L’altra fidanzata del barman che a Milano ha ucciso la compagna al 7° mese di gravidanza racconta come tentò di salvarla temendo anche per sè la stessa sorte

Nel corso delle indagini emergono nuovi particolari sull’assurdo quanto raccapricciante delitto compiuto a Milano dal giovane barman dell’Armani Bamboo Alessandro Impagnatiello, che ha ucciso la fidanzata Giulia Tramontano, al settimo mese di gravidanza, avendo intrecciato una nuova relazione parallela con una giovane italo-inglese di 23 anni, che ha rivelato di aver intuito di poter correre lo stesso pericolo e ne aveva messo al corrente la povera Giulia e contemporaneamente  si era recata spontaneamente dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano per segnalare il pericolo che, temeva, l’altra ragazza  potesse correre. 

Giulia – afferma la ragazza – mi ha detto che Alessandro non avrebbe mai visto il figlio e che a lei interessavano solo il bimbo che portava in grembo e la sua salute (…), ma sicuramente non voleva più vedere Alessandro. Sarebbe comunque tornata a Senago, dopo il nostro incontro, per parlare con lui e per lasciarlo“. La giovane ha anche riferito di essere rimasta a chiacchierare con Giulia tranquillamente per  un’ora circa, dopo di che lei è andata via. “Il nostro incontro è stato veramente cordiale, tant’è che appena ci siamo viste ci siamo abbracciate per solidarietà femminile, perché eravamo entrambe vittime di un bugiardo. Dopo di che, al termine dell’incontro, e ho anche proposto che se ne avesse avuto bisogno poteva venire a dormire a casa mia a dormire. Lei però mi disse di non preoccuparmi, ringraziandomi”.

Nei giorni successivi (quando Impagnatiello aveva già ucciso Giulia, ma continuava a lasciarle messaggi sul cellulare registrando appelli a… farsi sentire, con l’obiettivo di deviare le eventuali indagini alla ricerca della povera giovane) e nella notte tra il 27 e il 28 maggio aveva bussato al suo appartamento,  un monolocale di una casa di ringhiera all’estrema periferia Ovest di Milano. Infatti racconta:  “Giunta a casa, ho notato Alessandro davanti a casa mia alla  fermata del tram, pensando forse che io tornassi con il tram. Sono salita in  casa senza che lui mi vedesse. Lui ha iniziato a citofonare quando io  gli ho detto che ero già in casa.  Alla fine lui è salito, ma non gli ho aperto e gli ho parlato attraverso le sbarre della finestra del  ballatoio. Lui insisteva perché io lo facessi entrare, ma io non ho  voluto perché avevo paura. Paura che scaturiva – ha spiegato la  giovane – soprattutto dal fatto che non sapevo che fine avesse fatto  Giulia e di cosa fosse capace lui”.

In quell’occasione aveva intravisto dei guanti di lattice azzurri nello zaino dell’uomo e si era insospettita. I due si erano conosciuti un anno prima nel bar di cui lui era responsabile. Non poteva immaginare che lui avesse una vita parallela e che stesse poi ad un certo punto anche poi per diventare padre. Nello stesso periodo, a dicembre, Impagnatiello aveva concepito anche con lei un figlio, ma di comune accordo avevano deciso di interrompere la gravidanza. 

La giovane  ha raccontato anche che i sospetti erano corroborati dal fatto che Giulia, dopo il loro incontro, non aveva risposto subito ai messaggi, ma solo dopo un po’ e con toni completamente diversi. “Era andata via intorno alle 18.45  da casa mia – ha spiegato – Io subito le avevo scritto su Whatsapp di tenermi aggiornata alle ore 18.45 ma non  mi ha risposto. Alle ore 20.29 le ho riscritto chiedendole se fosse  tutto ok e alle ore 20.31 mi ha iniziato a scrivere dei messaggi  strani, completamente diversi dal tenore della nostra conversazione.  Il tono era freddo e sostanzialmente mi diceva che non era stata  sincera con me e che doveva lasciarla stare. Io le ho risposto e lei a sua volta mi ha risposto; dopodiché io l’ho chiamata alle 21.49 con  telefonata normale e lei non ha risposto e mi ha annullato la chiamata rifiutandola e mi ha poi scritto alle ore 21.52 chiedendomi di  lasciarla in pace. Io le ho poi scritto nuovamente alle 22.21 ma il  messaggio mi risulta ancora da consegnare (una sola spunta grigia)”.

Quindi è chiaro che a rispondere a quelle telefonate della giovane non era Giulia Tramontana (già uccisa) ma l’assassino. A quel punto la ragazza fece una videochiamata a Impagnatiello, per cercare di comprendere cosa stesse succedendo e per assicurarsi che Giulia stesse bene. Anzi ne fece tre, le prime due andarono a vuoto, alla terza lui rispose e durò 9 minuti. “A  seguito delle mie insistenze lui si è recato in casa sua e mi ha fatto vedere il letto dove Giulia non c’era, poi mi ha fatto vedere anche il  divano, su mia richiesta, ma  Alessandro era palesemente agitato tanto da apparire sudato”.

La giovane ha spiegato agli inquirenti di essersi fermata alcune volte a dormire a casa di Impagnatiello a Senago, dopo che lui le aveva detto di aver interrotto la relazione con Giulia: “A casa non notavo più questi segni della presenza di Giulia. Non c’erano le foto, non c’erano i trucchi e tutte quelle cose che mi facevano capire prima che c’era lei. Ovviamente delle volte notavo alcuni dettagli, tipo la piastra per i capelli in bagno, ma Alessandro mi diceva che alcune volte Giulia tornava per prendersi ancora le sue cose. Mi aveva detto che non sapeva se Giulia si fosse trasferita a Milano o a Napoli”.

Poi il castello di carte è crollato. La ragazza aveva così appreso che Impagnatiello e Giulia aspettavano un figlio, ma lui aveva detto di non essere il padre: la ragazza gli chiese perciò di farle vedere il test, “ma quando mi esibì l’Ipad ho trovato il documento da lui composto, quindi ho avuto la certezza che fosse falso“.

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