IL CASO MATTEI/ Il fondatore dell’Eni morì per un attentato? Lupo Rattazzi, pilota e imprenditore aeronautico, è convinto: “Nessuna bomba a bordo ma un incidente aereo. Ho le prove e ve le illustro”

di MARIO MEDORI/ Recentemente, a livello politico, si è parlato molto della straordinaria figura di Enrico Mattei fondatore dell’Eni. E si continua a parlare anche della sua morte prematura: il suo aereo privato, infatti, precipitò il 27 ottobre 1962 a Bascapè in provincia di Pavia. Le prime due inchieste, quella tecnica e quella della magistratura, oltre ad alcune autorevoli perizie, arrivarono alla conclusione che si trattò di un incidente. Mentre, l’inchiesta avviata nel 1994 e chiusa nel 2003 dal magistrato Vincenzo Calia alimentò la teoria del complotto, quella dell’attentato. Lupo Rattazzi, pilota, presidente della compagnia aerea Neos e nipote dell’avvocato Gianni Agnelli, invece, ha condotto un’indagine personale confermando la tesi incidente.

Le prove raccolte dall’imprenditore aeronautico. Lupo Rattazzi ha spiegato tutto al microfono della trasmissione “La Storia Oscura” curata e condotta da Fabio Camillacci su Radio Cusano Campus. In particolare, ha raccontato cosa può essere realmente accaduto dicendo: “L’incidente è avvenuto nella fase finale del volo, la più critica, quando la velocità è minima per l’atterraggio, avvicinandosi a quella di stallo. Con i motori rudimentali dell’epoca, riducendo la velocità, i reattori reagiscono lentamente. Vicino allo stallo, a fine virata, il pilota, per dirigersi verso l’aeroporto, potrebbe aver ridotto troppo, finendo in stallo. Non possiamo sapere se quel giorno l’aereo sia entrato in una cella temporalesca, ma a 650 metri di altezza, in stallo, non c’è modo di recuperare”.

Il punto principale che esclude l’ipotesi bomba a bordo secondo Lupo Rattazzi. Il figlio di Susanna Agnelli in tal senso ha precisato: “La cosa interessante è la documentazione originale dal 1959, il diario dell’aeromobile che, giorno per giorno, prova che quell’aereo non si trovava a Catania il 27 ottobre 1962. Questo smentisce il giudice Calia, il quale sosteneva dovesse spiegare il sabotaggio dell’aereo di Mattei. Altri documenti inoltre confutano Calia: il libretto di volo del comandante dimostra che non era a Catania quel giorno. Il quaderno della stazione di Fontanarossa, con i movimenti aerei dal 26 al 28 ottobre, non riporta traccia dell’aereo gemello”.

Aereo gemello Morane-Saulnier che Lupo Rattazzi ha acquistato e donato a “Volandia”, il museo che si trova presso l’aeroporto milanese di Malpensa. Il fondatore di Air Europe ha aggiunto altri particolari che smentiscono l’ipotesi attentato: “Il registro dell’hangar di Ciampino conferma che non era uscito da lì, quindi non poteva essere a Catania. Una mole di prove che smentiscono la tesi di Calia. Nessuno, inoltre, ricorda che le prime due inchieste, tecnica e penale, conclusero che si trattò di un incidente. Dato che l’aereo è rimasto nel piazzale solo 6 ore, un sabotaggio a Catania era impossibile. L’aereo gemello è la prova che dimostra il teorema fasullo del complotto per uccidere Mattei”. A distanza di quasi 62 anni i dubbi restano.

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