole vedere uno basta che si guardi allo specchio, se ne vuole vedere un altro gli basta osservare il suo (in)degno successore al ministero dell’Interno. Come si può definire accogliente, infatti, un ministro che ha cercato di impedire per tutta la durata del suo incarico lo sbarco dei naufraghi in un porto italiano ed ha demolito tutte le strutture create per favorire l’integrazione dei migranti? E come si può definire accogliente un ministro che assegna a dei naufraghi come porto di sbarco quello di La Spezia e poi (dopo 4 giornate di navigazione) li smista nel centro di accoglienza di Foggia?

La polemica di Salvini è stata così sgangherata che nemmeno la Santanché e La Russa (ben noti per la loro verve polemica) se la sono sentita di seguirlo, ma anzi hanno espresso un giudizio positivo sulla presenza di Mattarella e sul monologo di Benigni.

Stia attento il “capitano”: se continua così, rischia di venire rinchiuso dai suoi in cantina come i gozzuti di Cuneo.

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil

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